Il nostro incontro con Stefano Accorsi, nuovo direttore artistico del Teatro della Toscana
Profumo di futuro. Come il grande attore si appresta ad affrontare questa nuova sfida
*Intervista tratta da Firenze made in Tuscany n.54, uscito prima dell'emergenza coronavirus
Sette anni fa quando debuttò alla Pergola di Firenze con Giocando con Orlando davanti ai palchi stracolmi di giovani, chissà se Stefano Accorsi, che in punta di piedi tornava sulle tavole del palcoscenico, che non pensava ancora al suo futuro di produttore e regista, né alle famose serie prodotte per Sky (1992, 1993 e 1994), poteva immaginare tutto questo. E invece eccolo oggi, a 48 anni, che si accende con una nuova sfida: la direzione artistica, a
partire dal 2021 per tre anni, della Fondazione Teatro della Toscana di cui fa parte il Teatro della Pergola di Firenze, uno dei più antichi teatri all’italiana del mondo. Forte, anche, di un’esperienza di teatro civile e impegno sociale che in questo lasso di tempo lo ha portato in giro per i teatri italiani ed europei con i Grandi Italiani, progetto condiviso con Marco Baliani e coprodotto da Teatro della Toscana e compagnia Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo.
L’attore, appena reduce dal successo de La dea fortuna di Ferzan Özpetek, ha accettato la proposta del Presidente della Fondazione Teatro della Toscana e assessore alla Cultura di Firenze Tommaso Sacchi e del Direttore Generale Marco Giorgetti che con Accorsi, come afferma Giorgetti, intendono “continuare a percorrere con ancora maggior decisione la strada di apertura della Fondazione ai giovani, all’internazionalità e a nuovi orizzonti, pur mantenendo il rapporto con la tradizione rappresentata dai maestri di riferimento quali Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Giancarlo Sepe, Andrée Ruth Shammah e dalla rete di partner
costruita in questi anni”. “L’aspetto che rappresenta alla perfezione la caratura di Stefano Accorsi è l’idea di un teatro che va al di là dei suoi confini naturali” spiega Tommaso Sacchi.
Accorsi ha infatti sperimentato, toccandoli con mano, i diversi linguaggi dell’arte, dal teatro, al cinema, alla televisione, alle serie televisive. Collaudare nuove possibilità e aperture per il teatro, con un radicamento forte nella società. Questa la sfida che dovrà affrontare nei prossimi anni.
Dunque Accorsi, con queste premesse che cosa rappresenta per lei questo incarico in un momento già pienamente soddisfacente e maturo della sua carriera?
E’ una prima volta in assoluto e una grande responsabilità, ricordo infatti che Fondazione Teatro della Toscana è sì Teatro della Pergola, riferimento assoluto in una città importantissima, ma è anche Teatro Era di Pontedera, Niccolini di Firenze e Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci. Parliamo di un consorzio di cinque sale diffuse sul territorio e quindi di una gestione complessa. Ma ho assunto questo incarico con entusiasmo perché lo staff del Teatro della Pergola è ben organizzato, affiatato e ha già fatto un grande lavoro negli ultimi anni. Tommaso Sacchi è un giovane uomo appassionato e colto con cui ho una grande affinità, e c’è un’ottima intesa anche con Marco Giorgetti che conosce bene le dinamiche del teatro e il Teatro Italiano. Una direzione artistica sostenuta da un’organizzazione che funziona e che la affianca può fare grandi cose.
Qual è lo scopo del teatro nel mondo contemporaneo?
Fare uscire il pubblico con la sensazione di aver ricevuto un dono.
E per questo cosa serve?
Il teatro bello è quello che ci emoziona, che ci fa riflettere, che ha a che fare con la nostra società. Senza barriere e senza preconcetti. Questa è la prima regola del teatro oggi, secondo me. Per fare bene bisogna anche saper interloquire con gli artisti, pur avendo ben chiara la linea artistica da seguire. Quel termine oggi così in disuso, impresario, andrebbe riscoperto.
Come vede la Pergola del futuro?
Come la piazza del buon teatro di qualunque nazionalità, dove sarà possibile mettere in scena il testo di un’autrice o di un autore giovane che vive a cinque chilometri dalla Pergola così come uno spettacolo di Bob Wilson che ha fatto il giro del mondo. Vorrei dare al pubblico questa apertura. Ci credo molto.
In quale quartiere di Firenze le piacerebbe stare dal 2021?
Vicino al teatro. Firenze è bella, è piccola, e tutte le altre cose si possono fare con grande comodità a piedi. E poi, essere a Firenze è già di per sé una fortuna! Qgni volta che vengo qui mi sento bene, in un contesto armonico sotto ogni punto di vista, architettonico, culinario,
artistico, delle persone stesse.
Su tutto che cosa ammira della città?
La sua bellezza viva, dinamica, non decadente. E’ una città che vive di tradizione ma è anche, e soprattutto, una capitale della cultura spinta da un potente motore di rinnovamento, unito a una grande umanità. Una città così antica potrebbe vivere delle glorie passate, invece si
sta dando da fare per guardare al futuro.
Un’ultima battuta prima di lasciarci. Riuscirebbe a descrivere l’odore del più antico teatro di Firenze?
Per me, in questo momento, pur essendo uno dei più antichi d’Europa, il teatro della Pergola profuma di novità e di adrenalina. Non ha niente di polveroso. E’ il luogo della creatività. Emana un odore di pulito e di futuro.