Advertising

Connect with Firenze Made in Tuscany

Sign up our newsletter

Get more inspiration, tips and exclusive itineraries in Florence

+

Loredana Ficicchia

4 Aprile 2016

Terrazze con vista

Alla scoperta di una città geometrica, severa, esatta

DSC_3186

Aveva ragione Marcel Proust quando diceva che “la vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con nuovi occhi”. Noi l’abbiamo fatto, portandoci dietro occhi e obiettivi, sulle più belle terrazze di Firenze.

Per scoprire una città geometrica, severa, esatta, come neanche Mondrian avrebbe potuto immaginarla. E se a dare le dritte, nel ’400, fu quel campione del Vasari, che di geometria se ne intendeva, generazioni di architetti, muratori e scalpellini quel rigore l’hanno saputo perpetrare fin qui. L’ordine delle linee dall’alto balza decisamente all’occhio curioso, soprattutto quando ci si imbatte sui tre “pezzi” che hanno scritto il manifesto del Rinascimento italiano: il Battistero, il Duomo e San Miniato.

Tre meraviglie di marmo bianco e verde, ben visibili dalle magnifiche terrazze di Palazzo Gianfigliazzi, sede dell’esclusivo hotel “Antica Torre Tornabuoni”. Lì dove, ancora fanciulla e non ancora contessa di Castiglione, scorrazzava fra i tetti la piccola Virginia Oldoini. Ma a condividere il privilegio, dopo di lei, furono Alessandro Manzoni, Vittorio Alfieri e buona parte della famiglia Bonaparte.

Da lassù quando l’aria è tersa puoi spingere lo sguardo fino all’Abetone e passando per la prepotente architettura del campanile di Giotto, atterrare su un imprevisto specchio d’Arno che fa assomigliare Firenze a Venezia. L’effetto “laguna” si ripete altrove. Dalla terrazza di Villa Bardini certamente, dove le fronde degli alberi, giocando a nascondino con i Lungarni, mistificano il set.

Ci siamo allontanati con lo sguardo e questa nuova prospettiva disegna una città malinconica e muta dove a rompere il silenzio è solo la storia. Il racconto fedele viene dalla pietra serena, che scopri cerulea, dalle facciate lunghe e gotiche, dei palazzi quasi sempre color giallo sbiadito . I più ridenti sono intonacati di bianco. Non ci sono balconi, piuttosto una lunga teoria di finestre chiuse dalle persiane color corteccia. Lo sguardo insiste. Si fa largo sulle fronde altissime dei lecci per scorgere che i ponti di Firenze sono tesi come archi e che piazza dei Giudici non è che un fazzoletto di cemento. Ad alzare la testa sui tetti rossi, ci sono le cupole e le torri: San Lorenzo, Santa Croce, il Duomo, la Sinagoga, verde pistacchio.

E’ un’eleganza astratta quella che si porta dietro da secoli Firenze, e senza le dissonanze del traffico urbano, sempre fuorviante, pensi con piacere ai guizzi di vita vera che ancora sa esprimere Sant’Ambrogio, col mercato di primizie e cenci, e le botteghe che lo abbracciano a corolla.

Ma l’emozione si fa più forte, una volta arrivati alla terrazza Palatina, sul lato sinistro di Palazzo Pitti. In quei 600 metri proibiti (la terrazza si apre al pubblico solo eccezionalmente) fai i conti con il privilegio. Già, via Guicciardini. Chi l’avrebbe detto? Palazzi nel traffico, che invece, come bene sanno fare gli arabi, nascondono il lusso di magnifiche terrazze private sul retro, affacciate per giunta sul Giardino di Boboli. Giardini pensili magnifici e invisibili.

Senza l’aiuto del gentile funzionario che ci scorta, non sapremmo che sotto l’ingresso al Rondò di Bacco, prospicienti un cortile interno, ci sono le residenze dei carabinieri, lì dove cominciano le antiche scuderie, oggi ridotte a deposito. Da Bellosguardo a Boboli, girando lo sguardo in senso orario, scorgi il Museo della Specola, uno scorcio di Piazza San Felice e passando per il Duomo e Santa Croce, arrivi sulla torre della Chiesa di Santa Felicita. L’ultima fermata è alla Grotta del Buontalenti, un luogo mistico, visto dall’alto, quasi esoterico. Misterioso è anche il funzionamento dell’orologio di Palazzo Vecchio, che segna il tempo anche con una sola lancetta.

Dalla terrazza degli Uffizi lo tocchi con un dito e capisci che ai tempi di Arnolfo il quarto d’ora aveva un senso relativo. Da lassù ti sembra di sentire il tintinnare delle tazzine dello storico “Revoir”, ma fa più effetto vedere quante turiste corteggiano il Biancone. E scorgendo l’attico della terrazza della Cassa di Risparmio ti chiedi che fine ha fatto la collezione di Alberto Della Ragione, una volta raccolta lassù, e poi misteriosamente seppellita nel dimenticatoio.

E’ un nuovo punto di vista quello offerto dalla terrazza della suite “Luisa Via Roma”.Che ha il privilegio di accarezzare la cupola del Duomo, “la montagna sacra” di Firenze, che da vicino e da lontano si vede in verità da tutte le terrazze di Firenze. Ma ecco il tetto trasparente del mercato di San Lorenzo, la bellissima architettura industriale firmata dall’ingegner Giuseppe Mengoni e sul loggiato del Palazzo Arcivescovile una coppia di campane che non suonano più.

Bisogna uscire dal centro storico per spingere lo sguardo a ovest. Dalla terrazza del “Westin Excelsior” è facile. E dopo 25 anni di chiusura, in autunno anche condivisibile grazie al recupero dell’area destinata a lounge bar. Non sfugge nessun monumento, ma stavolta protagonisti della scena sono i ponti, da quello alla “Carraia” fino all’ “Indiano”, passando per l’affascinante pescaia che rumoreggia sul fiume. Le ultime sorprese le svela la terrazza “Minerva”, in cima all’omonimo hotel in piazza Santa Maria Novella, agli ultimi ritocchi dopo un lungo restauro.

Nascosti tra i palazzi, scopriamo anche i chiostri della Scuola dei carabinieri il cui accesso è da via della Scala, mentre il sole riverbera i lucernari che Michelucci sistemò sul tetto della sua “Stazione”, indiscussa icona di architettura.
 

Potrebbe interessarti

Inspiration

Connect with Firenze Made in Tuscany