Il disegno dello scultore
Fino al 12 luglio focus sul grande disegno nell'arte al Museo del Novecento di Firenze
Il Museo Novecento avvia un progetto espositivo pluriennale che si fonda sull’idea di disegno in rapporto alle altre discipline artistiche o scienze. In occasione della prima mostra “Il disegno dello scultore” – dislocata nelle sale al primo piano del Museo Novecento, ora trasformate in nuovo spazio espositivo – saranno presentate opere grafiche firmate da Adolfo Wildt, Jacques Lipchitz, David Smith, Louise Bourgeois, Luciano Fabro, Rebecca Horn e Rachel Whiteread, alternando figurazione e astrazione, studi sul corpo e indagini sullo spazio, schizzi e progetti.
Dai primi anni del Novecento ai nostri giorni, a dare conto della creatività artistica in “casa” dello scultore e in epoche diverse: dalle prove “simboliste” di Adolfo Wildt (Milano, 1868-1931), maestro di Fontana e Melotti, a quelle cubiste di Jacques Lipchitz (Druskininkai, Lituania, 1891-Capri, 1973) alle invenzioni segniche-gestuali di David Smith (Decatur, Indiana, 1906-Bennington, 1965) il principale scultore della generazione dell’Espressionismo astratto, e fino ai disegni propedeutici di Raquel Whiteread (Ilford, 1963), giovane erede della grande tradizione plastica anglo-sassone, per la quale “i disegni sono il diario quotidiano del lavoro”.
Completano il percorso i disegni di Louise Bourgeois (Parigi, 1911-New York, 2010), la cui verve grafica trascina sulla carta psicosi e ossessioni tipiche anche della sua scultura; quelli privati e poetici di Luciano Fabro (Torino, 1936-Milano, 2007), per il quale il disegno è una ginnastica della mano e della mente, del tatto e dello sguardo; quelli di Rebecca Horn (Michelstadt, Hesse, Germania, 1944), da sempre ossessionata dal disegno interpretato come manifestazione artistica immediata e libera.