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La Biblioteca e il Centro Culturale del British Institute

text Rossella Battista photo Ottavia Poli

20 Gennaio 2025

I luoghi inglesi e americani a Firenze

I simboli di un forte legame che ha origini lontane

Nemmeno una devastante bancarotta poté impedire l’amore che stava sbocciando tra anglofoni e fiorentini. É il 1345 quando re Edoardo III decide di non rendere l’immane prestito ottenuto dai banchieri Bardi e Peruzzi per sostenere la sua guerra contro la Francia. Le due compagnie falliscono rischiando di trascinare anche la città. Che tuttavia si salva continuando a essere leader negli affari, gestiti a suon di fiorini d’oro nei mercati di tutta Europa dove il fiorentino è la lingua più parlata. E non solo lì. Lo impara anche John Awkwood (1320-1394), cavaliere di re Edoardo che lascia l’Inghilterra, e la sua interminabile guerra, per l’Italia. Mercenario prima con Pisa e poi con la sua nemica Firenze, che gli darà sepoltura in Duomo con tanto d’affresco di Paolo Uccello.

E non fu il solo a cambiar casacca. Il duca di Northumberland, Robert Dudley (1573-1649), è fedele ministro di sua maestà Elisabetta I finché non arriva a Firenze dove si fa cattolico e si risposa. Per i granduchi allarga il porto di Livorno, organizza spedizioni in America e guerre di Corsa nel Mediterraneo. Sarà un caso che il suo palazzo, in via della Spada, sembri la prua di una nave?

Ma furono Dante, Petrarca e Boccaccio ad attrarre intellettuali e nobili sull’Arno. John Milton (1608-1674) si ispira a Dante per il suo Paradiso Perduto, che scrive a palazzo Gaddi. Per l’arte, per curarsi i polmoni grazie al clima mite e per vivere nel lusso a costi bassi, Firenze diventerà per molti una seconda patria. Ci arriva Oscar Wilde (1854-1900) che s’innamora degli Eruschi e del Museo Archeologico, al tempo nel monastero del Fuligno. E ci approdano Charles Dickens, Henry James, Mark Twain, Mary Shelley. John Ruskin (1819-1900) ci mette radici lasciandoci il suo prezioso Mattinate Fiorentine.

Durante il Sette e Ottocento si dice che un terzo della popolazione sia angloamericana. Un’esagerazione, ma è pur vero che vengono aperte chiese, due di rito anglicano tra cui la St Mark in via Maggio in un palazzo di Machiavelli e poi l’americana St James in via Rucellai. Il Comune, davanti gli alberghi sui lungarni stende la rena per non disturbare, col rumore dei carri, i riposi dei ricchi ospiti.

E non è un caso che nel 1827 apra il Cimitero degli Inglesi, spettacolare collinetta oggi spartitraffico in piazzale Donatello, dove, tra gli altri, sono sepolti i coniugi Browning, Robert ed Elisabeth, animatori del cenacolo a Casa Guidi (adesso, casa-museo) davanti Palazzo Pitti.

Il Cimitero degli Inglesi, un cimitero evangelico situato a Piazzale Donatello

Con l’abbattimento delle mura il cimitero viene chiuso e sostituito con l’Allori, in via Senese.

Qui è sepolto Harold Acton (1904-1994) scrittore e storico che lascerà all’Università di New York Villa La Pietra, oltre alla Biblioteca del British Institute (palazzo Lanfredini su lungarno Guicciardini), la più antica e fornita fuori dall’Inghilterra. Qui è sepolto anche l’americano Bernard Berenson (1865-1959) studioso del Rinascimento, che trasforma Villa I Tatti nella più prestigiosa sede universitaria in Italia, la Harvard.

