Segni particolari: Bellissima
Con una mostra, firmata da Stefano Tonchi e Maria Luisa Frisa, il Maxxi di Roma esordisce nel mondo del fashion
Bellissima: L’Italia dell’alta moda 1945-1968 alla fondazione Maxxi, dal 2 dicembre al 3 maggio 2015: immagini, abiti, accessori, dipinti, sculture, arazzi a documentare quel ventennio di trionfo della moda italiana. La raccontano con passione e competenza oltre al direttore Anna Mattiolo, due personaggi fiorentini assai noti nel mondo del fashion. Maria Luisa Frisa critico e fashion curator, direttore del corso di laurea in Design della moda e delle Arti multimediali all’università Iuav di Venezia, e Stefano Tonchi, direttore del mensile americano W, quello con le copertine più ambite dalle star planetarie.
Perché parlare ancora di quegli anni straordinari che furono l’inizio della moda italiana?
Perché non si è ancora studiata la storia della moda italiana nella sua complessità. E il periodo che prende in esame la mostra, 1945-1968, se si escludono il tema della Sala Bianca e il relativo lavoro di Giorgini a Firenze non è mai stato veramente approfondito e studiato nella sua giusta prospettiva.
Cosa rende speciale il percorso della mostra?
Non sta a noi dire se il percorso della mostra è speciale. Possiamo però dire che il percorso della mostra mette in scena una serie di abiti di autori che hanno costruito l’identità della moda italiana. E sicuramente traccia traiettorie inedite nella lettura della nostra moda, evidenziando come l’alta moda italiana si possa oggi considerare il laboratorio creativo per la grande stagione del made in Italy.
Cosa riserva il futuro in fatto di moda?
La moda. Nelle sue declinazioni di domani. La moda sarà pure eternamente mutevole, ma è simultaneamente una presenza costante, interprete eccellente in ogni momento dell’aria d’intorno.
Non è che ci crogioliamo un po’ sulla nostra storia?
Direi il contrario. Usiamo e studiamo la nostra storia molto poco, e quando la usiamo, la usiamo in modo sbagliato. Ci limitiamo alla conservazione di presunti fatti oggettivi, ma non abbiamo la capacità di farla diventare storytelling. Non raccontiamo storie su di noi, che attraverso il passato ci aiutano a comprendere l’oggi. Cosa che a Parigi, per esempio, sanno fare benissimo.
La moda nella società di oggi.
Un fenomeno economicamente fondamentale. Riconosciuta in quanto centrale per l’economia di un paese. Ma in quanto sistema culturale complesso, un fenomeno ancora molto poco accettato e studiato. Ma a tutti gli effetti è il linguaggio che meglio esprime la cultura visuale della contemporaneità.
Differenza fra stile e moda.
La moda è il sistema ideativo-progettuale, produttivo, comunicativo che racchiude tutti gli attori e le istituzioni che lo animano. Lo stile è l’interpretazione che un individuo o un gruppo danno di quel fenomeno, attraverso l’uso-abuso dell’abbigliamento e attraverso le relative operazioni di assemblaggio, per costruire e riflettere sulle identità (individuali e collettive).
Oltre agli abiti, la mostra espone arazzi, sculture, ceramiche. Quanto dialogo c’è fra arte e moda?
La mostra espone una selezione di abiti di autori importanti insieme ad alcune opere di artisti di quel periodo che sono stati complici dei sarti (non ci sono però arazzi, non ci sono sculture o ceramiche). La mostra evoca quella fitta rete di relazioni che ha dato vita a una straordinaria stagione di creatività.
E’ vero che è più facile capire l’arte che la moda?
Non c’è differenza. Credo che siano distinzioni superate. All’estero sicuramente. L’arte e la moda fanno parte della cultura visuale contemporanea. Si compenetrano, dialogano, confliggono. Lavorano insieme in modo osmotico, condividendo linguaggi, ossessioni e forme espressive. Ma sono due sistemi autonomi.
La moda al Maxxi. Sarà l’inizio di una serie di eventi indirizzati a conservare l’enorme patrimonio che l’Italia vanta in questo settore?
Portare la moda al Maxxi ha un grande valore simbolico. È l’ingresso di una disciplina centrale per la contemporaneità in quello che è il museo dedicato alle arti del XXI secolo. Spero di poter continuare a collaborare con il Maxxi su questi temi. Ma la domanda va fatta al Presidente Giovanna Melandri.
Ha potere nella moda per un giorno, cosa fa?
Mi metto al lavoro per costruire e attivare una rete in grado di mettere a sistema tutti i musei italiani che si dedicano alla moda.
Ha suggerimenti da dare a chi in questo campo ha delle responsabilità politiche, finanziarie, culturali, sociali?
La moda dovrebbe entrare in modo sistematico all’università. Diventare una disciplina riconosciuta. La formazione e la riflessione in questo campo devono diventare - in modo esplicito e ufficiale - parte del patrimonio culturale italiano.