Il Museo Bardini di Firenze
Scopriamo insieme il regno e le opere del celebre antiquario Stefano Bardini
A pochi passi da Ponte alle Grazie, in Via dei Renai 37, si trova il Museo Bardini, nato dalla passione di Stefano Bardini. Il museo custodisce oltre 3.600 opere, tra cui dipinti, sculture, ceramiche, monete, mobili e armature. Tra i capolavori esposti spiccano la Madonna dei Cordai di Donatello e il San Michele Arcangelo di Pollaiolo.
Opere da vedere al Museo Bardini
Durante la sua vita, Stefano Bardini raccolse una delle più importanti collezioni di antiquariato al mondo. Le sale del suo palazzo fiorentino, allestite personalmente dall'antiquario, ospitano una straordinaria varietà di opere: dipinti e sculture rinascimentali, ceramiche, monete d'epoca, mobili antichi, arazzi (tra cui spicca la Sala dei Tappeti), e armature. Tra i protagonisti indiscussi della collezione figura la Madonna, rappresentata in numerose opere pittoriche e scultoree.
Tra i pezzi più celebri troviamo la Madonna dei Cordai di Donatello, datata tra il 1433 e il 1435. In questa scultura in stucco policromo, cocciopesto, cuoio, vetro e funi, decorata con oro, la Madonna tiene in braccio il Bambino Gesù. Degni di nota sono anche la Madonna col Bambino di Giuliano, caratterizzata dai vibranti colori rosso e blu delle vesti della Vergine, e la Madonna di Tino di Camaino, nota come la Madonna con gli occhi di vetro, una delicata scultura in marmo bianco.
Tra le opere sacre spicca anche il Cristo in pietà di Spinello Aretino, un affresco del 1395 che raffigura il Cristo tra la Madonna e San Giovanni. Un altro capolavoro è il Crocifisso di Bernardo Daddi, allievo di Giotto, dipinto tra il 1340 e il 1345. Non lontano da quest'opera si trova il famoso Porcellino di Firenze, una scultura in bronzo che si può ammirare anche in Piazza del Porcellino: la leggenda vuole che strofinare il muso della statua porti fortuna.
Una delle opere di maggior rilievo è il dipinto di Antonio del Pollaiolo, che raffigura l'Arcangelo Michele mentre uccide il drago con la sua spada, un’opera realizzata tra il 1460 e il 1470. Ma il museo non si limita all’arte sacra. Tra le opere profane spiccano le suggestive Figure composte di ortaggi, frutta e fiori, intitolate Primavera, Estate e Inverno, realizzate tra il 1555 e il 1599 da un seguace di Giuseppe Arcimboldo.
Dal 1939, al piano superiore del museo, è ospitata la collezione di Arnaldo Corsi, che riflette il gusto collezionistico di fine Ottocento e inizio Novecento, offrendo una testimonianza del fascino esercitato dall'antiquariato in quel periodo.
Curiosità sul Museo Bardini
Blu Bardini, il color blu fiordaliso delle sale del Museo
Addentrandovi nelle sale del Museo Bardini, non potrete fare a meno di notare il caratteristico blu fiordaliso delle pareti. Questo colore, scelto personalmente da Stefano Bardini, era pensato per ricreare un'atmosfera rinascimentale, in perfetta armonia con le opere esposte. Tuttavia, dopo la sua morte, durante i restauri il blu fu sostituito dal più tradizionale ocra fiorentino. Fortunatamente, grazie agli ultimi interventi di restauro, il blu Bardini è stato ripristinato, riportando il museo alla sua originaria atmosfera incantata, arricchita dai giochi di luce che filtrano dalle finestre e creano affascinanti sfumature sulle pareti.
