Advertising

Connect with Firenze Made in Tuscany

Sign up our newsletter

Get more inspiration, tips and exclusive itineraries in Florence

+
(ph. Lorenzo Cotrozzi)

text Francesca Lombardi

18 Ottobre 2024

Giorgio Vasari raccontato da Cristina Acidini

Scopriamo il genio nato ad Arezzo con la storica dell’arte e Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno

A 450 anni dalla sua morte la Toscana celebra il genio di Giorgio Vasari. A Cristina Acidini, storica dell’arte e Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, abbiamo chiesto di delinearci questa figura sfaccettata e complessa. Cristina che ha preparato la mostra principe delle celebrazioni dal titolo Il Teatro delle Virtù in programma dal 30 ottobre al 2 febbraio a Arezzo: “Ho proposto ai comitati organizzatore e scientifico di presentare Vasari non solo come pittore di altissimo rango, ma anche come intellettuale. Dirigendo il focus sui segni e simboli che costellano i dipinti di Vasari e fanno parte della sua creatività, si valorizza la sua modernità: aveva capito il potere dei loghi e inventato la realtà virtuale ben prima di noi”.

Il grande Giudizio Universale dipinto nella volta interna tra il 1572 e il 1579 da Giorgio Vasari e Federico Zuccari(ph. Lorenzo Cotrozzi)

La giovinezza a Firenze di Vasari, che anni furono per Giorgio?

La vita di Vasari esordisce nel segno dell’avventura e del viaggio, grazie al talento precoce, all’impegno responsabile per la famiglia rimasta sulle sue spalle di orfano sedicenne, e anche a incontri fortunati: il primo col cardinal Silvio Passerini di Cortona, che lo porta nel proprio seguito da Arezzo a Firenze. Qui fa le conoscenze carismatiche che indirizzano la sua formazione: Andrea del Sarto, Michelangelo, gli altri grandi fiorentini. E può inserirsi nella cerchia dei Medici, ritornati nel 1512 dopo l’esilio

L’incontro con Rosso Fiorentino cosa ha significato?

Nella sua adolescenza ad Arezzo, da volenteroso allievo di Guglielmo Marcillat e rispettoso ammiratore del vecchio Signorelli, deve aver vissuto l’incontro col Rosso come una folgorazione. Si può solo immaginare l’entusiasmo e la reverenza di Giorgino di fronte al primo grande pittore che incontra nella sua vita, anche se poi le sue scelte stilistiche andranno in un’altra direzione.

Oltre l’artista eccezionale, secondo lei che lo ha studiato a fondo, che uomo era?

La personalità di Vasari è ricca e complessa: il carteggio, i ricordi, lo “zibaldone”, le Vite degli artisti, i Ragionamenti, tutta questa mole di documenti scritti ci mette in grado di conoscere molte sfaccettature della sua psicologia, sottile e a volte sorprendente. E proprio quando lo stiamo per inquadrare come un cortigiano soggiacente ai voleri del potente di turno, ci sorprende con uno scatto di umorismo o di insofferenza che rivela la sua umanità. Sapeva interagire con papi, prelati e duchi assecondandoli esteriormente, in realtà indirizzando e modellando i loro progetti con abili suggerimenti. Temeva l’invidia dei non pochi avversari - ad esempio, Benvenuto Cellini lo detestava -, proteggeva i suoi affetti e i suoi averi, inventava e creava senza sosta: non solo opere d’arte e architetture ma anche innovazioni istituzionali, come l’Accademia del Disegno per gli artisti.

Casa Vasari

La prima stesura delle Vite: da cosa nasce questa esigenza di ricerca e documento sulle vite degli artisti?

La scintilla di questa grande intuizione scoccò in Vasari poco più che trentenne a contatto con i letterati e umanisti attorno al cardinale Alessandro Farnese a Roma: c’erano poeti come Molza, e Caro, c’erano esperti dell’antichità come Orsini e soprattutto c’era lo storico monsignor Giovio, che aveva messo insieme un suo museo con ritratti di personaggi celebri antichi e moderni. Vasari capì l’importanza di tramandare le biografie degli artisti e di ‘inventare’ la storia dell’arte come nuovo genere storico.

Vasari architetto, storiografo o pittore: il suo preferito?

Ah, com’è difficile scegliere! Ho letto le Vite fin da ragazzina, ho lavorato decenni dentro gli Uffizi progettati da lui, ho amato i suoi dipinti anche quando venivano giudicati retorici e ripetitivi... ma certo l’opera cui sono più affezionata è il Giudizio Universale nella Cupola del Duomo di Firenze. A quell’altezza vertiginosa lui dipinse negli ultimi anni della sua vita, dal 1572 al ‘74, creando affreschi magistrali, di bellissimo disegno e coloritura superba, su un intonaco liscio come seta: avendo lavorato per dieci anni nel cantiere di restauro dell’immenso ciclo pittorico li conosco, li ho accarezzati palmo a palmo.

L’opera architettonica che lei trova più geniale?

Potrei rispondere gli Uffizi, con il ‘corridore’ che scavalca l’Arno e arriva a Pitti. Ma resto sempre ammirata dalla casa che Vasari si costruì ad Arezzo, una vera reggia in miniatura.

La Chimera sarà la star della mostra aretina, ma qual è la sua opera preferita del Vasari?

Sono molto lieta che le Gallerie degli Uffizi abbiano accettato di prestare alla mostra di Arezzo le Tentazioni di San Girolamo della Galleria Palatina.

È un dipinto in perfetto equilibrio fra la pittura sacra che suscita devozione, col vecchio santo penitente nel deserto, e la pittura profana che ispira suggestioni sensuali, con la bella Venere in fuga tra i suoi amorini scacciati. Quanto alla Chimera, è un esempio di “uso” intelligente, da parte di Vasari, di un ritrovamento fortuito: quel magnifico bronzo etrusco reperito ad Arezzo fu subito inviato a Firenze per divenire il simbolo della civiltà etrusca, antenata della Toscana moderna.

Potrebbe interessarti

Inspiration

Connect with Firenze Made in Tuscany