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15 Maggio 2015

In Toscana tre mostre dedicate a David Cronenberg

A tu per tu con il famoso regista canadese

E’ il padre del body horror, il regista che ha costruito un’intera carriera sullo studio del corpo e la sua evoluzione in tutte le sue sfaccettature, in un lungo percorso tra il fantascientifico e lo psicologico. David Cronenberg, regista, attore, produttore e scrittore canadese celebre per successi come La mosca, M. Butterfly, Crash, La promessa dell’assassino, A Dangerous Method e l’ultimo Maps to the Stars, è stato l’ospite d’onore dell’ultima edizione del Lucca Film Festival e protagonista di due importanti mostre: Evolution, che raccoglie oltre cento oggetti, materiali di scena, filmati e dietro le quinte provenienti dai set dei suoi film, alla Fondazione Ragghianti e al Puccini Museum Casa natale di Lucca, Red Cars, installazione multimediale dedicata alla Ferrari e al mondo delle corse, ancora a Lucca all’Archivio di Stato, e Chromosomes, settanta fotogrammi tratti dai suoi film più famosi, alla GAMC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio (fino al 5 maggio).


Cosa ha provato quando ha visto Evolution per la prima volta?
Una sensazione molto strana. Si dice che un uomo, verso la fine della vita, riesca a vedere il suo passato scorrergli davanti agli occhi…beh non è il mio caso (ride, ndr) ma vedere in immagini tutto quello che ho contribuito a fare mi ha dato proprio questa sensazione!

Lucca è la città natale di Giacomo Puccini, e la sezione della mostra dedicata a M. Butterfly è stata allestita proprio negli spazi del Puccini Museum. Che ruolo ha avuto il celebre compositore nella sua vita, privata e professionale?
Da un punto di vista professionale, la sua influenza si esplica in M. Butterfly, un film costruito intorno a quella che fu l’opera di Puccini: un film che tuttora adoro e che, all’epoca in cui lo girai, ero estremamente emozionato perché racchiudeva insieme, da un punto di vista artistico e musicale, l’Italia, la Francia, la Cina e il Giappone. Mia madre era una pianista e accompagnava con la sua musica i giovani cantanti: la mia prima memoria di bambino, prima ancora che sapessi chi era Puccini o cosa rappresentasse, è proprio la mia casa piena di musica, con opere come La bohème e Madama Butterfly. Posso dire che come impatto emotivo ha veramente formato la mia anima.

Chromosomes è stata prodotta da Volumina, mentre Evolution dal Toronto Film festival: quali sono le differenze tra lavorare con un team italiano e uno canadese?
Toronto vanta una comunità di italiani molto ampia, forse la più grande del mondo. Anche nel mio vicinato c’era una forte presenza italiana: sono cresciuto ascoltando la vostra musica che arrivava dalle case dei vicini, mi sento molto vicino all’Italian way of life, con i vostri ritmi e la vostra creatività. Credo che questa fusione tra Italia e Canada generi un frutto migliore della somma degli individuali.

Che effetto le fa pensare che alcune immagini tratte dai suoi film diventino vere e proprie opere d’arte, grazie a Chromosomes?
L’idea degli organizzatori della mostra di prendere dei fotogrammi e renderli dipinti è stata brillante. Queste immagini, una volta che diventano dipinti, sono opere d’arte che stanno in piedi da sole e hanno una propria individualità. Penso a una persona che magari non ha mai visto un mio film e viene in contatto con un dipinto…ecco, in quel momento, quella persona, creerà la propria storia e la sua personale interpretazione narrativa di quella immagine. L’immagine stessa avrà una vita completamente diversa da quella che gli avevo dato io.

Quando è nata la sua passione per le Ferrari?
Quando ero molto piccolo avevo un triciclo rosso, credo sia allora che è nata la mia passione per le ruote e il colore rosso. Non ricordo la prima volta che ho visto una Ferrari ma quando accadeva, in Canada, negli anni ’50 o ’60, era sempre un’emozione incredibile. Ho corso, non a livelli professionisti, e continuo ancora…sono stato proprietario di tre Ferrari, ed è sempre rimasta nel mio cuore.

Il tema dell’evoluzione del corpo, che percorre tutta la sua opera, nei primi film era molto viscerale mentre negli ultimi sembra aver compiuto una sterzata verso temi più legati alla psicologia. E’ un punto di partenza o di arrivo del suo lavoro?
In realtà non vedo un inizio o una fine…La condizione umana è scandita e dettata dal corpo.
Sono ateo, non credo in un aldilà, e mentre i primi film avevano una connessione più diretta con il corpo, spostare l’attenzione sull’interpretazione spirituale e psicologica è stata un’evoluzione naturale. Sono interessato alla condizione umana, e la sto semplicemente interpretando da un altro punto di vista, ma il tema rimane lo stesso.
 

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