Sette amori fiorentini passati alla storia
Strade, palazzi, giardini, ville e colline che parlano di grandi storie di amore
Non solo Dante e Beatrice e il loro fatale incontro nella chiesetta di S. Margherita de’ Cerchi di cui si favoleggia ancora, ma a Firenze tutto parla di grandi storie d'amore, in tutte le sfumature liete e tristi, ideali e scandalose che diventano finestra aperta sulla sua storia.
Dono d’amore che si rinnova ogni stagione è il Giardino di Boboli, voluto da Cosimo I de’ Medici per la sua Eleonora di Toledo, commissionato al Buontalenti “pari alla bellezza e alla grandiosità” della amatissima consorte. Così da Palazzo Pitti lei avrebbe, ogni stagione, visto fiorire e rifiorire il suo amore! Ma tra le mura di questo palazzo, un amore tormentato e passionale travolse Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone e Granduchessa di Toscana e Niccolò Paganini, bello e dannato, che col suo diabolico violino faceva cadere in deliquio le dame di corte. Per l’esasperata gelosia di Elisa finì questa travagliata relazione, di cui forse abbiamo testimonianza in alcuni dei capricci del grande violinista.
Mentre il palazzo di via Maggio 26 dalla facciata decorata, rimanda alla scandalosa storia di Francesco I de’ Medici, sposo infedele di Giovanna d’Austria, e della veneziana Bianca Cappello, che scosse le coscienze di Firenze dell’epoca. Neppure la morte (veleno?) improvvisa dei due amanti, stese un velo pietoso di silenzio sulla peccaminosa relazione.
Invece, Vittorio Alfieri e Luisa d’Albany si incontrarono in piazza Santa Croce, ma il loro nido d’amore, uno dei più scandalosi del secolo, fu Palazzo Gianfigliazzi, sul Lungarno. Qui vissero la loro passione a viso aperto, ignorando critiche e malelingue. Il loro salotto divenne punto d’incontro di intellettuali e fulcro di cultura. Alfieri la considerò sempre sua musa ispiratrice e “dolce metà di me stesso”. Fu Luisa che, alla sua morte, commissionò a Canova il monumento funebre, che è in Santa Croce.
Ma è nelle ville, nascoste nel verde delle colline che nascono, vivono e muoiono grandi amori. Come la medicea Villa Petraia dove, Firenze capitale, Vittorio Emanuele II Re d’Italia, accolse la Bella Rosina. Rosa Vercellana, avvenente figlia del suo guardiacaccia, che aveva sostituito nel suo cuore e nel suo letto la delicata sposa Maria Adelaide d’Asburgo Lorena. La Bella Rosina, diventata Contessa di Mirafiori, ottima cuoca, consolava la sua nostalgia della cucina piemontese preparandogli una robusta bagna cauda.
Sempre degli anni di Firenze capitale è la splendida Villa Cora, già Villa Oppenheim. Costruita nel 1860 per accogliere nella maniera più romantica la giovane sposa Eugenia Finzi, Gustavo Oppenheim vi aveva profuso lusso, ricchezza, eleganza . Ma la bellezza della casa, la quiete del luogo, non servirono a far vivere il loro amore. Roso dalla gelosia Gustavo arrivò addirittura ad incendiare la villa. Peccato! Era diventata un ambito punto di incontro dell’alta società fiorentina che fu sconvolta dallo scandalo.
Ma la villa lontana dai rumori della strada, nascosta nel verde della campagna, che vide gli amori più trasgressivi d’inizio secolo è la Capponcina a Settignano. Qui Gabriele D’Annunzio, il Vate, si stabilì e visse anni inimitabili, dove amò e distrusse anche i portafogli di belle innumerevoli donne, come Eleonora Duse. Visse nella villa arredata in stile rinascimento, da principe, servito da camerieri, cuochi, maggiordomi, cavalcando cavalli di razza, in un lusso smodato che lo portò alla bancarotta del 1911 quando i suoi averi e tutto quanto gli apparteneva andò all’asta. In questi anni di vita e amori folli scrisse opere capolavori della letteratura italiana ed europea.
Nel 1909 Frank Lloyd Wright, padre dell’architettura moderna con l’amante Mamah Borthwich Cheney, lasciata per lo scandalo della loro relazione l’America puritana che puntava l’indice su di lui, per aver abbandonato moglie e sei figli, arrivò a Firenze. Qui trovò nell’antica Fiesole una piccola villa color crema. Ai due fuggiaschi si offrì una location di campagna sul profilo della città d’arte più famosa al mondo, che elessero come residenza in cerca di quiete e sollievo. Così la casa color crema, il Villino Belvedere, divenne teatro del loro amore che nel Vecchio Continente, trovò in questa appartata dimora una nuova stagione ma anche libertà intellettuale e creativa. Proprio qui, prendendo spunto dal Villino Belvedere, Wright disegnò la sua casa ideale di Taliesin, la residenza che costruirà per il loro amore una volta tornato negli Stati Uniti.