Giovanni Veronesi e il suo forte legame con la Toscana
La nostra intervista ad uno dei più apprezzati registi italiani, autore di film divertenti e mai banali
Toscano, innamorato della Toscana. Giovanni Veronesi è uno dei più apprezzati registi italiani, autore di film divertenti e mai banali: l’ultimo, uscito nelle sale lo scorso marzo si chiama Romeo è Giulietta, con quel verbo a scompigliare la storia e i pensieri dello spettatore. Ed è anche l’uomo che è riuscito a portare in Toscana una rockstar come David Bowie, a recitare per lui ne Il mio West, girato fra i monti della Garfagnana. E che è riuscito a portare a Castiglione della Pescaia Robert De Niro, per girare con lui Manuale d’amore 3. A vent’anni, Veronesi se ne è andato a Roma, per rendere concreto il suo sogno, fare il cinema. Ma non ha mai rinnegato la regione dove è nato, dove vive per la maggior parte dell’anno.
Veronesi è nato a Prato, ma il luogo della Toscana che più ama è la Maremma. E in particolare, Roccamare, un paradiso quasi sconosciuto a pochi chilometri da Castiglione della Pescaia. A volte, Veronesi se ne gira per la ‘sua’ Maremma a cavallo, come un cowboy. O meglio, come un bùttero. A Castiglione della Pescaia, Giovanni Veronesi dirige anche la Festa del cinema di mare. Una manifestazione ‘amichevole’ - nel senso che non c’è concorso, e che gli ospiti sono tutti musicisti, attori, registi scelti fra gli innumerevoli amici di Veronesi - ma di alto profilo artistico.
Giovanni Veronesi, perché ama tanto la Maremma?
Per il carattere dei maremmani, a volte burbero, ma di una generosità enorme. Per le bellezze da National Geographic di questa regione. Perché qui posso andare a cavallo, e guardarla in questo modo, così naturale, così selvaggio. Perché ci sono delle coste meravigliose, ci sono i paesini dell’interno, ci sono le paludi…
La Festa del cinema di mare porta, ogni anno, proiezioni e ospiti importanti a Castiglione.
È una manifestazione alla quale lavoro con il bravissimo Lorenzo Luzzetti, grande organizzatore culturale, raccogliendo il testimone di Claudio Carabba, un critico di grande valore, scomparso alcuni anni fa. È un festival dedicato ad altre due personalità che non ci sono più: Guido Parigi Bini, per anni caporedattore della Nazione, e Mauro Mancini, grandi giornalisti e appassionati di vela, quest’ultimo scomparso in seguito a un tragico naufragio nell’Atlantico del sud insieme a Ambrogio Fogar. Ma il vero festival è il paese stesso. Gli ospiti vengono tutti gratis, io stesso lavoro gratis. L’unica condizione è che mi diano la tomba a Castiglione della Pescaia. Ho già scelto dove.
La Maremma per lei è come la Monument Valley per John Ford…
La Maremma è un set a cielo aperto. Ci girerei tutti i film del mondo, mi sembra anche più facile inquadrare, lì. È una natura forte, tosta, vera. Diversa da altre zone della Toscana più celebrate, ma più ‘rileccate’, con meno anima.
Quali altri luoghi della Toscana la colpiscono?
La Val d’Orcia, che ho scoperto quando con gli attori e la troupe abbiamo vissuto un mese in un agriturismo vicino a San Quirico d’Orcia.
Roccamare è anche il luogo della sua adolescenza.
Èun gruppo di case nascoste nel verde, fra Castiglione della Pescaia e Le Rocchette. Lì ho vissuto la mia adolescenza, insieme a mio fratello Sandro. Una pineta nasconde le case allo sguardo; le dune arrivano fino alla spiaggia. Da ragazzino, c’era un signore anziano che passeggiava nella pineta. Io gli andavo contro con il motorino, per spaventarlo. Scoprii dopo che era Italo Calvino, uno dei più grandi scrittori italiani. C’era anche Roger Moore, lo 007 della mia adolescenza. Passava lì la sua estate, insieme a sua figlia, bellissima. Io passavo davanti alla sua villa su e giù decine di volte: gli sorridevo, ammiccavo. Poi ho scoperto che era la controfigura! Aveva portato in vacanza anche il suo stand in, che gli faceva da guardia del corpo.
Quale sensazione vive, quando è a Roccamare?
Quella di poter ricominciare da capo. Ogni volta che ho vissuto momenti difficili, sono andato in quella casa speciale alla Lloyd Wright, che fece costruire mio padre e che è ancora oggi così moderna.
Parliamo di Robert De Niro. Di che cosa parlavate, durante la lavorazione del film insieme?
Gli ho chiesto chi fosse più bravo fra lui, Dustin Hoffman e Al Pacino. Mi ha risposto: “Dipende dal personaggio. Se è un personaggio basso di statura, è più bravo Dustin Hoffman; se è di statura media, Al Pacino. Se è alto, io”. Gli ho chiesto: “Perché sei ingrassato venti chili per Toro scatenato?”, “Perché sennò lo avrebbe fatto Al Pacino!” mi ha risposto.