La Specola, cosa vedere nel museo scientifico più antico d'Europa
Scopri una delle collezione di cere anatomiche più importanti al mondo e tanti reperti animali e minerali
La Specola è uno dei musei scientifici più antichi d’Europa e finalmente riapre al pubblico dopo il restauro dell’edificio che lo ospita. Al suo interno più di 3,5 milioni di reperti animali, la raccolta più ampia al mondo di cere anatomiche del XVIII secolo e la collezione del ceroplasta siciliano Gaetano Giulio Zumbo (1656-1701).
1.400 elementi della straordinaria collezione di cere anatomiche sono stati realizzati tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo per ottenere un vero e proprio trattato didattico-scientifico che, senza bisogno di ricorrere all’osservazione diretta di un cadavere, si proponeva di illustrare l’anatomia del corpo umano. Il nome della Specola si riferisce all'osservatorio che il Granduca Pietro Leopoldo installò nel torrino, dove si trovava anche la stazione meteorologica.
La storia
Il 21 febbraio del 1775 il granduca Pietro Leopoldo di Lorena istituiva l’Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale, il primo museo naturalistico ad essere aperto al pubblico e, al tempo stesso, il primo a presentare la natura nella sua completezza: visitandolo si passava dalla terra (mineralogia) al cielo (astronomia) transitando per l'antropologia, la botanica, la zoologia.
L’idea risale al 1763, quando il naturalista e scienziato fiorentino Giovanni Targioni Tozzetti redige il primo catalogo di tutti i reperti naturalistici presenti nella Galleria. Nel 1765 con l’arrivo a Firenze del giovane granduca Pietro Leopoldo di Lorena prende vita il progetto museale che porta alla realizzazione del Palazzo della Scienza, in Palazzo Torrigiani dove ancora oggi ha sede La Specola, acquistato nel 1771 e ristrutturato in quattro anni dall'architetto Gasparo Maria Paoletti. Il Museo e le sue collezioni divennero una tappa obbligata dei Grand Tour e i lavori di ampliamento delle collezioni proseguirono negli anni. Tutte le Guide della Città di Firenze di fine Settecento suggerivano una visita al Museo per osservare il mondo e l’uomo alla luce delle nuove scoperte scientifiche. Molti intellettuali, tra cui il marchese di Sade, hanno lasciato nei loro scritti accurate testimonianze della loro visita al Museo. Il grande successo del Regio Museo è testimoniato infine dal rilevante numero di ingressi registrati. Tra il 1784 e l’ottobre del 1785 furono oltre 7.000 i visitatori, di cui circa il 30% donne. L’orario di apertura era dalle 8 alle 13 per “il popolo di città e contado che potrà esserci introdotto purché pulitamente vestito”. E dalle ricerche è emerso che l’83,7% dei visitatori apparteneva al “terzo stato”.
Quando Ferdinando III di Lorena abbandonò il granducato di Toscana per l’arrivo delle truppe napoleoniche, lo stesso Napoleone visitò la Specola e ordinò 40 casse di cere oltre a una statua lignea per Parigi, mai giunte a destinazione e ancora oggi a Montpellier. Le vicende alterne del Museo presero avvio nel 1807, quando il nuovo governo istituì nel Museo il Liceo di Scienze Fisiche e Naturali, segnando così la fine dell’impostazione illuminista del Museo ispirata all’unità del sapere. Con la restaurazione del governo dei Lorena nel 1814 l’esperienza del Liceo si concluse e il Museo fu destinato ad essere luogo del “privato piacere” del granduca. Nel 1829, con la nomina del direttore Vincenzo Antinori il Museo tornò ad essere un’istituzione al servizio della scienza e della didattica pubblica. La disgregazione del Museo di via Romana inizia nel 1865, sotto la direzione del fisico Carlo Matteucci. Sostenitore delle discipline sperimentali, fortemente critico rispetto ai costi del mantenimento delle collezioni naturalistiche e sull’idoneità degli spazi della Specola per la ricerca, ebbe inizio la settorializzazione e la specializzazione dei vari insegnamenti
Negli anni successivi le collezioni di Palazzo Torrigiani, prima sede del museo unitario, furono spostate e collocate in diversi palazzi fiorentini. Nel 1872 fu l’astronomia la prima disciplina con relativa collezione museale a migrare dalla Specola verso il nuovo Osservatorio di Arcetri. Il Museo Zoologico rimase alla Specola, i Gabinetti di Geologia e Paleontologia e Mineralogia con le relative collezioni furono trasferiti nel 1880 nella zona di piazza San Marco, in via La Pira, dove si trovano ancora oggi. Gli Istituti di Chimica e Fisica trovarono una collocazione in via Gino Capponi, dove si trovava anche dal 1869 il Museo di Antropologia fondato da Paolo Mantegazza. Sempre nel 1880, il Giardino dei Semplici, in via Micheli, l’attuale Orto botanico, fondato nel 1545 da Cosimo I dei Medici, venne assegnato all’Istituto di Studi Superiori e divenne il luogo in cui gradualmente e lentamente furono trasferite le piante dalla Specola. I lavori furono ultimati nel 1905. Nel 1930 anche le collezioni storiche di strumenti di fisica e astronomia lasciarono la Specola per essere trasferite, nell’allora Istituto e Museo di Storia della Scienza, oggi Museo Galileo. Nel 1932, infine, il Museo di Antropologia passò dalla sede di via Capponi al Palazzo non Finito di via del Proconsolo, dove si trova ancora oggi. Nel corso del Novecento il Museo prosegue il lento percorso di disgregazione inaugurato nel secolo.
