Il mio Mugello
Un territorio unico, ancora da scoprire. Lo facciamo con Stefano Ricci
All’inizio fu la cravatta. Non c’è capo di stato, principe, manager o grande sportivo che non abbia una collezione personale di quelle pregevoli sentinelle dell’edonismo maschile. Pioniere del bello, Stefano Ricci ha sempre sfidato le leggi della moda, quelle troppo ordinarie e quelle troppo eclatanti. Uomo di mondo sempre nel mondo, eppure nel cuore fiorentino come pochi altri, artista, mercante, mecenate, principe dello stile declinato al maschile con le stoffe, i pellami, i brillanti, le sete più belle e più rare. Appassionato di auto storiche, con una collezione da capogiro di esemplari inglesi (anche se da sempre corre la Mille Miglia con una Lancia Aurelia B20 del 1953), si è innamorato del Mugello quando aveva vent’anni sfrecciando tra i suoi paesaggi naturali tagliati da strade che curvano e si impennano. Poi una decina di anni fa il colpo di fulmine, una tenuta nel territorio di Firenzuola, Poggio ai Segugi.
Inizia allora un piano di recupero della costruzione di cui disegna personalmente gli interni: “Decisi di utilizzare solo materie prime locali quindi la Pietra Serena, spinto dalla convinzione di riportare in vita l’arte manuale dello scalpellino, un mestiere in via d’estinzione. Mi sono ritrovato con un gruppo di otto persone straordinarie che scalpellano tra vecchi maestri e giovani apprendisti”. Alla fine dei lavori che sono durati cinque anni, per non disperdere quel ritrovato mestiere, Ricci decide di trasformare l’arredo di tutti i suoi negozi in Italia e nel mondo impiegando la Pietra Serena. Con questa soluzione sta tenendo in piedi quel team e quel sapere artigiano che era scomparso e poi tornata in vita. “Sto recuperando anche alcuni terreni della mia proprietà - aggiunge il designer fiorentino - sui quali ho avviato un allevamento biologico di mucche, per il momento è solo un piacere personale nato dal regalo di qualche mucca che mi ha fatto la mia famiglia, poi ho comprato il toro e il numero è cresciuto (ride)”. Lo spirito del Mugello, qual è? “Agricoltura e ancora agricoltura, che avrebbe bisogno di una mano e di una burocrazia più snella. Le castagne del Mugello sono le migliori ma nessuno lo sa. E senza di dubbio il Circuito, una realtà formidabile… Nei giorni precedenti al Gran Premio di MotoGP, quando da tutta l’Europa arrivano i camper e le moto, ne vedi di tutti i colori. Il Circuito è mantenuto a livelli spettacolari. Credo che questo primo Gran Premio di Formula Uno sia il riconoscimento per il lavoro straordinario, di grande professionalità e dignità fatto da Paolo Poli (il direttore dell’Autodromo di Scarperia, ndr) in tutti questi anni. Appartiene al Gruppo Ferrari e questo è garanzia di italianità in un momento di acquisizioni straniere”.
Lo stabilimento della Stefano Ricci alle Caldine, una frazione di Fiesole, si colloca sull’asse che da Firenze porta al Mugello dove l’imprenditore e designer ha concentrato tutte le sue lavorazioni artigiane: “la gioielleria da uomo, il cesello su argento della home collection, la pelletteria, l’abbigliamento e la camiceria. La sartoria è lì vicino”. L’80 % della produzione, forse anche più, è made in Toscana, il 20% è italiana ma sotto un controllo accurato dell’unità di Fiesole. Nel Mugello Stefano Ricci ha anche fondato un laboratorio dedicato alla lavorazione artigianale della pelletteria. “Dalla finestra del mio studio, alla tenuta di Poggio ai Segugi, dove ora passo gran parte del mio tempo, ogni mattina guardo l’alba che irradia i primi raggi di sole sulla cima delle montagne che circondano Firenzuola. Questo momento è diventato parte del mio modo di vivere, mi rilassa e mi ispira, anche se ormai più che creatività c’è molto mestiere in quello che faccio. La creatività e la gestione le lascio agli altri, ai miei figli Niccolò e Filippo e ai giovani che mi coadiuvano. La mente dei giovani è vulcanica, sono contento di aver tirato su una buona squadra. E adesso sono il garante della qualità”.
Prima di salutarci gli chiediamo quale sia la strada più bella da percorrere nel Mugello: “Quella della Futa che inizia da Montecarelli, fiancheggia la Tenuta di Panna - una delle antiche riserve di caccia dei Medici - e prosegue fino all’Emilia Romagna verso Bologna. E’ un panorama intatto da più di sessant’anni, chi la percorre su un’auto d’epoca può vedere le stesse cose di chi ci è passato con la stessa auto quand’era nuova di pacca”.