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Alessandro Benvenuti

text Giovanni Bogani

13 Ottobre 2023

La carriera e i luoghi del cuore di Alessandro Benvenuti

Il nostro incontro con uno dei più influenti attori toscani

“Io Firenze l’ho vissuta da innamorato. Da innamorato che veniva  da fuori, dalla provincia. E scopriva una bellezza e una vitalità inesauribili”. Alessandro Benvenuti racconta così il suo incontro con Firenze. Attore, regista, sceneggiatore, Alessandro Benvenuti ha segnato la storia del cabaret, del teatro e del cinema italiani. Fin dall’alba degli anni ’70: quando, ventenne, si affacciava sulla scena artistica fiorentina. Nato a San Francesco di Pelago, a venti chilometri da Firenze, nel gennaio 1950, Alessandro Benvenuti ha fondato il trio dei Giancattivi, che raggiunse il successo con la trasmissione televisiva Non stop. Ha avuto un successo immenso con il monologo teatrale Benvenuti in casa Gori, in cui interpreta dieci personaggi differenti, che ha registrato il tutto esaurito in oltre trent’anni di repliche.

Benvenuti, che in teatro si è speso più volte anche come direttore artistico (quest’anno è riconfermato al timone dei Teatri di Siena), dal 2015 è tornato sul piccolo schermo per interpretare l’esilarante personaggio di Emo Bandinelli in una delle più popolari serie televisive italiane, I delitti del BarLume, in onda su Sky da 10 stagioni e pronta a tornare nel 2024. La serie, che ha come protagonista Massimo Viviani alias Filippo Timi, è tratta dai romanzi del giallista toscano Marco Malvaldi, ed è girata da sempre a Marciana Marina, all’Isola d’Elba.

Alessandro Benvenuti

Com’era Firenze, quando la incontrasti per la prima volta?

Viveva un momento irripetibile. Ospitava le più grandi compagnie di teatro del mondo. Mimi, attori, artisti. C’erano, a Firenze, geni del teatro come Tadeusz Kantor, che faceva i suoi esperimenti teatrali.

Tu iniziasti a vivere l’altra città. Non quella del Rinascimento, ma quella di un nuovo rinascimento artistico.

Sì, al teatro di Rifredi, nella vecchia sede della compagnia operaia, la Società di Mutuo soccorso, era nato un centro della nuova satira che è stato un riferimento per tutta l’Italia.

Iniziò lì la tua carriera…

Ma non esisteva quella parola nella mia mente. C’era solo il presente: un presente talmente pregno di energia, pieno di significati, che non c’era tempo per pensare al dopo. C’era un ‘qui ed ora’ fantastico, pieno di creatività, di scambio di pensieri, di idee.

E Firenze, in tutto questo, che cosa era?

Una mamma. Una mamma che ci adorava, e noi dei figli che adoravamo lei. Impegnati, con altri autori come Ugo Chiti, a riscoprire e ricreare il linguaggio toscano. A rivivere il vernacolo, ma in modo moderno.

I delitti del BarLume, serie Sky diretta da Roan Johnson

Poi nel 1978 arrivò la televisione, a darvi la celebrità con il trio I Giancattivi nella trasmissione Non stop. Tu, Francesco Nuti, Athina Cenci.

Non accettammo subito di fare la televisione. Io non avevo nemmeno il televisore: ascoltavo solo musica. Ma in quegli anni in televisione c’erano dirigenti intelligenti, coraggiosi: non erano dei semplici funzionari televisivi. Abbiamo accettato, e da lì è cominciata una nuova strada per tutti noi.

La tv ha cambiato faccia con voi…

Con noi, con Massimo Troisi, con Carlo Verdone, con Roberto Benigni. Prima era grigia, democristiana. Avevano bisogno di un rinnovamento. E noi lo interpretammo.

Anche quando poi sei andato a vivere a Roma, hai portato la lingua toscana dentro di te. E dentro i tuoi spettacoli.

Sì, Benvenuti in casa Gori, lo spettacolo scritto insieme a Ugo Chiti, in cui interpreto dieci personaggi diversi, spettacolo che mi ha regalato trent’anni di successi, è molto toscano. E proprio per questo è molto universale. La nostra lingua è la nostra memoria, la nostra identità. Io ho trattato la lingua toscana come un orto.

Un orto da coltivare.

Certamente. Il toscano è una lingua sia popolare che colta. Ha radici profonde, e per me - che mi sento un uomo senza radici - ha rappresentato una salvezza, un punto di riferimento continuo.

Arriviamo ai luoghi di Firenze che più ami. Quali sono?

I suoi teatri. Il Niccolini, che è stato importantissimo per la storia di Firenze. La Pergola, dove ho visto il primo spettacolo della mia vita: era Carmelo Bene in Nostra Signora dei Turchi, e ho pensato: bello, voglio fare questa cosa anch’io!

Che cosa senti quando torni a Firenze?

Quando torno, torno in punta d’anima. Mai con la sensazione di possederla, di conoscerla. Un giro all’alba, nelle strade intorno a via dell’Ariento. E la campagna sopra Fiesole, dove incidevamo le nostre musiche. Abbiamo vissuto un grande sogno, a Firenze. Ci ho vissuto gli anni più importanti della mia vita. Ma non sono un nostalgico, e lascio libero il mio cuore per il presente. Bisogna lasciare libero lo spazio mentale per il presente.

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