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Massimiliano Giornetti, nuovo direttore del Polimoda

Text Teresa Favi

14 Giugno 2021

Polimoda, e la grande sfilata di fine anno il 29 giugno

La nostra intervista esclusiva al direttore Massimiliano Giornetti

Polimoda compie 35 anni e per l’occasione annuncia un evento speciale nei giorni caldi di Pitti Uomo, il 29 giugno alle 20.00 in Piazza Santa Maria Novella, che per l'occasione si trasformerà in un giardino segreto. Art Thou, Final Graduation Show di Polimoda, un evento-installazione dedicato ai migliori talenti creativi della scuola, segna il ritorno delle sfilate in presenza, sotto la guida di Massimiliano Giornetti che ha pubblicato anche un libro che racconta il meglio dei talenti creativi della scuola.

Per l'evento pubblichiamo la nostra intervista esclusiva con Massimiliano Giornetti, direttore di Polimoda da febbraio.

Una laurea in letteratura spagnola all’Università di Firenze, poi gli studi al Polimoda che lo hanno instradato su una lunga carriera nel mondo del fashion, fino a ricoprire il ruolo di direttore creativo per la Salvatore Ferragamo, adesso Gionetti, classe 1971, è al timone della scuola di moda fiorentina dove si è diplomato nel 1999: “Arriva un momento in cui desideri mettere a disposizione il tuo know how, la tua cultura, la tua esperienza nella moda a servizio dei giovani creativi”.

La sfida è grande, perché parliamo di 2.000 studenti provenienti da 70 paesi per una scuola internazionale che ha scelto di stare solo a Firenze. Anima locale, dunque, ma in dialogo costante con il mondo, come è successo recentemente con i progetti Human Poetics il fashion movie presentato durante la Milano Fashion Week e la mostra virtuale Postcards from Florence, curati con passione da Giornetti durante la Pandemia.

Human Poetics

Postcards from florence

Cosa vede nel futuro della moda dal suo punto di vista privilegiato?

Il futuro sarà positivo per chi avrà idee forti, identità e per chi saprà uscire con un pro-
getto coraggioso e diverso.

Vuole spingere Polimoda in questa direzione?

Immagino Polimoda come un research hub e un metissage di culture. Un luogo come era la scuola per i greci, dove si studia, si lavora, si dialoga. Sento un grande bisogno di coinvolgere i sensi (dopo tanto distanziamento e connessioni solo digitali), il pensiero e la parola.

Polimoda - Design lab

E’ difficile pensare che un talento creativo debba esprimersi attraverso le parole...

Per troppo a lungo, la moda ha creato solo attraverso l’immagine fine a sé stessa, partendo da qualcosa di esistente, di non autentico. Ripartire dalle parole credo sia un modo per poter elaborare qualcosa di veramente innovativo.

Firenze e Polimoda sono sempre state l’una a fianco dell’altra. Come sviluppare
questa sinergia?


Nell’anno della Pandemia il concetto di fashion capitals è venuto meno, tutti si sono spostati fuori dai grandi centri e in questo fenomeno si è fatto strada il concetto di neighborhood: il quartiere, il luogo dove si è conservata l’attenzione alla qualità, che nel mio pensiero si traduce in qualità artigianale. Bisogna ripartire da qui, e credo che in questa visione Firenze abbia un ruolo di privilegio con il mondo specifico dedicato alla pelle e alla pelletteria di Scandicci fino al distretto conciario di Santa Croce e a quello tessile di Prato, ma anche il mondo degli accessori metallici dal jewel all’hardwear. Il 90% di questi oggetti usati ovunque nel mondo proviene da qui, da famiglie come i Pinzauti. E se vogliamo guardare nel cuore battente della città, come non citare l’antico Setificio Fiorentino e la Fondazione Lisio, a cui aggiungerei l’interiors legato all’universo dell’intaglio prodotto degli artigiani fiorentini. Firenze detiene questo patrimonio immenso di tradizione artigianale, il nostro compito è comprenderlo e proiettarlo nel futuro.

Polimoda - Manifattura Tabacchi Lab

A proposito della Firenze degli artigiani, quali sono i suoi indirizzi del cuore?

L’Officina di Santa Maria Novella per me è la madeleine di Proust. Quando passo da via della Scala la fragranza del pot-pourri che emana dall’ingresso è un richiamo quasi ancestrale al quale mi è difficile resistere. Un altro luogo emblematico è il negozio e laboratorio di Loretta Caponi che frequento da quando ero bambino, con mia madre. Amo la sua capacità di integrare cultura e artigianato, e il suo equilibrio che non oltrepassa mai il limite tra creatività e cattivo gusto. Amo anche un gioiellerie artigiano Alessandro Dari, il suo spirito alchemico mi affascina molto.

Polimoda - Villa Favard

Un luogo ad altissime vibrazioni positive?

La Cappella Brancacci che si trova nel mio quartiere, l’Oltrarno. Un luogo magico, poco conosciuto e anche un po’ segreto perché non vi si accede dall’ingresso principale della Chiesa del Carmine. Vedere la perfezione stilistica con cui il Maestro e l’allievo, Masolino e Masaccio, si compensano l’uno con l’altro mi emoziona, perché non distingui quasi dove finisce l’uno e dove comincia l’opera dell’altro, e diventa un unicum. Questo è uno degli spazi che amo di più a Firenze. Ma c’è anche un altro luogo che amo molto ed è il giardino degli Iris. Per quel mese in cui è possibile accedervi, a maggio, vale davvero la pena visitarlo.

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