La basilica di San Miniato al Monte
La più antica chiesa di Firenze, ora Patrimonio Unesco, raccontata dall'abate Bernardo Gianni
Guarda Firenze dall'alto, la basilica di San Miniato al Monte, gioiello del romanico toscano, contempla e protegge la città da più di 1000 anni (il Millenario è stato celebrato nel 2018). I fiorentini ricambiano con un affetto quotidiano la sua benefica presenza: nessuno, anche camminando trafelato sui lungarni o nelle vie adiacenti del centro, può fare a meno di accarezzare con gli occhi quella facciata sublime che emana pace, armonia ed equilibrio.
“Ma la vocazione di tanta bellezza è universale” spiega dom Bernardo Gianni, l’abate benedettino priore di San Miniato che per presentare l’anno del Millenario (27 aprile 2018-27 aprile 2019), l’ha definita “una terrazza simbolicamente protesa su tutte le Nazioni”.
Non immaginatevi un vecchio e rugoso abate tipo Nome della Rosa, dom Bernardo è molto giovane per l’importante incarico che riveste, ma è già un riferimento della spiritualità e della cultura ben al di là dei confini ecclesiali e fiorentini. E' stato molto attivo in questi anni ed è grazie anche al suo impegno, se adesso San Miniato è stato dichiarato patrimonio UNESCO insieme ai vicini siti di Piazzale Michelangelo e delle Rampe.
Ci racconta come nasce la Basilica di San Miniato al Monte?
In un documento del 27 aprile del 1018 il vescovo Ildebrando racconta di aver trovato sotto un’antica basilica carolingia (quindi fondata da Carlo Magno nell’VIII secolo) le reliquie di San Miniato, santo di origine armena decapitato nel 250 d.C., e che volendo ricostruirla chiede aiuto all’imperatore Enrico II di Baviera. La costruisce e ne affida la guida a un abate di nome Drogo, fondando anche la comunità monastica. In questo gioco di passaggi - il coinvolgimento di un vescovo italiano, dell’autorità franca, poi tedesca, per un santo armeno - si svela la vocazione europea di questo luogo, e in qualche modo spiega perché San Miniato è amata da tutti, credenti e non, fiorentini e non fiorentini. A pensarci bene con questa caratteristica di universalità, San Miniato anticipa il ruolo che Firenze avrà nei secoli successivi e ancora oggi, ma inimmaginabile nel Mille.
Se ne sono rimaste, quali sono le tracce della originaria basilica carolingia?
La Porta Santa, la prima che si trova entrando. Sul marmo della soglia è inciso “Haec est porta coeli” che significa “Questa è la porta del cielo”. Il punto corrisponde con l’antica sepoltura di Miniato. E’ lo spazio più importante della chiesa attuale. Ma, al di là dell’aspetto storico, conta il suo significato: San Miniato al Monte fa accedere al cielo, che è di tutti, e dunque segnala uno spazio di libertà, di infinito, di universalità che tutti, credenti e non, riconoscono come qualità speciale di questo luogo.
Questa chiesa millenaria racchiude molte simbologie per molti di noi, oggi, oscure. Ci spiega le più interessanti?
E’ importante per la triplice scansione di spazi: entrando abbiamo la terra cioè la vita, la cripta sotterranea che rappresenta la morte, infine il terzo livello, la vita eterna, la Gerusalemme celeste. Livelli che il pellegrino è invitato a percorrere come una sorta di viaggio esistenziale per raggiungere la meta, il Cristo, alpha e omega, del catino absidale.
Anche le geometrie, ricorrenti sulla facciata e all’interno, hanno un significato, non vero?
L’insistenza sulla geometria è funzionale a percepire questi luoghi come spazi in cui l’uomo ritrova la misura con cui esplorare la Creazione. La geometria, che è bellezza, è un riverbero dell’intelligenza creativa di Dio.
Chi programma un viaggio a Firenze in questo periodo ricordi di ritagliarsi due ore di tempo per visitare questo luogo di straordinaria bellezza. Il momento magico è alle 7.15 o alle 18.30 quando risuona il canto gregoriano dei monaci.