Nico Vascellari a Forte Belvedere
Sergio Risaliti, curatore del progetto, ci racconta la mostra visibile a Firenze dal 24 giugno all'8 ottobre
Melma è il titolo della grande mostra di Nico Vascellari che, attraverso varie tappe a Firenze, dal 24 giugno all'8 ottobre si dislocherà in vari luoghi simbolo del capoluogo toscano. Prima tappa, Forte Belvedere. Un progetto che continua in autunno in piazza della Signoria, a Palazzo Vecchio e al Museo Novecento. Siete pronti a far andare in corto circuito le vostre emozioni? Sergio Risaliti, curatore del progetto ci racconta perché.
Partiamo dalla scelta di questo artista: cosa ti ha affascinato di Nico Vascellari?
Nico Vascellari è uno degli artisti tra i più rappresentativi e strutturati delle nuove generazioni. Mi piaceva l’idea di impegnarlo in un confronto totale con il Forte Belvedere. Come è stato per le altre grandi mostre, un percorso che si svolgesse non solo all’esterno del Forte ma anche nelle sale interne della Palazzina, tra il seminterrato, il primo e il secondo piano: pochi artisti possono reggere un confronto di tale imponenza. Sono affascinanti le modalità e l’altezza di pensiero con le quali Nico ha saputo interpretare questo duello.
Un artista che usa media diversi. Qual è il fattore che lega tutto il lavoro di Nico e anche il percorso al Forte?
Questa estensione della sua poetica su tutti i fronti credo che sia la sua peculiare forza. Come i grandi artisti delle avanguardie del primo e del secondo Novecento, Nico supera tutti i limiti culturali imposti all’artista e si misura con molteplici mezzi espressivi. Ma non solo, estende il suo desiderio di comunicazione oltre il sistema dell’arte e supera la sua intrinseca autorefenzialità: lui non si ferma neppure davanti ai social o al merchandising e usa questi canali in termini artistici. Cerca una comunicazione, un contatto con un pubblico più largo, soprattutto quello delle nuove generazioni. Quindi ecco le sue t-shirt ricercatissime, ambitissime, i suoi cappellini, i suoi manifesti, copertine di vinili, oppure le performance che lui proietta in rete, facendole diventare delle esperienze collettive e quindi utilizzando in modo perfetto lo spazio pubblico rappresentato oggi dai social media.
Come ha approcciato Nico questo luogo denso di storia e passato?
È stato un approccio affascinante, un dialogo e una delle curatele per me più emozionanti e soddisfacenti. Ho trovato un artista a 360° come ce ne sono pochi in questo momento a livello internazionale. Proprio per questa sua estensione linguistica, elasticità e velocità di pensiero insieme a un’apertura culturale senza alcun pregiudizio e limitazione, direi quasi che la poetica per Nico è più importante di tutto…
Qual è la filosofia di Vascellari?
È la filosofia di chi ha la consapevolezza che su questo pianeta non siamo soli, non possiamo permetterci di pensarci al centro dell’universo e dominare il mondo con la nostra tecnologia, col nostro progresso, con le nostre armi. Vascellari con le sue opere ci indica una via, quella dell’arte e della creatività, per superare lo spettro dell’apocalisse.
Le 9 sculture sui bastioni del Forte. Qual è il loro messaggio?
Le 9 sculture rappresentano una sorta di metamorfosi, di ibridazione, tra tecnologia e natura, tra la forza dell’animale, la sua potenza, e la parte tecnologica. Il futuro che ci aspetta sarà dominato di nuovo dalla Natura, che sopravvivrà al nostro disastro. All’arte il compito di proiettare oltre la crisi il meglio della civiltà umana. Io credo sia lo sguardo poetico sulla realtà. E questo non manca di certo a Vascellari.
Il lavoro di Nico Vascellari inizia a giugno con il Forte ma continua in autunno…
In piazza della Signoria con un’istallazione, Fioretti. Il titolo riparte dal punto di vista della letteratura dai versi di Dante, di Poliziano fino ad arrivare a Pasolini. E dal punto di vista iconografico dai prati fioriti dell’Annunciazione di Beato Angelico e della Primavera di Botticelli e non solo. Quindi il fiore come elemento poetico di fragilità ma anche di rigenerazione.
Nel Salone dei Cinquecento ci sarà una performance, Alessio. Una volta sola e poi vivrà come film. La performanceè un’indagine sui limiti del linguaggio verbale e corporeo. Il nome Alessio è il nome del protagonista, la persona a cui si è ispirato Vascellari.
Al Museo Novecento, a corollario alcuni lavori degli ultimi anni per capire l’evoluzione del suo lavoro. Ci racconti brevemente il percorso di questo artista?
La mostra al Museo Novecento sarà quasi un archivio video, dove presenteremo una selezione di film e video realizzati dall’artista negli ultimi dieci, quindici anni. Vascellari è un artista popolare, nel senso più completo di questo termine. Popolare perché sa addentrarsi in quei campi che notoriamente sono distanti dal mondo più elitario e arido dell’arte. Popolare quindi in senso politico, capace di arrivare al pubblico con tutta la sua portata emotiva.
Quali sono gli altri progetti del Museo Novecento?
Abbiamo la grande mostra di Rachel Feinstein, la prima così estesa in una serie di istituzioni pubbliche in Italia. Poi a settembre partiamo con un programma straordinario: la mostra di Robert Mapplethorpe e Willhelm von Gloeden, Fortunato Depero a Palazzo Medici Riccardi, il grande progetto con Cecily Brown e non ultima la mostra di Nathaniel Mary Quinn al Museo Stefano Bardini. Tutto questo, in occasione della Florence Art Week.