C’è anche Herbert Horne (1864-1916), storico dell’arte e collezionista, che arriva in città per curarsi della tisi e alla fine compra un palazzo in via dei Benci, lasciandoci uno dei musei più preziosi in una delle meglio conservate dimore rinascimentali. Così come il suo quasi contemporaneo Frederick Stibbert (1838-1906) che ristruttura una villa mischiando gli stili più diversi e inaugurando la stagione dell’eclettismo. Oggi il museo (via Stibbert) conserva importanti collezioni d’armature antiche. E nello stesso anno della sua morte Buffalo Bill fa il tutto esaurito col suo Circo alle Cascine.

Sono gli anni in cui Firenze sembra essere il luogo romantico per eccellenza, David H Lawrence, pure lui tisico, scrive e pubblica qui, il troppo licenzioso altrove, L’amante di Lady Chatterley. Mentre è sempre a Firenze - a Fisole, per l'esattezza - che il genio del Guggheneim e della Casa sulla Cascata, l’architetto americano Frank Lloyd Wright ha una lunga liaison con la moglie di un suo mecenate.

Abbandonata la famiglia si rifugia nell’accogliente villino Belvedere a Fiesole. Sfugge alle critiche in patria anche l’amante di re Edoardo VII, Alice Keppel (1868-1947) che vive a Bellosguardo nella Villa dell’Ombrellino. Curiosità dinastiche: lei fu bisnonna della regina Camilla e il re trisnonno di Carlo III.

Quante coincidenze. Del resto, siamo agli inizi del ‘900. Gli stessi anni in cui Edward M. Forster pubblica uno dei suoi primi romanzi, Camera con Vista, che James Ivory nell’85, trasforma nel pluripremiato film e che gira in parte nella pensione Quisisana su lungarno Archibuseri. Purtroppo, la pensione, tra le preferite dai viaggiatori del tempo, verrà gravemente danneggiata dall’attentato dei Georgofili del ’93. Oggi si chiama Hotel degli Orafi c’è una camera dedicata ai due innamorati. In realtà, il celebre bacio sullo sfondo del Ponte Vecchio avviene in Oltrarno.

Una vista spettacolare sulla città dall'Hotel degli Orafi

Ma film e libro fotografano l’humus degli ospiti anglosassoni che tra i passatempi adoravano le sedute spiritiche e il gioco del Golf.

Il primo campo in Italia sarebbe nato proprio a Firenze, prima a Novoli e poi, nel 1934 grazie ai due architetti Cecil Blandford e Peter Gannon, all’Impruneta sulla Chiantigiana. Le 18 buche dell’Ugolino sono tra le migliori e impegnative a livello internazionale. E non è l’unico primato: il primo Consolato Americano nasce qui. Nel 2019 ha celebrato i suoi primi 200 anni. Dal 1949 è a Palazzo Calcagnini su lungarno Vespucci. E non poteva essere altrimenti visto che è proprio grazie al navigatore, esploratore e cartografo fiorentino, Amerigo (1454-1512) che il grande continente ha preso il nome. Amerigo è raffigurato giovanissimo da Ghirlandaio nella Cappella di famiglia in Ognissanti dove, si dice, sia sepolto.

La Cappella Vespucci affrescata da Domenico Ghirlandario nella Chiesa di Ognissanti

Meno celebrato fu invece Giovanni da Verrazzano (1485-1528) (il castello a Greve è sempre della casata) che scopre la baia di New York (ma per secoli creduta di Henry Hudson) e mappa la costa dalla Florida a Terranova. Firenze come New York gli ha dedicato un ponte.

Mentre è molto probabile che il francese Bartholdi per la Statua della Libertà si sia ispirato a quella realizzata da Pio Fedi (1816-1892) in Santa Croce, la Libertà della Poesia, per la tomba di Giovan Battista Niccolini.

É nella memoria di tutti, del resto, il cospicuo aiuto americano per l’alluvione del ’66 quando, tra gli angeli del fango, c’era anche Ted Kennedy. E che dire delle università? Una trentina, con più di 18mila studenti americani nel solo 2023.

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