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Vigna Michelangelo, Firenze
14 Ottobre 2024

Una vigna in città

Tutto quello che non sai sulla prima vigna urbana moderna di Firenze

Sai che a Firenze c'è una vigna urbana moderna?

Composta fino a ieri da pochi filari, Vigna Michelangelo, prima vigna urbana moderna di Firenze ha rinnovato il suo parco viti mettendo a dimora 700 nuove piante. Il terreno, esposto a nord-est, è gestito dall’azienda agricola donne Fittipaldi di Bolgheri, presieduta da Maria Fittipaldi Menarini che, con le quattro figlie Carlotta, Giulia, Serena e Valentina, si è lanciata con convinzione ed entusiasmo in questo progetto (ve ne avevamo già parlato QUI).

Vigna Michelangelo è entrata adesso a far parte del U.V.A. (Urban Vineyards Association) che raggruppa, fra le altre, vigne cittadine a Torino, Milano, Venezia, Siena, Catania e all’estero Vienna, Parigi, New York, creando una rete globale di città che abbracciano la viticoltura urbana. Fra l’altro, il prossimo 27 ottobre sarà anche la prima Giornata Mondiale del Vigneto Urbano: un’occasione per diffondere la cultura e il simbolismo del vigneto urbano.

Maria Fittipaldi Menarini con Carlotta, Serena, Valentina e Giulia

Come è nato il progetto

La vigna è vista come elemento in grado di ricomporre l’insieme di patrimonio rurale, storico e paesaggistico tipico di una comunità urbana ancora lontana dall’industrializzazione. Un progetto in grado di esaltare la biodiversità e di contribuire alla sostenibilità urbana. Progetto che era partito il 29 settembre 2021, presentato poi alla stampa il 22 aprile 2022, e che prevedeva la completa riconversione dell’impianto con l’inserimento di viti da allevare con il sistema ad alberello, compatibile con la pendenza del terreno, in simbiosi con le piante di olivo già in produzione. Le varietà sono state scelte con cura storica tra le varietà toscane più tradizionali, incluse quelle a rischio di estinzione perché poco redditizie, ma di altissima qualità.

L’aspetto tecnico è seguito da alcuni tra i migliori professionisti della Toscana come l’agronomo Stefano Bartolomei e l’enologo Emiliano Falsini. “Il vigneto che siamo andati a realizzare – sostiene Bartolomei - è un vigneto giardino e sarà perfettamente integrato con l’ambiente circostante per mantenere inalterate le caratteristiche del paesaggio”. “Con la Vigna Michelangelo – continua Emiliano Falsini – ha preso forma il primo progetto di Vigneto Urbano a Firenze. Un progetto ambizioso, affascinate e suggestivo in uno degli scenari più belli ed evocativi della città. Un impegno importante, volto al recupero dell’antica viticoltura cittadina da sempre presente nella città culla del Rinascimento e dove il vino ha rappresentato, nel corso della storia, un importante segno distintivo.”

La superficie destinata alla vigna era stata preparata nei mesi precedenti, con una pulizia dalle piante estranee e dalle pietre più grosse. Successivamente sono stati piantati i pali tutori di legno in corrispondenza dello scavo di circa 40 cm necessario per accogliere le barbatelle.

Per l’impianto è stata scelta la forma ad alberello, la forma più antica di allevamento conosciuta, già praticata da Greci e Romani, ma anche la più qualitativa e costosa: consente di controllare molto bene lo sviluppo arboreo della pianta e tenerlo limitato a favore di una migliore crescita dei grappoli. In pratica non abbiamo i consueti filari con i fili di ferro, ma ogni vite è protetta e si appoggia ad un piccolo tutore di legno. Le viti della Vigna Michelangelo, insomma, saranno curate e coccolate affettuosamente per ricavarne un vino fuori dal comune. I grappoli sono più accessibili e facili da tenere sotto controllo a pieno vantaggio della maturazione e della qualità delle uve. Per l’impianto si è scelta la forma cosiddetta a “quinconce”. Ogni alberello si trova sui vertici di un quadrato che ha un’altra vite al centro, come la faccia di un dado con il numero 5. L’aspetto visivo sarà scenicamente spettacolare: i filari potranno essere percorsi in lungo, in largo e in diagonale a piedi o con macchine di piccole dimensioni senza trovare ostacoli. Il 14 marzo le barbatelle sono state interrate nelle buche lasciando emergere la parte superiore per circa 6 cm, quindi immediatamente annaffiate con almeno 10 litri di acqua per pianta. Tanta acqua per avere domani un grande vino.

Come si presenta Vigna Michelangelo oggiCome sarà la Vigna Michelangelo, Firenze

Quale sarà il futuro per la Vigna Michelangelo?

Le barbatelle daranno i primi frutti adatti alla vinificazione solo fra tre anni, per raggiungere poi il vertice della qualità molto dopo. Il vino richiede pazienza, ma intanto l’appuntamento è per la vendemmia 2027 con la produzione della prima botte di vino dal vigore interamente michelangelesco. “Da quella botte si ricaveranno circa 700 bottiglie – conclude Maria - da vendere sul mercato internazionale tramite aste con finalità benefiche di sostegno sociale. Il fine della vigna non è comunque solo il vino, ma il rapporto che si crea tra uomo, terra e aria, un rapporto che ridimensiona la sterilità del cemento e dell’asfalto con la ricerca di un rispetto reciproco”.

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