Storia e curiosità di Villa Bardini
Scopriamo insieme il museo con la vista più bella su Firenze e le sue mostre
L'originaria villa Manadora, o Villa Belvedere per l’eccezionale posizione, in Costa San Giorgio fu costruita su impianto Medievale da Gherardo Salvadori per Francesco Manadori nel 1641. Nel suo aristocratico isolamento sulla collina, la villa appare accuratamente descritta nella Veduta della città di Firenze dal muricciolo del prato dei padri di San Francesco al Monte di Valerio Spada e databile alla metà del Seicento.
Appartenuta in seguito ai Cambiagi e poi, all'inizio dell'Ottocento, a Luigi Le Blanc e a suo figlio Giacomo, fu unita nel 1839 alle altre proprietà dei Mozzi per poi passare ai Carolath von Beuthen (1880) e a Stefano Bardini che, poco dopo il 1913, la sopraelevò di un piano. Alla morte di Stefano, la proprietà passò al figlio Ugo.
Dopo anni di abbandono e degrado grazie all’impegno di Fondazione Cr Firenze, nel 2007 la villa è stata riaperta al pubblico, con uno spazio per esibizioni temporanee al pian terreno. Nel corso del 2007 e 2008 sono stati aperti anche il Museo Capucci e il Museo Annigoni un ristorante e uno spazio per mostre di arte contemporanea. Oggi la Villa ospita con periodicità costante mostre temporanee di fotografia e arte moderna.
Il ‘giardino dei tre giardini’, secondo la definizione data da Stefano Bardini, con il bosco all’inglese, la scalinata barocca e il parco agricolo, si configura come eclettica stratigrafia di usi e gusti, di mode e utilizzi (scopri qui tutto quello che non sai sul Giardino Bardini e sulla sulla bellissima fioritura di glicine). Circa duecento i pezzi tra le statue e i vasi censiti che, con le piccole architetture, fontane e arredi lapidei presenti nel giardino, sono stati restaurati e sono oggi mirabili.
Da non perdere nelle vicinanze, sempre nel quartiere di Oltrarno, con ingresso in via de' Renai 37 e uscita in piazza de' Mozzi 1, il Museo Bardini, che ospita le opere del celebre antiquario Stefano Bardini.
La mostra OltreCittà
Fino al 19 gennaio, a Villa Bardini, l’inedita mostra OltreCittà. Utopie e realtà. Da Le Corbusier a Gerhard Richter: la città è protagonista di un viaggio intenso e mai tentato con una così vasta molteplicità di rappresentazioni artistiche, che narra di centri urbani desiderati, di metropoli e di paesaggi umani immaginati da artisti dei secoli XX e XXI. una riflessione sul macro-tema delle città che non propone una visione ideale e futura dei centri urbani ma restituisce un ampio spazio per poterla concepire ancora a misura umana. Nell’esposizione, curata da Lucia Fiaschi, Bruno Corà, Silvia Mantovani e Claudia Bucelli, viene esposta per la prima volta in una mostra l’opera Firenze III/XIIdi Gerhard Richter, che traduce l’idea del movimento e del dinamismo di una città - Firenze - che si smaterializza sotto i nostri occhi, come se la osservassimo dal finestrino di un treno, per divenire altro.
La pittura è affiancata da scultura, architettura, fotografia. Tra gli scultori troviamo lo statunitense Sol LeWitt, esponente della Minimal Art, costruttore di strutture tridimensionali basate su un rigido sistema logico di procedura concettuale, del quale in mostra è esposta una Irregular Tower per la sezione Elementi di città. È presente anche Michelangelo Pistoletto con il suo Terzo Paradiso, un alluminio di utopica eco per la sezione introdotta dal testo di Oscar Wilde, affiancato da un’opera di Dani Karavan, Partition del 1973 e dal Cretto bianco di Alberto Burri, presente anche con il modello per il Cretto di Gibellina.