Margherita Pandolfini, pittrice e cofondatrice dell'Atelier Tessile La Serra MK
Tutto quello che ancora non sai sulla discendente della nobile casata fiorentina
I Pandolfini sono una delle più illustri e antiche casate di Firenze, infatti sono detti ‘nobili di primo Cerchio’ allusione al fatto che erano già presenti a metà del 1200, epoca del primo cerchio di mura cittadine. Hanno sempre fatto parte delle Magistrature e hanno dato Priori e Gonfalonieri. Il personaggio più illustre è il vescovo Giannozzo, amico e mecenate di Raffaello a cui commissionò la splendida facciata del palazzo di famiglia, vero capolavoro del genio di Urbino. Nel XVIII secolo furono insigniti del titolo Comitale dai Lorena. Altro personaggio rimarcabile della casata è stata la bellissima Eleonora che, all’estinzione del ramo maschile della casata, trasmise nome e titolo a un pronipote, discendente a sua volta da una nobile famiglia Russa. La stessa Eleonora è stata resa immortale dalla poesia del Foscolo che la cantò ne Le Grazie, per la sua bellezza. La casata ancora abita e possiede il palazzo disegnato da Raffaello
La sua è una delle più antiche famiglie nobili di Firenze, con personaggi che hanno influito sulla storia della toscana e dell’Italia. Tra tutti a quale di questi si sente più legata?
Eleonora Pandolfini è stata l’artefice delle bellezze e della conservazione del palazzo, anche io, come lei, mi sento vicina agli artisti e collaboro con loro. Sono sicura che il mio senso creativo l’ho ereditato da lei.
Margherita, qual è l’aneddoto più significativo della storia della sua famiglia?
Anche in questo caso torno a parlare d’arte: con il mio antenato che era amico e protettore di Raffaello al punto da fargli progettare il nostro palazzo.
Che effetto le fa sapere di essere parte di tutto questo?
Mi sento grata di aver ereditato il senso dell’arte, delle forme e dei colori e di apprezzare la bellezza che mi circonda in città.
Un itinerario a Firenze attraverso i luoghi più iconici legati alla sua famiglia?
La chiesa di Badia con le bellissime tombe di famiglia, il museo Stibbert, voluto da mio trizio Federico Stibbert, e il palazzo Pandolfini in via San Gallo, come già detto progettato da Raffaello.
Il suo lavoro si esprime nell’interior design tessile, qual è il ‘filo’ conduttore delle sue creazioni?
Mi muovo tra due attività parallele. Una è legata ai prodotti di arredo, con lavori e progetti creati su misura e per i quali mi lascio ispirare dalla richiesta del cliente. Dall’altra parte, invece, c’è la mia attività artistica personale, dove il filo conduttore sono la natura e i colori.
Dov’è il suo atelier e a chi è rivolto il suo lavoro?
Il mio atelier è al piano superiore della serra nel giardino di Palazzo Pandolfini, a cui ho ridato vita nel 2009. Il mio lavoro è rivolto a studenti universitari e scuole. Svolgo infatti anche attività didattiche, proponendo workshop e esperienze tessili in cui si esplorano le varie tecniche. Creo poi prodotti d’arredo lavorando con privati: interior designer, architetti o comunque privati che sono interessati ad acquistare pezzi artistici e prodotti d’arredo.
Committenze importanti, divertenti o bizzarre ricevute negli ultimi tempi?
Il lavoro su commissione più importante è stato creare due collezioni di oggetti per la tavola per Bergdorf Goodman di New York. Tra le richieste più divertenti e bizzarre, due sono arrivate da uno stesso cliente: un principe arabo, per il quale abbiamo ricreato un campsite per il Burning Man, un festival che si tiene a Black Rock City, e una sorta di giungla con stampe singolari, per il salotto della sua casa a Londra.
Recentemente è stata promotrice di eventi culturali in città?
Già da tempo progetto iniziative qua in studio, organizzando eventi di Natale per promuovere i miei prodotti, negli ultimi anni, poi, a Firenze abbiamo partecipato a un evento al Museo Bellini, uno al Giardino dell’orticultura e l’anno scorso ho fatto una bellissima mostra al Museo Stibbert che ha avuto un grande successo.
Qual è l’insegnamento di un membro della sua famiglia a cui lei tiene di più?
Penso a mio nonno Filippo, che ha dato vita alla serra che ospita il mio atelier. È lui che mi ha dato la possibilità di fare tutto quello che ho fatto fino ad oggi e che farò in futuro.
Margherita, qual è un sogno per il futuro?
Il mio sogno è quello di continuare a creare e proporre delle belle esperienze agli altri attraverso il mio lavoro.