Il nuovo Maggio Musicale Fiorentino
L’81esimo Festival raccontato da Cristiano Chiarot, sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino
Un uomo di mestiere con un know how granitico e una determinazione di ferro, capace di entrare nelle maglie più strette dei meccanismi del teatro, degli artisti e nelle più insondabili dinamiche del pubblico. Uno che sa quando mordere il freno e quando allentare la presa senza mai perdere un grammo della sua flemma di gentleman. Veneziano, Cristiano Chiarot, dopo una trentennale carriera alla Fenice di Venezia, da un anno ha accettato la sovrintendenza del principale teatro lirico toscano, il Maggio Musicale Fiorentino. Lo incontriamo all’indomani dell’apertura dell’81esimo Festival del Maggio Musicale Fiorentino, uno fra i più antichi festival lirici europei e il più antico in Italia, che da maggio a luglio, si annuncia pieno di ospiti e di eventi straordinari.
Sovrintendente, cos’è il teatro per lei?
E’ una brutta e bella bestia ma se lo inciti può darti soddisfazioni enormi.
Cosa si porta dietro dalla lunga esperienza alla Fenice?
Sono abituato a riscostruire e ricostruire, riannodando i fili con l’identità e i legami che le ristrutturazioni degli ultimi anni hanno alterato.
Che festival sarà l’81esimo Maggio Musicale Fiorentino?
Sarà il ‘Maggio della Città’, abbiamo coinvolto varie location del territorio e le principali istituzioni. Comincerà il 5 maggio e finirà a luglio. Sarà un Maggio aperto, che può essere guardato da molte angolazioni, e che sono sicuro tornerà ad essere uno dei festival estivi di musica classica più importanti d’Europa.
Parliamo di titoli d’Opera.
Faremo sei opere, che spaziano dal Seicento ad oggi. Da La Dafne di Marco da Gagliano del 1608 nella Grotta del Buontalenti a Infinita tenebra di luce di Adriano Guarnieri opera contemporanea commissionata dal Maggio, in più c’è Cardillac diretto da Fabio Luisi con il debutto alla regia di Valerio Binasco, poi un altro grande regista Marco Tullio Giordana che cura la regia della Battaglia di Legnano, poi Mehta che dirige Quattro Pezzi Sacri così ricordiamo Luigi Dallapiccola che ha vissuto gran parte della sua vita a Firenze, e infine il ritorno del Maestro Muti con Macbeth in forma di concerto per i 50 anni dal suo debutto a Firenze come direttore del Maggio.
C’è un importante rientro, non è vero?
Sì, ci sarà un grande programma di danza, marcato dalla presenza di Baryšnikov e di Virgilio Sieni. Abbiamo in cartellone cinque balletti. E’ un rifarsi al passato. E’ il risveglio del Maggio.
Qual è il simbolo di questo ‘Maggio della città e del risveglio’?
La giornata inaugurale che durerà dalle dieci e mezzo di mattina dove faremo una lectio magistralis all’Università di Firenze tenuta da Bernardo Valli, e si chiuderà con i fuochi d’artificio al Teatro del Maggio la sera. In questo giornata daremo spettacoli alla Loggia dei Lanzi, alla Fondazione Zeffirelli, una grande coreografia, proprio davanti al nostro teatro, con Virgilio Sieni e le animazioni dell’Accademia delle Belle Arti, seguirà poi l’opera inaugurale del festival, il Cardillac di Hindemith, e dopo questo spettacolo chiuderemo con un balletto alla Leopolda e i Fuochi.
I pezzi da novanta dei concerti?
Fabio Luisi, John Axelrod che ricorda Bernstein, James Conlon… un bel ritorno, tre concerti di Zubin Mehta, e poi Lorenzo Viotti uno dei più grandi giovani direttori del momento.
Un festival che riscopre le radici, la storia e l’identità fiorentina. Anche con titoli e rassegne di concerti?
Daremo vita a una vera “Dallapiccola Renaissance” con tre eventi in teatro e quarantatré eventi in città insieme alla fondazione Dallapiccola e Tempo Reale. Ricorderemo Mario Castelnuovo Tedesco, con un concerto, una conferenza e una pubblicazione sugli scritti del grande compositore contemporaneo fiorentino che ha composto, fra l’altro, straordinarie colonne sonore per il cinema, e a questo si ricollega la proiezione di Dieci Piccoli Indiani di René Clair, al Cinema La Compagnia. Ma avremo anche una serie di concerti dedicati al Fortepiano (l’antenato del pianoforte inventato a Firenze nel 1688 da Bartolomeo Cristofori, ndr.) per i quali si aprirà per la prima volta la sala dei concerti del Teatro del Maggio che incanterà per la sua acustica sorprendente.
Vorrei chiudere il suo intervento con pensiero breve che racchiuda i suoi intenti per Firenze?
Dobbiamo guardare al futuro, ma studiare e rivedere il passato che va ricordato facendo cose, senza parlarsi addosso.