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14 Maggio 2018

Uffizi re-thinking

In costante evoluzione, un inedito tour in uno tra i musei più famosi al mondo

Dopo pochi mesi dall’ultima visita siamo tornati agli Uffizi, con il nostro mentore d’eccezione: il direttore Eike Schmidt. Questo posto – di per sé straordinario - negli ultimi anni si è dimostrato in grado di rinnovarsi periodicamente: la Bellezza quando assume un grado così alto può stupire anche solo cambiando un punto di vista, lo spazio intorno, la luce. Oggi però i cambiambiamenti che andiamo a vedere live sono più di uno e i pochi mesi che abbiamo lasciato passare cominciano a sembrare troppi.

Gli Uffizi una volta nella vita? Dimenticate questa frase: nell’epoca della comunicazione digitale in cui le notizie hanno una immediata diffusione globale, anche i luoghi dell’arte sono diventati wunderkammer in continua evoluzione, dove cambiando l’ordine degli addendi il risultato cambia, eccome. E una volta nella vita sembra un paradosso.

Seguiamo il direttore nelle nuove sale dedicate a Caravaggio e alla pittura Seicentesca al primo piano dell’ala di Levante degli Uffizi. Otto sale dai nomi suggestivi: Tra realtà e magia, Caravaggio e Artemisia, Caravaggio: La Medusa, Caravaggio: Il Bacco, Lume di notte, Rembrandt e Rubens, Galileo e i Medici, Epica Fiorentina. Ci spiega Schmidt: “L’intenzione è di creare in prima istanza un’esperienza intellettuale e emotiva sia per i non specialisti, che per gli esperti della materia. In seconda battuta queste stanze sono un viaggio immersivo e completo nella storia dell’arte. E, grazie all’accostamento di pittura fiorentina e del resto d’Italia, con dipinti d’oltralpe, si recupera lo spirito internazionale del gusto dell’epoca, aperto a suggestioni provenienti da ogni paese”. “ Ne è un esempio mirabile in queste sale la splendida Armida di Cecco Bravo, recentemente acquistata dalle gallerie con il contributo della sezione americana degli Amici degli Uffizi: Armida era siriana, dipinta da un pittore fiorentino quando l’artista si trasferirì a Innsbruck, capitale del Rinascimento nordico.”

I dipinti sono appesi a pannelli cremisi, nelle sale lungo il corridoio (per non intervenire definitivamente sull’originale colore vasariano). Stessa tonalità per le pareti delle sale interne (dalla 96 alla 99): è quella che ha più assonanza con la passionalità di Caravaggio - che nel percorso fa naturalmente la parte del leone - ed è anche un punto di rosso che si trova spesso nelle stoffe e nei parati rappresentati nei quadri di quegli anni, studiato su un modello tessile dell’epoca e realizzato con pigmenti naturali utilizzati già nel ‘600. Un rosso deciso eppure un po’ filtrato, come se avesse su di sé lo stesso scorrere del tempo delle opere. Protagonista della sala principale, la Medusa del Merisi, insieme alla Testa di Medusa del fiammingo Marseus, all’Armida di Cecco Bravo appunto, ad una statua romana di Atena con Gorgoneion e ad uno scudo mediceo; sempre del Caravaggio campeggia, in un’altra stanza, il Bacco ebbro in dialogo con svariate nature morte, tra le quali una di Velázquez.

La terza opera del Merisi custodita di solito agli Uffizi, Il sacrificio di Isacco, è al momento in prestito ad una grande mostra a Forlì e rientrerà a giugno. Tra gli altri capolavori i nelle nuove stanze, la Decapitazione di Oloferne di Artemisia Gentileschi, La Natività ‘a lume di notte’, di Gherardo delle notti, dipinti di Rubens, Rembrandt e Van Dyck.

Non meno emozionanti gli spazi pensati per Botticelli: le sale 9, 10-14 e 15 sono state ampliate e dotate di una nuova illuminazione con luce naturale dall’alto. Il percorso espositivo, oltre ai capolavori botticelliani, accoglie anche una nuova grande Annunciazione ad affresco dell’artista, in precedenza ospitata nell’aula di San Pier Scheraggio e raramente visibile al pubblico. Eseguita da Botticelli nel 1481, misura circa 6 metri di larghezza, si trova ora nella prima parte della sala 10-14, in dialogo con la versione dello stesso tema dipinta su tavola da Botticelli per la chiesa di Cestello quasi 10 anni dopo.

Nelle altre sale scorrono dipinti dei Pollaiolo, Hugo van der Goes, Domenico Ghirlandaio. Discorso a parte per Venere e Primavera. Star del Museo, hanno meritato due privilegi assoluti, lo spazio e il tempo: protette da robusti cristalli antiriflesso e messe in due stanze separate, si godono pienamente anche con molto pubblico.
Ultimo solo in ordine di tempo l’inserimento nel percorso degli Uffizi della Collezione Contini Bonaccossi. Scandita in otto sale (Fondi oro, Andrea del Castagno, Bellini, Bramantino, Mobilia, Scultura, Maiolica, Bernini) la collezione regala alcuni capolavori esemplari come la Madonna della neve del Sassetta, il San Girolamo di Giovanni Bellini, la pala del Bramantino, il Ritratto di Giuseppe da Porto col figlio del Veronese, il San Lorenzo martirizzato di Gianlorenzo Bernini
 

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