Torna a Firenze il Leone X di Raffaello. A Palazzo Pitti fino al 31 gennaio 2021
Dopo un grande restauro realizzato dagli specialisti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il capolavoro è tornato
È tornato a Firenze il ritratto di Leone X, il capolavoro di Raffaello (Urbino, 1483 - Roma, 1520).
L’opera ha conosciuto un importante intervento di restauro, presentato nell’ottobre del 2017, condotto dall’Opificio delle Pietre Dure: oggi, a tre anni di distanza, gli Uffizi svelano le nuove, importanti scoperte sul capolavoro, che viene esposto in una mostra speciale a Palazzo Pitti.
La rassegna, intitolata Raffaello e il ritorno del Papa Medici - restauri e scoperte, è curata dal soprintendente dell’Opificio, Marco Ciatti, e dal direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, e si tiene nella sala delle Nicchie della Galleria Palatina di Palazzo Pitti dal 27 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021.
L’allestimento è stato concepito per documentare e spiegare il complesso restauro e le numerose analisi scientifiche effettuate sull’opera, ora di nuovo completamente leggibile nella lussuosa ricchezza cromatica dei dominanti toni rossi e nella straordinaria varietà dei dettagli, che hanno reso l’opera una delle creazioni più famose dell’Urbinate.
Grazie alle molte tecniche di indagine preliminari (radiografiche, fotografiche, di imaging, di microscopia ottica, a scansione microprofilimetrica, tra le altre) è stato possibile rintracciare integralmente la “trama” del dipinto disegnata in origine da Raffaello e stabilire che tutta l’opera è integralmente dovuta alla sua mano, fugando una volta per tutte il dubbio, avanzato da alcuni studiosi, che le figure dei cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi fossero state aggiunte in un momento successivo.
Al termine dell’esposizione nella Sala delle Nicchie in Galleria Palatina, il Ritratto di Leone X tra due cardinali troverà collocazione nella Sala di Saturno dello stesso museo, in compagnia di una serie di capolavori di Raffaello, tra i quali i ritratti di altri due importanti prelati: quello di papa Giulio II e quello del cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena, ha annunciato il direttore Eike Schmidt.