text Stefania Rispoli, co-curator with museum director Sergio Risaliti of the exhibition Tony Cragg. Transfer
Tony Cragg. Transfer al Museo Novecento e all’Istituto degli Innocenti
Fino al 5 febbraio 2023 la grande monografica dello sculture britannico
Fino al 5 febbraio le sale e il cortile rinascimentale del Museo Novecento accolgono le opere di uno dei maggiori scultori viventi, Anthony Cragg (Liverpool, 1949), noto sin dagli anni Settanta per aver contribuito ad un rinnovamento del linguaggio plastico grazie all’introduzione di materiali e tecniche tra i più innovativi del nostro tempo.
Più di sessanta lavori, tra opere plastiche, modelli, disegni, acquerelli e alcune sculture monumentali, saranno dislocati negli spazi del museo oltre che nel Cortile degli Uomini dell’Istituto degli Innocenti, con l’intento di restituire un’idea della sua prolifica attività creativa e di raccontare il processo attraverso cui nascono e si trasferiscono le sue idee ed emozioni, dal pensiero alle cose. La mostra Transfer, concepita in stretto dialogo con l’artista, è un vero e proprio omaggio alla scultura, quella magnifica ossessione che accompagna Cragg fin dai suoi esordi. Tutta la sua ricerca artistica può essere letta infatti come un tributo alle infinite possibilità della forma e a quell’illimitata varietà di soluzioni che solo l’arte, insieme alla natura, può evocare.
I primi lavori di Cragg, risalenti alla fine degli anni Settanta, nascono dall’assemblaggio di oggetti comuni (come utensili, mobili, piccoli manufatti e materiali di scarto) e risentono della tradizione del ready made duchampiano e dell’object trouvè surrealista.
Successivamente studi filosofici e ricerche scientifiche iniziano ad influenzare la sua pratica portandolo a sperimentare con i materiali (dal bronzo alle resine, dall’acciaio alla plastica, al gesso, al legno, al vetro,) e a creare sculture che combinano ancora oggi la maestria artigianale alla tecnologia, avvalendosi spesso della robotica. Tutta la sua opera, tanto estesa quanto complessa, sembra attingere da una sorgente inesauribile di ispirazione che è l’osservazione di quanto ci circonda e che appartiene tanto al visibile quanto all’invisibile, tanto al micro quanto al macrocosmo: dalla natura con le sue composizioni organiche, alle strutture cristalline dei minerali; dalle immagini elaborate digitalmente, ai prodotti creati artificialmente in laboratorio; dall’archeologia, alla geologia; dalla storia dell’arte, alla biologia. “L’arte è l’unica disciplina che usa la materia e i materiali in senso non utilitaristico, solo per creare nuove forme, nuove idee, nuove emozioni”.
Questa curiosità estrema per le infinite ‘forme del mondo’, che siano naturali o costruite dall’uomo, e di fiducia nelle capacità espressive dell’arte si traduce in una sperimentazione che non si pone limiti ed è alla continua ricerca di nuove visioni e possibili rappresentazioni.
Nel processo artistico Cragg preleva, crea, manipola e distorce continuamente la forma, per dar vita a sculture semanticamente ambigue che si muovono tra astrazione e figurazione. Le opere sono concepite come strutture complesse che mettono alla prova limiti fisici e strutturali, cercando di raggiungere quella comunione perfetta tra materia e tecnica. Generate da una radice che come una monade le sostiene dal centro, si dipanano per creare tante diverse ramificazioni, imitando quello che la natura fa con le sue forme. L’artista procede sempre nello stesso modo – dal disegno alla scelta dei materiali, alla sperimentazione tecnica, alla selezione del colore – lavorando la materia e imparando da essa e dalle sue reazioni. In questo modo l’opera si dispiega solo passo dopo passo nel suo farsi, rivelando tanto all’artista quanto a noi che osserviamo le infinte possibilità della forma. “Voglio fare un lavoro che abbia lo stesso intenso effetto che ha su di me guardare la Natura. In questo senso, sono rimasto affascinato dal modo in cui le costruzioni razionali sottostanti alle forme si traducono in qualità emotive”.
Transfer è un progetto unico nel suo genere perché è stato ideato per essere oltre che un’occasione di presentazione delle opere dell’artista anche un dispositivo di mediazione per il pubblico. Alle numerose sculture si aggiungono i disegni e le opere su carta, concepiti dall’artista come strumenti essenziali e propedeutici all’elaborazione plastica. Una sala al piano terra del Museo replica invece lo studio dell’artista, da sempre interpretato come un luogo di creazione ma anche di vita. Dalla fine degli anni Settanta, a Wuppertal in Germania, dove ancora oggi vive e lavora, Cragg ha costruito infatti uno luogo di progettazione concepito come una vera e propria cittadella dell’arte, un laboratorio scientifico con tecnici che lavorano contemporaneamente a più opere testando, limiti e capacità di tecniche e materiali. Poco distante da lì nel 2008 ha fondato lo Skulpturenpark Waldfrieden, un parco di sculture all’aperto che espone assieme alle sue creazioni opere di molti artisti contemporanei, testimoniando la sua continua dedizione alla scultura in senso lato.
"C'è una grande scultura all’Istituto degli Innocenti in dialogo con il Cortile degli Uomini disegnato da Brunelleschi. Il resto del percorso si snoda al Novecento, dove abbiamo non solo disegni ma anche sculture e dove in una sala rimettiamo in scena lo studio dell’artista, in modo da far vedere il processo creativo di Cragg" ha dichiarato Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento. "Un artista che, sulla scia di Moore ma anche Leonardo da Vinci, continuamente si ispira, rapporta e confronta con i processi creativi della Natura, a livello micro e macroscopico. Una sorta di competizione positiva e generosa che lo porta a confrontarsi con le variazioni della materia proprie della Natura stessa, a cui lui aggiunge una sperimentazione sui materiali più tecnologici e artificiali. Passando, ad esempio, dal bronzo ai materiali lapidei e alle nuove resine".