La Galleria dell’Accademia del XXI secolo raccontata da Cecilie Hollberg
Il direttore della Galleria ci porta alla scoperta delle sue opere più belle
“Una visita all’Accademia è sempre un’ottima occasione per vedere la Bellezza da vicino, ma oggi questo è vero ancora di più”: va diretta al punto Cecilie Hollberg, dal 2015 direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze.
Un restauro iniziato in un momento particolarissimo: l’8 marzo 2020 chiusero tutti i musei italiani, all’indomani all’Accademia era prevista l’apertura del cantiere. “Abbiamo rinnovato sette Sale dalle basi fino al soffitto, il lockdown non ci ha spaventato. Anzi ci ha permesso di lavorare più concentrati senza aspettare la chiusura serale del Museo o i lunedì” - ci racconta la Direttrice. La incontriamo un lunedì di settembre: il museo chiuso, i lavori finiti. Tutto è pronto per l’inaugurazione del 10 ottobre. Manca solo un piccolo tassello, la Gipsoteca di Lorenzo Bartolini che in realtà è già quasi terminata anche se rimarrà segreta fino a ottobre. Il nuovo allestimento di Bartolini deve essere bellissimo, lo si legge già nei suoi occhi azzurri. È rilassata e sorridente. Sono stati quasi 3 anni di lavoro, intensi e forse più complicati del previsto ma ne è valsa la pena: “Abbiamo cambiato gli impianti di illuminazione e climatizzazione, lavorato sulla statica e sostituito le capriate trasandate. Ci sono cose che attirano più l’attenzione dei visitatori, ma il lavoro che non si vede è stato forse quello più impegnativo: abbiamo scoperto molti danni solo dopo aver iniziato i lavori” ci racconta ancora Cecilie. Oggi finalmente tutto il Museo è illuminato con luci a led, che accarezzano statue e dipinti e ne fanno scoprire aspetti inediti e sconosciuti.
“Alcune opere sono sembrate nuove anche a me e al nostro staff: ci siamo riscoperti meravigliati e incuriositi davanti a capolavori che vediamo ogni giorno, proprio grazie alla nuova luce.”
Le ultime luci installate sono quelle sul David, i Prigioni e i transetti laterali della Tribuna. Un Museo che si è attualizzato è ringiovanito: nato nell’800 oggi ha il passo del XXI secolo: “Un vero e proprio risveglio. - ci conferma la Hollberg - Prendiamo ad esempio la Sala del Colosso: prima i visitatori non si soffermavano, avevano fretta di trovarsi davanti al mio responsabile marketing (ndr così la Direttrice definisce scherzosamente il David). Adesso sostano estasiati di fronte al Colosso in gesso, alle pitture del ‘400 e ‘500 che si stagliano contro il blu delle Sale.”
Il blu Accademia: più morbido del già noto blu Klein ma destinato a diventare ugualmente famoso, quinta scenica perfetta per Paolo Uccello, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Filippino Lippi, Perugino, Giambologna...
Le Sale del Duecento e del Trecento sono invece avvolte da un verde che rende più squillante l’oro delle Pale d’altare: Angeli e Madonne firmate Agnolo Gaddi, Giovanni da Milano, un frammento di Giotto - dal quale è stato rubato questo verde così perfetto per raccontare un’epoca - sembrano acquistare tridimensionalità e splendore.
“I lavori sono stati lo spunto anche per esaminare tutte le opere, spolverarle e restaurarle dove necessario”
Concludiamo con un’altra novità: le Sale degli Strumenti Musicali oggi sono accolte nel percorso. Un tuffo nella musica rinascimentale con le Collezioni dei Granduchi Medici e Lorena. “Delle vere e proprie opere d’arte - conclude Cecilie - di cui ricordo tra le altre, il primo pianoforte di Bartolomeo Cristofori, inventore dello strumento, e lo Stradivari Medici, una viola assolutamente originale in ogni sua parte.”