Giardino di Boboli: storia e curiosità sul polmone verde di Firenze
Tutto quello che devi sapere su uno dei più vasti ed eleganti giardini all'italiana al mondo
Con i suoi 45mila metri quadrati, Boboli è uno dei più spettacolari esempi di giardino all’Italiana e uno dei più belli di Firenze. Attraverso il Corridoio Vasariano (che puoi scoprire meglio qui), è direttamente collegamento agli Uffizi (qui il nostro itinerario alla scoperta di uno dei musei più famosi al mondo).
Dentro Boboli c’è anche un angolo segreto, noto come il Giardino delle Camelie. È uno spazio che in epoca medicea era strettamente riservato ad alcuni componenti della famiglia granducale; alla fine del Settecento l'area fu destinata alla coltivazione delle camelie, in linea con la moda del tempo. Del genere Camellia, la specie japonica è la maggiormente rappresentata all'interno del giardino e comprende attualmente 49 esemplari di 37 varietà, alcune delle quali molto significative per dimensioni e colori: tra queste la splendida "Candidissima", risalente al 1830. Questo suggestivo angolo di Boboli, normalmente chiuso, riapre al pubblico fino al 13 aprile, nelle giornate di venerdì, sabato e domenica. Sarà accessibile con visite accompagnate (per un massimo di 25 persone alla volta). Gli orari: Gennaio e Febbraio: 9.30, 10.30, 11.30, 12.30, 13.30; Marzo e Aprile: 10.00, 12.00, 13.00, 14.00, 15.00, 16.00.
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Il giardino di Boboli è stato costruito a partire dal 1418, quando Luca Pitti acquistò il terreno, fino alle modifiche fatte dai Savoia nell’800. Fontane e labirinti, ragnaie e gallerie di rami, statue agresti, grotte e casini fanno di Boboli un grande museo all’aperto. La parte più antica si sviluppa verso oriente dalla grotta di Mosè al Giardino del Cavaliere.
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L’ampliamento, voluto da Cosimo II, scavalca idealmente la fortificazione creata da Cosimo I per la guerra contro Siena e, snodandosi verso meridione, lambisce porta Romana. Fu Niccolò Pericoli, detto il Tribolo, fidato architetto di verzure di Cosimo, ad armonizzare il grande spazio dividendolo in comparti ortogonali con piante di bosso e frutto, ma si deve al genio di Ammannati la trasformazione della cava di pietraforte in anfiteatro prima di siepi e poi in muratura.
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È da lì che, con alle spalle la fontana del carciofo, si oltrepassa l’obelisco egizio, si passa la fontana del Forcone e si sale fino al bastione, costruito da Michelangelo durante l’assedio, su cui si adagia il giardino del Cavaliere e nel cui sottosuolo una grande cisterna d’acqua serviva per irrigare tutto il giardino. Ma la visita potrà dirsi completata solo dopo essere stati calamitati dalla Grotta Grande. Frutto della mente alchemica di Francesco I e del suo alter ego Buontalenti è una sorta di viaggio iniziatico verso la bellezza manierista capace di reinventare, superandola, la natura.
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I tre ambienti, affrescati da Bernardino Poccetti, offrono scene agresti, le pareti, incrostate di stalattiti, venivano irrorate d’acqua da fontanelle nascoste; mentre i prigioni di Michelangelo (oggi in copia), introducono all’interno dove s’incontra prima la statua di Paride che rapisce Elena per poi finire al cospetto di una Venere pudica, di Giambologna, che esce dal bagno. Un percorso stupefacente salutato dal nano Morgante, giullare prediletto di Cosimo I, che si offre vecchio e nudo a cavallo della tartaruga granducale.
Il parco voluto nel Cinquecento dalla Duchessa Eleonora di Toledo quest'anno e nei prossimi anni diventa protagonista di un poderoso programma di interventi lo renderà ancora più bello, accessibile e sostenibile sotto il profilo ambientale.
Intanto è terminato il recupero architettonico della storica Kaffeehaus, lavoro che ha compreso il ripristino degli affreschi settecenteschi e la realizzazione di un nuovo impianto di condizionamento e illuminazione. La suggestiva caffetteria granducale, dopo anni di chiusura al pubblico, ha riaperto, attrezzata con bancone, tavoli all’interno e all’esterno, servizi igienici, ed è dotata di un ampio giardino e di una terrazza panoramica affacciata sul panorama mozzafiato di Firenze.
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