Sorelle Vincenti
Tra festival, premiazioni e riconoscimenti importanti. A tu per tu con Alba e Alice Rohrwacher
Una, Alba, attrice. L’altra, Alice, regista. Quest’anno Alba ha vinto la coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla Mostra del cinema di Venezia, per la sua interpretazione in Hungry Hearts di Saverio Costanzo. E Alice ha vinto, come regista, il Gran prix spécial di Cannes per il suo film Le meraviglie. E nel film, in un ruolo fondamentale, Alice ha scelto di dirigere sua sorella Alba.
Venezia, Cannes. I due più importanti festival cinematografici del mondo portano, quest’anno, il loro nome. Alba ha già vinto due David di Donatello, un Nastro d’argento, un Globo d’oro. Alice ha vinto il Nastro d’argento e il premio Ingmar Bergman come miglior regista esordiente per il suo film precedente, Corpo celeste.
Ma certo, i due premi del 2014 sono in qualche modo una consacrazione. E tra poco, arriverà anche il Pègaso d’oro della regione Toscana. Alba e Alice sono nate a Firenze, da padre tedesco e madre italiana.
Hanno vissuto infanzia e adolescenza tra Firenze e Castel Giorgio, in Umbria, luogo di origine della madre e luogo di lavoro del padre, apicoltore. Sono cresciute fra gli artigiani di Firenze, i suoi mille musei, e la campagna umbra. Con entrambe, parliamo del loro lavoro, della loro arte, del loro successo.
Come sono stati i vostri inizi?
Alba: Ognuna ha compiuto un suo percorso, indipendente, che ci ha portate tutte e due al cinema. Io ho studiato a Firenze, ero iscritta a Medicina. A Firenze, all’Accademia dei piccoli, mi ero appassionata alla recitazione, e sono approdata a Roma al Centro sperimentale di cinematografia. Alice quando aveva diciassette anni è andata a Torino, e lì ha cominciato a fare dei lavori alla radio e a montare documentari.
Quando avete scoperto l’una il talento dell’altra?
Alba: Sul set del film Corpo celeste ho capito che il mestiere di mia sorella è di fare la regista, e che lo sa fare molto bene.
Alice: Io sono la più piccola, e vedere i risultati conseguiti da Alba, un film dopo l’altro, è stato motivo di grande entusiasmo.
Poi avete fatto un film insieme, Le meraviglie. Avete pensato fin dagli stadi iniziali di preparazione a lavorare insieme?
Alice: Alba ha fatto parte sin da subito del progetto. Abbiamo potuto condividere due gioie molto grandi: quella di stare insieme e quella di far crescere un progetto cinematografico. Lavorare con Alba è stata una sorpresa: la vicinanza del nostro immaginario ha fatto sì che tutto fosse subito ‘giusto’, senza fare molta fatica per spiegarsi.
Come è stato farsi dirigere dalla propria sorella?
Alba: La fiducia che ho in lei mi ha permesso di farmi guardare senza il timore di come questo sguardo si posasse su di me.
Avere una sorella famosa è in qualche modo un condizionamento o un punto di forza?
Alice: A me sembra solo una immensa ricchezza. In due si è più forti, in due è sempre meglio che da soli.
In fondo anche uno dei temi del film è l’importanza del farsi forza, del farsi coraggio l’un l’altra…
Alice: Mi hanno sempre affascinato le varie comunità degli esseri umani. In campagna non si vive da soli, si vive in tanti. Ed è meglio che vivere da soli. In un mondo che tende a costruire ‘singoli’, mi interessa recuperare il valore della comunità.
In un’intervista Alba dice, parlando di voi, “eravamo mezzosangue. Come scrive Elsa Morante nell’Isola di Arturo, un mezzosangue è un ladro appoggiato con la schiena al tesoro. Non lo vede davanti a sé, e quindi lo cerca continuamente”. Che cosa significa?
Alba: I mezzosangue, i figli di due mondi, due culture, due luoghi diversi, sono quelli che non troveranno mai pace, perché non si sentiranno a casa da nessuna parte. Ma allo stesso tempo, riusciranno a fare casa di qualsiasi luogo. Avranno da un lato un senso di inadeguatezza, di inquietudine, di disagio. Dall’altro, avranno la capacità di adattarsi a tutto.
L’attrice è sempre in un luogo diverso da quelli abituali, se non altro un luogo emotivamente diverso.
Alba: Sì, l’attrice è sempre déplacé. Ma quando intraprendo un film, quando lavoro a un personaggio in cui credo, ho la sensazione di trovare pace e trovare casa. Trovo pace, il dissidio che sentivo si placa.
Lei, Alba, ha vinto la coppa Volpi con un ruolo molto delicato, quello della madre in Hungry Hearts di Saverio Costanzo.
Un personaggio che sbaglia per troppo amore. Io provo una grande tenerezza per questa madre, che non è egocentrica o anaffettiva, ma è spinta solamente dall’amore. Essere genitore, lo dico da figlia, è una cosa difficilissima. E questa madre impegna tutte le sue forze per il proprio figlio: solo che le cose non vanno come vorrebbe lei.