Narrator of lives
Marco Cervelli, regista fiorentino dallo sguardo intenso e ironico
Come nasce la sua passione per i film?
Nasce da bambino, quando andavo con mio padre a vedere i film al cinema Dante di Campi Bisenzio, oggi splendido teatro. Mi ricordo ancora il primo film che vidi lì: Il Piccolo Diavolo di Roberto Benigni.
Il regista che più ammira?
Faccio fatica a scegliere uno solo, o anche due… In questo periodo della mia vita sto riguardando i primi lavori di Gabriele Salvatores, uno dei molti registi che ammiro. Film che parlano della fuga fuori e dentro di sé.
Un attore con cui vorrebbe lavorare?
Tutti quelli con cui ho lavorato mi hanno dimostrato grande professionalità e fiducia, devo molto a ognuno di loro e sarei felice di lavorarci ancora una volta. Comunque, per non offendere nessuno, vado su un grande classico e sogno a occhi aperti, dicendo Al Pacino.
Aspettando la Bardot è il suo primo lungometraggio. I premi che ha riscosso dicono già molto, ma ci metta voglia di vederlo dicendoci di più.
Ho notato che molte persone che hanno visto il film si sono ritrovate in uno o più personaggi, questa è una cosa bellissima e profondamente appagante.
La storia che vorrebbe raccontare?
La storia che vorrei raccontare la sto scrivendo. Ho il soggetto da qualche anno, ma ancora mi manca qualcosa. Non voglio anticipare niente, ma posso dire che il set ideale per questo film sarebbe Genova e le sue vie, narrate dal maestro De André.
Firenze è un set ormai classico. Qual è il film che ne ha catturato meglio l’anima?
Anche qui rispondo con un grande classico sempre di moda, Amici Miei.