Leonardo. Rigorosa fantasia
Agli Uffizi, il Codice Leicester di Leonardo. Il curatore della mostra ci racconta la modernità e la passione di queste pagine
“La pagina che mi ha emozionato di più? Forse quella conclusiva del Codice, che poi sarebbe la prima, visto che Leonardo era mancino e compilava i quaderni partendo dal fondo. Leonardo vi ipotizza la nascita di alcune catene montuose nell’emisfero boreale per compensare un crollo nel ventre della terra che ne avrebbe altrimenti compromesso la stabilità. Naturalmente si tratta di un’ipotesi dato che non poteva affondare lo sguardo nel ventre della Terra, ma stupisce la razionalità rigorosa con cui arriva a una conclusione lucida e allo stesso tempo quasi visionaria…”. Con queste parole Paolo Galluzzi, direttore del Museo Galileo, introduce la mostra da lui curata Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci. L’Acqua Microscopio della Natura, agli Uffizi fino al prossimo 20 gennaio. Settantadue pagine di splendidi disegni e straordinari appunti, pensati e sperimentitati nel territorio fiorentino, dopo quasi 20 anni trascorsi a Milano: il Codice Leicester di Leonardo da Vinci torna a Firenze come anteprima di assoluta grandezza delle celebrazioni leonardiane che si svolgeranno in tutto il mondo nel 2019 in occasione dei 500 anni della morte del genio.
E’ il regalo alla città di Bill Gates, il fondatore di Microsoft che ne è diventato proprietario dopo averlo acquistato dal magnate Armand Hammer nel 1994.
Si tratta di una delle opere più importanti del Maestro, che presenta grande affinità con le sensibilità che oggi abbiamo maturato verso i temi dell’acqua e dell’ambiente, che sono il filo rosso che lega le pagine del manoscritto. “Ci sono pagine che stupiscono per la straordinaria modernità. Per esempio Leonardo ipotizzò che la superficie della Luna fosse coperta in gran parte di acqua, per spiegarne la luminosità secondaria prodotta della riflessione dalla Terra dei raggi solari. In effetti il tema della presenza di acqua in altri pianeti diversi dalla Terra è un tema ampiamente dibattutto anche oggi. Leonardo ipotizza inoltre che la Terra è molto più vecchia dei 4000 anni attribuiti al nostro pianeta dal Genesi biblico. Lo deduce dalla presenza dei fossili marini che osserva sulle cime delle montagne dalla quale conclude che la terra ha una storia che si perde nel tempo. E soprattutto Leonardo mostra di pensare che la creazione della Terra non solo precede di gran lunga la comparsa dell’uomo, ma che non è stata concepita per soddisfare i suoi bisogni. Un’affermazione audace perché contraria alla dottrina cattolica imperante, che Leonardo propone senza esitazione perché i suoi appunti sono destinati a rimanere nel suo cassetto.
Un Codice concepito in gran parte tra 1504 e il 1508, in un periodo che fu per Leonardo una fase di intensa attività artistica e scientifica. Erano gli anni nei quale effettuava gli studi di anatomia nell’Ospedale di Santa Maria Nuova, cercava di far volare l’uomo e studiava soluzioni avveniristiche per rendere l’Arno navigabile. Commenta Paolo Galluzzi:”Il Codice fu compilato da Leonardo nella fase più creativa della propria esistenza, nel cuore di una Firenze allora vera e propria scuola del mondo ”
I fogli del Codice saranno collocati nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi, e - con il supporto di un innovativo sussidio multimediale, il Codescope, - il visitatore potrà sfogliare i singoli fogli sugli schermi digitali, accedere alla trascrizione dei testi, e ricevere molteplici informazioni sui temi trattati, mentre apparati multimediali avanzatissimi aiuteranno a comprendere le intuizioni pionieristiche che contiene. Grazie al mecenatismo della maison fiorentina Stefano Ricci, accanto al Codice Leicester saranno esposti , tra gli altri, quattro fogli del Codice Atlantico, conservati alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Si tratta di un arricchimento importante per la mostra: due studi tra i più belli di ingegneria civile e due studi sulle fasi della luna. I disegni ambrosiani sviluppano temi principali del Codice Leicester. Sarà presente in mostra anche il Codice sul volo degli uccelli di Leonardo Alla domanda di cosa si impara ad amare del genio fiorentino, sfogliando i suoi codici, Paolo Galluzzi non ha dubbi: “La sua curiosità, la sua passionalità che lo portano ad aprire continue parentesi, che dimentica quasi sempre di chiudere, affascinato dai nuovi territori da esplorare che prospettano. Da qui i tanti studi lasciati incompiuti, ma anche le meravigliose intuizioni dalle quali si resta folgorati”.