La città è muta: Firenze e il lockdown da Coronavirus, 7 giorni prima della Fase Due
La Firenze silenziosamente presidiata ai tempi del Coronavirus nel reportage di Marco Benvenuti
E’ la visione più realistica, ruvida e meno ammiccante che abbiamo ricevuto finora, tra i contributi di questa nostra serie realizzata grazie a un manipolo di grandi fotografi fiorentini che ha accettato di raccontare Firenze ai tempi del Coronavirus.
L’occhio, il dito e le gambe che hanno realizzato questi scatti, in un bianco e nero che non lascia spazio a vagheggiamenti, sono quelli di Marco Benvenuti. Oggi imprenditore che si divide tra azienda, macchina fotografica e musica, il suo sogno era fare il fotoreporter di guerra. La vita gli ha messo davanti altre chance che lui ha accettato con cuor di leone. Ma eccolo qui, con il suo sogno che preme ad ogni istante dall’obiettivo che maneggia in modo impavido di fronte a una bellezza difficile da mettere in ginocchio. Eppure...
"Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un fatto e l’organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono e significano quel fatto" diceva Henri Cartier-Bresson, il padre del fotogiornalismo. E Marco Benvenuti in questa sequenza di immagini di Firenze - svuotata e presidiata in un silenzio assordante tra il 1° e il 2 aprile 2020 - non viene meno a questo principio.
Ma sempre Cartier-Bresson, che non era mai contento quando i suoi redattori aggiungevano testi alle sue immagini, era solito dire anche: “lasciamo che le foto parlino da sé e non permettiamo che delle persone sedute dietro ad una scrivania aggiungano ciò che non hanno visto".
Oggi dobbiamo proprio concordare con lui. Queste immagini non hanno bisogno di parole, di un testo che le spieghi, sono mute, perché devono parlare al cuore e agli occhi.