Le opere di Mimmo Jodice in mostra a Firenze
Fino al 14 luglio a Villa Bardini ottanta opere che ripercorrono la straordinaria carriera di uno dei grandi maestri della fotografia italiana
Per la prima volta le straordinarie immagini di Mimmo Iodice arrivano a Firenze: a Villa Bardini Mimmo Jodice. Senza tempo fino al prossimo al 14 luglio. A cura di Roberto Koch, seconda tappa dopo Lisetta Carmi del progetto La grande fotografia italiana di Gallerie d’Italia che omaggia i grandi fotografi del Novecento del nostro Paese, a Firenze la mostra si arricchisce di una nuova sezione dedicata alle immagini delle opere fiorentine di Michelangelo Buonarroti, che escono dagli archivi del grande fotografo dopo trent’anni: lo sguardo accigliato del Bruto, la compostezza della Madonna del Tondo Pitti, l’intensità dei volti del Giorno, la Notte, il Crepuscolo e l'Aurora delle Tombe Medicee, ma anche i particolari dei corpi dei Prigioni, della Pietà di Palestrina e della Pietà Bandini.
Un racconto di luce che accarezza la superficie del marmo, che il fotografo realizza alla fine degli anni ’80. Le fotografie furono esposte solo nel 1990 a Napoli, a Palazzo Serra di Cassano. Accompagna poi l’esposizione un documentario sulla vita dell’artista, realizzato dal regista e autore Mario Martone, suo amico e concittadino.
In mostra 80 opere, realizzate tra il 1964 e il 2011, che ripercorrono i più importanti temi del lavoro artistico di Mimmo Jodice, suddivisi nelle sezioni Anamnesi, Linguaggi, Vedute di Napoli, Città, Natura, Mari. Dalla sequenza di volti statuari e mosaici antichi, realizzati per l’architetto Gae Aulenti per la stazione Museo della metropolitana di Napoli, alle sperimentazioni in camera oscura degli anni Sessanta dove le regole del linguaggio fotografico vengono stravolte superando e forzando i limiti dello stesso.
Nella sezione delle Vedute di Napoli si ritrova, invece, tutta l’inquietudine dell’artista, panorami indecifrabili ed enigmatici in un tempo rarefatto e sospeso, fatto di vuoti e di assenze. L’indagine sulla sua città è solo un punto di partenza che allena il suo sguardo per attraversare in futuro altri paesaggi urbani come Boston, Parigi, San Paolo, Roma, Milano, Tokyo. A questo racconto si contrappone la Natura di Mimmo Jodice. Questa è aggressiva e poco accogliente, provocando nello spettatore un sentimento di disagio che lo costringe a guardare il mondo che ci circonda in un modo nuovo. Infine, il Mare dove il tempo di Jodice sembra fermarsi definitivamente. Jodice passa ore a guardarlo rintracciando nella sua piatta apparenza, nel movimento circolare delle onde che si infrangono sulla riva, nella ripetitività dei gesti naturali, la dimensione dell’assoluto.