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Vittoria Puccini

text Teresa Favi

10 Gennaio 2023

La nostra intervista a Vittoria Puccini

L’attrice fiorentina racconta la sua carriera e ci guida nella sua Firenze

Sulla cover dell'ultimo numero di Firenze made in Tuscany, uscito in occasione di Pitti Uomo 103 e che potete sfogliare QUI, l'attrice fiorentina Vittoria Puccini. Potete leggere l'intervista qui di seguito!

È una delle attrici italiane più belle e più brave di questi anni. Non ha mai fatto la prima donna, ma in quel corpo esile e sotto quella pelle diafana nasconde un’anima d’acciaio. Vittoria Puccini, reduce da due pellicole uscite al cinema nel 2022 - Quasi orfano di Umberto Carteni e Vicini di casa di Paolo Costella, quest’ultimo primo al box office - e una miniserie per RaiUno Non mi lasciare di Ciro Visco, è pronta a tornare nel 2023 con due nuovi film, uno girato tra giugno e luglio in Norvegia da Michela Andreozzi insieme a Fabio Volo e ispirato al suo ultimo libro Una gran voglia di vivere, e l’ultimo lavoro di Daniele Lucchetti, tratto dal romanzo Confidenza di Domenico Starnone.

VICINI DI CASA ©Stefano Schirato

Fiorentina Doc - suo nonno Guido Morozzi è stato un grande architetto e uno dei padri fondatori della storia culturale della città nel dopoguerra - ha iniziato la carriera nel cinema oltre venti anni anni fa, appena diciannovenne.

Vittoria Puccini

Guardandosi indietro, qual è stata la vera sfida della sua carriera?

Questo lavoro ti porta a interpretare ruoli sempre diversi che, spesso, non ti corrispondono per niente; anzi meno ti somigliano e più è divertente, perché devi attingere a esperienze tue per costruire qualcosa che è totalmente altro da te.

La scoperta più bella di sé attraverso il lavoro di attrice?

Ho capito di non essere la persona statica che immaginavo all’inizio, ma molto più morbida, fluida e possibilistica, sempre in continuo movimento e cambiamento. Un aspetto di me che mi piace molto.

C’è un regista con il quale si è sentita più a suo agio?

Non è detto che sentirsi a proprio agio con un regista significhi automaticamente lavorarci bene; anzi, spesso, è proprio quando lo detesti, il momento in cui ti ha spinto a superare il tuo limite.

Che virtù conserva delle grandi donne del passato a cui ha prestato il volto, da Oriana Fallaci a Anna Karenina?

Il coraggio e la determinazione di portare avanti le proprie idee andando contro un certo sistema o sfidando l’opinione pubblica.

Non mi lasciare by Ciro Visco

Dell’esperienza fatta ne L’Oriana, la fiction diretta da Marco Turco, cosa le è rimasto?

Un’esperienza molto forte sono state le riprese in Vietnam, tre settimane molto complicate ma veramente incredibili. Quella mini serie per RaiUno raccontava anche la movimentata intervista a Khomeini in Iran, che la Fallaci sfidò con domande spietate e con il gesto di togliersi il velo che le era stato imposto, proprio quello che stanno facendo adesso con altrettanto coraggio le donne di quello stesso Paese per affermare la propria libertà contro un regime che ne limita i diritti.

È stato doloroso allontanarsi da Firenze a vent’anni?

Quando mi sono trasferita a Roma, i primi soldi che guadagnavo finivano nei biglietti del treno per tornare a casa nei weekend. Ancora oggi mio padre, mio fratello con la sua compagna e i loro due bambini, vivono nella casa costruita dal nonno e dove è nata mia madre. Firenze e la casa di famiglia da cui non mi sono mai allontanata sono le mie radici.

Quasi orfano by Umberto Carteni

Quali sono i suoi luoghi del cuore in città?

I luoghi del nonno: Santa Reparata, l’antica chiesa su cui è stato edificato il Duomo, fu lui a scoprirla e a dirigere i lavori, c’è una targa che lo ricorda. La Certosa, alle porte della città, anche questa l’aveva ristrutturata lui, ci andavamo spesso da bambini a vedere il presepe, una tradizione fiorentina durante il Natale. Poi la collina di Marignolle, dove c’è la nostra casa di famiglia con le stradine meravigliose e antichissime, i muri a secco, che ti trasportano in un’altra epoca pur essendo a un passo dal centro. Infine, il Giardino di Boboli dove ho passato la mia infanzia a giocare e scorrazzare tra le siepi di bosso, un posto magico, sembra di essere in una favola.

boboli cover header

Il consiglio che è diventato il suo mantra?

Nella mia prima esperienza di cinema sul set di Tutto l’amore che c’è, Sergio Rubini che ne curava la regia, mi disse: “L’attore deve avere due qualità: la generosità e l’umiltà”. Con il passare del tempo e il susseguirsi dei film, mi sono resa conto che le cose stanno proprio così.

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