Tomás Saraceno a Palazzo Strozzi
Fino all'1 novembre. Scopri la nostra esclusiva intervista a uno degli assoluti protagonisti dell'arte contemporanea
Tomas Saraceno il rivoluzionario. L'artista argentino, protagonista della mostra primaverile di Palazzo Strozzi (22 febbraio – 19 luglio), volta le spalle al rinascimento spostando l'uomo dal centro dell'universo all'estrema periferia. E lo colloca ad ascoltare i ragni e a dialogare col vento. Saraceno però, che deve la sua formazione artistica proprio a una lunga frequentazione italiana, non ce l'ha affatto con il Rinascimento. Semplicemente prova a voltare pagina, a guardare il mondo da punti di vista, diversi dove l'uomo diventa uno dei tanti essere viventi che popolano la terra. E per farlo l'Uomo Vitruviano deve farsi da parte.
E' l'unico modo per sbrogliare il campo, fare tabula rasa e ricominciare a guardarci intorno, con occhi diversi. Magari con quelli di un ragno. La sua fantastica ossessione. Un'ossessione che lo accompagna da quando ragazzino abitava in Italia in un'angusta casa piena di ragni. Sono quelle tele, quelle trine vibranti che hanno affascinato l'architetto argentino destinato a diventare un protagonista dell'arte contemporanea e in particolare dell'arte che considera fondamentale l'ecosostenibilità. Un'ossessione che il direttore artistico di Strozzi, Arturo Galansino ha voluto alimentare. “Ogni mostra richiede circa cinque anni di preparazione – sottolinea -. A ogni artista chiediamo di pensare un allestimento esclusivo per l'ambiente rinascimentale. Un ambiente particolarmente stimolante per Saraceno”. Che infatti, quasi tornando alla sua infanzia, ha voluto affidare a uno dei più resistenti e antichi esseri viventi: Aracne, trasformata in ragno dalla vendicativa Atena.
Sordo e muto, il ragno comunica creando tele intricate. Tele che tendono agguati, tele per nutrirsi, tele che predicono il futuro, come è radicata credenza popolare in diversi paesi. E ragni che coabitano con noi, nelle nostre case. E che, secondo il detto popolare, vanno lasciati vivere perché ucciderli porterebbe malasorte. Esseri con cui abbiamo rapporti contraddittori perché affascinano e ripugnano al tempo stesso.
Saraceno ce le ripropone. Anzi ci impone a guardarle con occhi diversi. Così a Palazzo Strozzi porta ragni veri a cui affida la creazione di eteree sculture. Introdotte a Venezia, saranno le protagoniste di Palazzo Strozzi offrendo così al 47enne sudamericano di creare un percorso unico e non riproducibile. Almeno non nella stessa maniera, visto che Saraceno lascia liberi i ragni di esprimersi. Lui crea l'ambiente e loro lo arredano. Già, perché va ricordato che i ragni sono vivi, (Saraceno è uno dei massimi sostenitori per la salvaguardia delle diverse specie) e che il lavoro viene affidato in buona parte proprio a loro.
Ed è questo un primo passo verso la demolizione ipotetica del readymade. Ciò che Duchamp intuiva all'inizio secolo scorso Saraceno lo ribalta ora.
Ecco dunque le sue grandi tele fatte da un ventaglio estremamente vasto di ragni. Ecco dunque riempire il cortile con grandi sfere fluttuanti e specchianti, le Thermodynamic Constellation che introducono all'Aerocene, ossia un universo liberato dall'attività umana. Non è l'unica provocazione. L'aria come alleato del futuro. Così come i suoni che Saraceno ricrea con le impercettibili vibrazioni delle tele di ragno. I ragni non sentono né parlano ma sarebbero queste trine a farlo per loro.
Tutto, come è facile immaginare, è rivolto a considerare il mondo da un altro punto di vista. Un mondo visibile praticamente solo, o quasi, al microscopio ma che esiste. Dai granelli di polvere alle gocce d'acqua, ai lievi movimenti dell'atmosfera. Leonardo ne colse la consistenza, ma poi l'uomo l'ha dimentica. Se guardiamo attraverso questo mondo capovolto, possiamo ancora dirci padroni dell'universo? Al piano nobile del palazzo per esempio, oltre alle tele di ragno, Saraceno ha creato ambienti immaginifici fatti di nubi specchianti, giardini sospesi.
Opere delicate che invitano a riflettere sull'ecosistema, sui rapporti tra diversi essere viventi. Ad affiancare le installazioni ci sono le Arachnomacy Cards, un mazzo di 33 carte che è un invito alla meditazione ma anche a consultare gli oracoli ragnatele come vuole certa tradizione. E, sempre legati ai ragni, la possibilità di partecipare alla mappatura delle diverse specie con l'obiettivo di salvarle dall'estinzione. E un invito a superare il senso di disagio che spesso ci provocano.