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10 Gennaio 2017

Operazione Don Giovanni

Fornasetti e Romeo Gigli fanno rivivere alla Pergola la prima praghese del ‘Don Giovanni’ di Mozart. Il 10, 12 e 13 gennaio.

Barnaba Fornasetti, dal 1988 gestisce l’azienda fondata dal padre Piero, regno della decorazione e dell’ironia, brand tutto italiano che non ha mai smesso di incantare il mondo. Per anni ha fatto la propria esperienza di designer in ristrutturazioni immobiliari in Toscana e c’è stato un momento in cui voleva comprare un castello a Larderello dove ci sono i soffioni boraciferi. Era una casa colonica disegnata dall’architetto francese che aveva progettato la centrale geotermica dell’Enel.

Colto, eclettico e infinitamente curioso firma con Fornasetti la sua prima produzione d’opera, Don Giovanni di Mozart, che dopo il debutto al Teatro della Triennale di Milano va in scena al Teatro della Pergola di Firenze il 10, 12 e 13 gennaio. Un evento grandioso ed eccitante, fastosamente calendarizzato da Pitti Immagine Uomo.

I suoni e gli strumenti originali per cui Mozart ha concepito il suo capolavoro 230 anni fa sono accompagnati da una straordinaria visione artistica basata sul surreale mondo iconografico di Fornasetti, con i costumi di Romeo Gigli, l’orchestra Silente Venti! e la direzione musicale di Simone Toni.

Come è nata l’idea di questo allestimento?
Sono partito dalla convinzione che la decorazione fornasettiana può essere estesa in altri settori che vanno al di là del design, fra cui il teatro, e l’opera in particolare mi sembra più congeniale. Abbiamo fatto una lunga ricerca nell’archivio Fornasetti, ispirandoci al libretto di Da Ponte, per trovare l’iconografia più adatta a rileggerlo in chiave moderna, ma anche la passione trasmessa da Simone Toni è stata così potente che mi ha contagiato.

Può anticiparci qualcosa dell’allestimento scenico?
I temi vanno dalle carte da gioco, alla stanza metafisica, ai visi emblematici delle varie identità di donna, ricordo costante e ossessivo del tema portante dell’opera.

Lavorando intorno a quest’opera, quali elementi del “Don Giovanni” hanno colpito la sua immaginazione e la sua curiosità?
Pur essendo un mito non perde mai il suo splendore; il fascino dell’amore e della morte in Don Giovanni si incarnano entrambi. Ma quello che trovo davvero interessante è come con pochi tocchi si può renderlo diverso e contemporaneo. Mi stupisco come non siamo riusciti ad accorgercene prima.

Quali sono gli elementi visivi dell’universo Fornasetti più ricorrenti?
Lo sterminato archivio di singoli oggetti disegnati da mio padre comprende più di 13.000 variazioni. Tra i suoi temi, i più ricorrenti sono il sole, le carte da gioco, gli arlecchini, le mani, gli autoritratti. Ma il più famoso è quello che ha dato a Fornasetti lo spunto per coniare il titolo “Tema e Variazioni”: il volto enigmatico di una donna, i tratti da archetipo femminile e l´espressione enigmatica della cantante lirica Lina Cavalieri, oggi diventato icona, a cui Piero ritornerà costantemente nel corso della sua carriera artistica.

Come si è legata la collaborazione con Romeo Gigli per i costumi di scena?
Ovviamente le scelte dei vari soggetti delle scenografie li abbiamo condivisi e l’esperienza di Romeo non ha dato adito a nessun dubbio da parte mia sulle sue scelte dei costumi. Nel teatro tutto deve muoversi insieme, altrimenti non ci sarebbe magia.

Questa operazione salda universi diversi una firma storica del design e del décor, l’opera lirica, la ricerca filologica dell’antica prassi esecutiva,  la moda intesa sia come mano che firma i costumi ma anche l’evento, Il Pitti Uomo, che si lega al debutto fiorentino. I pro e i contro di questa complessa sinergia?
Sicuramente un aspetto positivo è l’allargamento dell’audience oltre i confini della melomania. Un grosso aiuto a chi affronta questo genere per la prima volta. I contro tendo a non vederli perché riguardano la banalità dilagante che contraddistingue la nostra epoca e che cerchiamo di combattere. C’è il rischio che qualche purista espiatorio rivolga delle critiche non del tutto giustificabili ma questo fa parte del gioco.

L’opera va in scena alla Pergola, teatro simbolo del melodramma dove, ancora in vita Mozart, andò in scena nel 1788 la prima nazionale delle Nozze di Figaro.  Che effetto le fa questa coincidenza?
La cosa ci carica molto, in particolare Simone Toni. Sono quelle magie che stimolano la sensibilità del nostro maestro.

Qual’è il fascino di questo antico teatro secondo lei?
La “patina” che per me è un elemento essenziale nella conservazione delle opere antiche. Questo teatro in particolare l’ha ben mantenuta. Non ha subito opere invasive e lo ritengo un gioiello in cui ancora si percepisce il respiro di tutti i grandi che sono passati.  

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