L'officina, gioiello nascosto e meno conosciuto del Museo
A soli cento metri dal Museo Bardini si nasconde un piccolo gioiello poco conosciuto: l'Officina di Palazzo Mozzi. Questo edificio faceva parte del complesso che Stefano Bardini acquistò nell'Ottocento e ospitava originariamente il magazzino del suo negozio. Oggi, grazie al figlio Ugo Bardini, che proseguì e ampliò l’attività del padre, è possibile visitare questo affascinante spazio. Nel palazzo venne istituita anche un’officina per il restauro delle opere d’arte, dove passarono capolavori di fama mondiale, come la Madonna delle Nuvole di Donatello, oggi esposta al Museo di Boston. L'officina, con la sua storia di arte e artigianato, rappresenta una preziosa testimonianza dell’impegno della famiglia Bardini nella conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico.
Storia del Museo Bardini
Sognava di diventare pittore, ma Stefano Bardini si affermò come il più autorevole antiquario italiano. Nato nel 1836 a Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, si trasferì a Firenze per studiare all'Accademia di Belle Arti. Tuttavia, attratto dalla possibilità di successo economico, abbandonò l’incerta carriera artistica per tuffarsi nel florido mercato antiquario, esploso nel 1866 con la demanializzazione dei beni ecclesiastici. Questo provvedimento riversò sul mercato una notevole quantità di opere d’arte, e Bardini intuì che si trattava di un'occasione irripetibile.
Bardini divenne un punto di riferimento, collocandosi abilmente tra un’offerta di opere rare e prestigiose, spesso acquistabili a basso costo, e una crescente domanda internazionale, proveniente soprattutto da Europa e Stati Uniti. Firenze, in quel periodo, era un centro vitale di artigiani e restauratori, che Bardini riuscì a organizzare in una rete efficiente. Allo stesso tempo, stabilì contatti con direttori di musei e collezionisti di fama mondiale, consolidando il proprio ruolo nel mercato globale dell’arte.
L’antiquario contribuì significativamente alla diffusione del mito del Rinascimento italiano nel mondo, interessandosi non solo ai grandi capolavori, ma anche alle arti applicate, che ancora oggi rappresentano una delle principali attrattive del Museo Bardini. Cruciale per la sua carriera fu l'Esposizione Annuale 1861 a Firenze, che coincise con la nascita del Regno d’Italia, dandogli l'opportunità di intrecciare rapporti con artisti e direttori museali internazionali. Tra questi, decisivo fu l'incontro con Wilhelm von Bode, assistente del direttore dei Regi Musei di Berlino, che gli aprì le porte al mercato tedesco.
La sua abilità e lungimiranza lo resero immensamente ricco: nel 1880 aprì una galleria in Piazza de’ Mozzi, e successivamente acquistò l’intero palazzo, trasformandolo in un punto di riferimento per i più importanti collezionisti del mondo. Nel 1914 Bardini decise di ritirarsi dagli affari e dedicarsi al suo sogno personale: creare una galleria d’arte. Morì nel 1922, lasciando alla città di Firenze il palazzo e 1.172 opere destinate alla creazione di un museo.
Nel 1925, il Museo Bardini divenne Museo Civico, e alla collezione privata di Bardini si aggiunsero opere provenienti dalle raccolte comunali. L’attuale allestimento, frutto di un decennio di restauri avviati nel 1999, rispecchia l’originale visione estetica e scenografica del fondatore, che aveva disposto le opere secondo generi e un gusto raffinato e teatrale.
Orario di apertura e costo del biglietto del Museo Bardini
Il museo è visitabile dal venerdì al lunedì dalle 11.00 alle 17.00. Rimane chiuso nei giorni di Capodanno, Pasqua, 1° maggio, Ferragosto e 25 dicembre.
Biglietto intero: 7 €
Biglietto ridotto: 5,50 (18-25 anni e studenti universitari)
Biglietto Gratuito per i minori di 18 anni, guide turistiche, interpreti e disabili (e rispettivi accompagnatori)
Visite guidate e attività: 5 € per i non residenti, 2,50 € per i residenti nel comune di Firenze