Piero Antinori, pioniere del rinascimento del vino toscano
Il genio che ha sfornato vini di culto come Tignanello e Solaia
Piero Antinori, 26ma generazione di una storica famiglia fiorentina che produce vino dal 1385. Pioniere del nuovo corso della viticoltura toscana, imprenditore illuminato, in 50 anni di operato ha portato la Marchesi Antinori da 50 a 20mila ettari e sfornato vini di culto come Tignanello e Solaia.
Quando nel ’66 assunse la guida dell’azienda quale situazione si trovò di fronte?
La mezzadria era stata abolita da poco, dovevamo lasciare la coltura promiscua e applicare il concetto di rischio d’impresa a un settore che non lo aveva mai conosciuto.
Fu una trasformazione rapidissima, i vitigni specializzati spuntavano ovunque ma le barbatelle non erano di qualità perché i vivAISti erano sovraccarichi di richieste. Risultato, i nuovi vigneti del Chianti non erano in grado di produrre vini adatti all’invecchiamento.
La diminuzione di qualità ricadde rapidamente sulle vendite e anche sul nome.
Il Tignanello fu il frutto di questo nuovo approccio produttivo?
La prima annata è del 1971, anche se ufficialmente si parte dal ‘74, un vino talmente controverso e controcorrente che esitavamo a produrlo, tanto ci spaventava, fu Veronelli a incoraggiarci: “andate avanti così, sarà un grande vino”.
Qual è stata la sua portata rivoluzionaria?
Fu il primo vino a segnare il passaggio tra produzione di quantità a produzione di qualità e a dimostrare che la Toscana ha un potenziale straordinario.
Oggi, com’è percepito il vino toscano nei mercati stranieri?
Il cliente straniero cerca la qualità, ma vuole anche che il vino gli evochi un mondo, delle emozioni. Il nostro vino è straordinariamente comunicativo, spalleggiato dal brand “Toscana” che, però, a mio avviso, dovremmo preoccuparci non solo di sfruttare ma di gestito e coltivare con grande sapienza, a partire dalla cura per il suo paesaggio che è unico al mondo.
Rientra in questa prospettiva la nuova cantina Antinori a Bargino, che tutto il mondo le invidia…
Ci è piaciuto molto che il progetto si inserisse in maniera armonica nel paesaggio, quel suo essere contemporaneo ma in linea con la tradizione toscana. Mi auguro che non passi mai di moda, un po’ come le nostre antiche case coloniche che dopo secoli mantengono inalterato il loro fascino non disgiunto dalla loro solidità.