La rinascita del Museo inizia negli anni ’70, quando fiorisce una nuova sensibilità verso la natura e cresce l’attenzione pubblica alle questioni ambientali con, l’ancor oggi definitiva, presa di coscienza della limitatezza delle risorse naturali del pianeta Terra. Nel 1984 l’Università di Firenze dispone la riunificazione delle collezioni scientifiche e istituisce il Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze, con sedi dislocate, non solo per gli universitari ma anche per tutti i gradi di istruzione a partire dalla primaria. All’inizio del 2000 vengono istituite sei sezioni a ciascuna delle quali è assegnata una dotazione di risorse finanziarie e umane.
Le Collezioni
Ceroplastica
L'officina di ceroplastica fu attiva per quasi un secolo a Firenze, dal 1771 a opera di Felice Fontana fino alla seconda metà dell’Ottocento. Le lavorazioni della scuola fiorentina, appartenenti oggi al Museo, costituiscono un patrimonio di 513 urne contenenti cere di anatomia umana per un totale di 1.400 pezzi, 65 urne di anatomia comparata e oltre 400 modelli vegetali in cera. Nelle collezioni ci sono anche 5 cere del Seicento di Gaetano Zumbo, uno dei più apprezzati ceroplasti al mondo. I maestri ceroplasti lavorarono la cera riproducendo figure intere, parti anatomiche e altri modelli, a partire da un calco in gesso e talvolta a cera piena. Il principale strumento del mestiere era la cera d'api, lavorata insieme ad altre sostanze (cera cinese, trementina, etc). Una volta fusa la cera venivano aggiunti i coloranti – anche polvere d’oro per ottenere le giuste sfumature. L'officina realizzò numerose opere su commissione di privati e musei: le opere si irradiarono così a Cagliari, Bologna, Pisa, Pavia, Modena, Budapest, Leida, Montpellier e Vienna.Proprio a Vienna si trova la collezione più importante dopo quella fiorentina (1.200 pezzi), commissionata dall'Imperatore d'Austria Giuseppe II per la scuola Medica Militare dello Josephinum. A Montpellier e non a Parigi è invece conservata la commissione di Napoleone di 40 casse d'opere in cera.
Mineralogia e Litologia
Le ricchissime collezioni mineralogiche e litologiche del museo di via Romana offrono uno sguardo sul mondo dei minerali e delle rocce. Sono oltre 50.000 gli esemplari provenienti da tutto il mondo, anche extra-terrestri (meteoriti). Le raccolte hanno origine nel periodo mediceo e sono documentate nel loro divenire: il Museo offre così agli studiosi l'occasione di seguire lo sviluppo delle discipline mineralogiche, sia dal punto di vista classificativo, con i cataloghi storici e gli archivi, che da quello pratico di laboratorio, con una serie di strumenti che testimoniano l'evoluzione delle conoscenze. All'interno delle collezioni anche i campioni-tipo (olotipi), depositati per la descrizione di nuove specie di minerali come richiesto dall'Associazione Mineralogica Internazionale. Di particolare valore la collezione medicea di pietre lavorate, simbolo di un collezionismo del passato che abbiamo l'onore e l'onere di conservare.
Zoologia
Nel palazzo Torrigiani, sede storica de La Specola sono custoditi milioni di reperti raccolti in oltre due secoli di storia del Museo. Grazie a direzioni illuminate tra Ottocento e Novecento, il Museo è sempre stato uno dei più importanti riferimenti italiani nel campo della ricerca zoologica, con collezioni di valore assoluto. Le raccolte di Vertebrati e Invertebrati sono sia il frutto di campagne di studio e spedizioni di ricerca in Italia e nel mondo (di particolare importanza quelle svolte negli ultimi decenni in Africa Orientale), sia di donazioni e acquisizioni. Ogni anno decine di studiosi italiani e stranieri compiono le loro ricerche sulle collezioni del Museo, e migliaia di campioni vengono inviati in studio a specialisti di ogni paese del mondo. Migliaia di tipi di nuove specie sono quindi presenti nelle collezioni, e questo numero cresce ogni anno. Alla Specola sono anche conservati rarissimi reperti di animali ormai estinti, come ad esempio il Tilacino della Tasmania.
Con la riapertura, i visitatori possono scoprire i nuovi percorsi – le cere botaniche e mineralogia – allestiti dopo l’intervento di ristrutturazione e ritrovare la storica collezione di zoologia. Gli altri percorsi - dalle cere anatomiche al Salone degli Scheletri, dalla Tribuna di Galileo al Torrino – sono visitabili su appuntamento a partire dal primo marzo.