Il nostro incontro a Firenze con Vittoria Colonna
Scopriamo di più della discendente omonima della musa di Michelangelo
La famiglia Colonna è una delle più antiche e illustri d’Europa. Insieme agli Orsini, con i quali furono sempre in lotta, i Colonna sono la sola famiglia di origini patrizie dell’antica Roma rimasta in vita. Ha dato alla Chiesa papi e cardinali, generali, uomini d’arme e di cultura. Tra i membri più importanti ricordiamo Sciarra Colonna, l’autore dello ‘Schiaffo di Anagni’ a Bonifacio VIII, il nemico di Dante; Oddone Colonna cioè Papa Martino V e Marcantonio Colonna che fu l’eroe della battaglia di Lepanto del 1571. Ma al femminile, uno dei personaggi più importanti della famiglia e nel mondo della letteratura, è Vittoria Colonna marchesa di Pescara, sposata al marchese d’Ávalos, e nipote di una Montefeltro che in sé riuniva i legami con le più grandi famiglie feudali italiane. Vittoria fu una grande poetessa e musa di Michelangelo, al quale fu legata da profonda amicizia affettuosamente ricambiata. Molti i loro incontri a Palazzo Colonna a Roma e la fitta la corrispondenza. Nel celebre affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, Michelangelo ritrasse accanto a sé proprio Vittoria, alla destra del Cireneo.
A Firenze, nel suo studio che si trova nel grembo dello storico Palazzo Bartolini Salimbeni, incontriamo oggi la discendente omonima che, oltre al nome e alla bellezza, ha ereditato dalla celebre antenata rinascimentale l’attitudine all’arte, alla spiritualità, alla libertà. Sceneggiatrice, artista, cantante e regista cresciuta tra l’Irlanda e l’Italia, Vittoria ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma, si è formata come cantante d’opera in Toscana, e poi ha continuato nelle arti dello spettacolo alla Gaiety School of Acting di Dublino. Ha diretto documentari, video musicali e film con cui ha partecipato a festival internazionali, vincendo molti premi e ricevendo anche una qualificazione all’Oscar con Sandboy del 2014. Le sue opere d’arte, quest’anno, sono esposte alle Serre Torrigiani fino al 16 maggio nella sua prima mostra personale a Firenze dal titolo WILD.
Qual è il suo legame con Firenze e cosa ama della città?
Amo questa città per avermi insegnato il significato della Rinascita. Sono tornata alle origini della mia famiglia e c’è una magia qui che mi ha cambiato la vita. Firenze è una ‘piccola città cosmopolita’ che attira creativi incredibili e ha un’identità toscana che trasuda qualità e sincerità, dal cibo, alla moda e alla cultura. La adoro.
Ricorda la prima volta in cui ha ammirato un’opera di Michelangelo a Firenze?
Mi sono innamorata del Tondo Doni, alla Galleria degli Uffizi. Fu il suo primo dipinto su tela e l’unica opera di questo genere a Firenze e nel mondo.
In Toscana, cosa possiamo visitare legato al nome dei Colonna?
Senz’altro Villa Torrigiani a Camigliano di Lucca, proprietà di mio zio Don Fabio Colonna, con la sua architettura barocca e i premiati giardini.
WILD è la sua prossima mostra a Firenze, di cosa si tratta?
E’ una doppia mostra in realtà. WILD, alle Serre Torrigiani, esplora il rapporto personale tra l’artista e le piante. In seguito, ci sarà WEEDS che è frutto di un’esperienza collettiva, e sarà allestita come arte pop-up in varie sedi dislocate della città, ma i dettagli saranno svelati nei prossimi mesi. Le opere di entrambe le mostre sono state create a Topanga, in California, l’anno scorso, e ora trasferite a Firenze per l’occasione.
Chi è Vittoria Colonna?
Amo e vivo per l’arte! La carriera non è tutto, le interazioni e relazioni umane che creo significano molto di più per me. Ogni lavoro mi ha portato in giro per il mondo dal Giappone, Argentina, dall’Australia fino agli Stati Uniti. Più viaggio, più mi rendo conto che siamo tutti ‘intrecciati’. Non c’è separazione. Questo è il segreto della felicità. Amo portare la liberazione dei colori ovunque! Ho la fortuna di essere una creativa multi-tasking. Ogni opera è una storia d’amore. A volte il risultato finale è una separazione o un nuovo inizio, è per questo che sento onestà e libertà nella pittura astratta. Sono sempre curiosa di sapere dove la pittura vuole condurmi. Padroneggiare l’arte significa per me pensare meno e sentire di più. La guida definitiva verso la scoperta di sé e la pace interiore. E ogni volta è come tornare a casa.