Firenze segreta: un itinerario alla scoperta di 8 leggende misteriose che non conosci
I luoghi più nascosti e insoliti da vedere in città
Un museo a cielo aperto. Firenze non smette di stupire e affascina con i suoi monumenti famosi in tutto il mondo. Ma la città del Rinascimento è anche uno scrigno di misteri e segreti nascosti. Camminate a testa in su, guardate bene i palazzi più celebri, vi portiamo alla scoperta di chicche e curiosità che arricchiranno il vostro soggiorno in città.
La Berta
Incastonata com’è nel cuore di uno dei centri storici più belli del mondo, la Chiesa di Santa Maria Maggiore rischia di essere tralasciata dal visitatore di passaggio. Eppure, è uno dei più antichi luoghi di culto cittadini, risalente addirittura all’VIII secolo. Se passate sull’omonima piazza, all’angolo con Via de’ Cerretani, cercate la torre campanaria mozzata, e alzate lo sguardo: incontrerete quello di un personaggio leggendario intento a scrutarvi a sua volta. I fiorentini l’hanno chiamata La Berta, e pare che sia lì dal lontano 1326 per colpa dello scienziato Cecco d’Ascoli, in seguito a una maledizione da lui lanciata nei confronti di una donna che, negandogli dell’acqua, gli aveva impedito di salvarsi dalle fiamme. Un’altra leggenda identifica la Berta come una fruttivendola che regalò alla chiesa una campana per poter avvisare i lavoratori con i suoi rintocchi dell’apertura e della chiusura delle porte cittadine.
Il toro cornuto
Che ci fa testa di un bovino tra le statue che adornano il Duomo? Secondo la tradizione, la statua potrebbe rientrare tra gli omaggi dei costruttori ai vari animali da traino impiegati per trasportare i materiali necessari per la realizzazione della Cattedrale. Esiste però un'altra versione più goliardica: la testa del bovino (un toro) sarebbe la testimonianza di un tradimento. Un capomastro che lavorava nel cantiere della cattedrale pare che avesse una relazione con la moglie di un fornaio la cui bottega si trovava proprio lì vicino. Scoperto l'adulterio, il fornaio denunciò sia la moglie che il suo amante al Tribunale EcclesiasticoLa leggenda narra che sia stato proprio il capomastro a porre la testa del bovino rivolta verso le finestre del sarto geloso per ricordargli ogni giorno del tradimento.
Il Diavoletto del Giambologna
In un angolo di Palazzo Vecchietti, precisamente tra via de’ Vecchietti e via Strozzi troviamo un diavoletto misterioso che tiene d’occhio i passanti. Si tratta di un diavoletto portabandiera (l’originale del Giambologna è al museo Bardini) fatto erigere da Bernardo Vecchietti, l’allora proprietario del palazzo, nel punto in cui si verificò un episodio legato alla vita di San Pietro Martire.Questi, interrotto mentre predicava da un cavallo nero imbizzarrito che altro non poteva essere che il diavolo, riuscì a immobilizzare l’animale con preghiere e croci. Che sia leggenda o realtà poco importa, quel diavoletto è lì in ricordo di questa bizzarra vicenda.
Il volto scolpito da Michelangelo
In piazza della Signoria, proprio davanti a destra del portone d'ingresso di Palazzo Vecchio, in prossimità di via della Ninna, si nasconde un ritratto sul muro di un uomo di profilo. Il volto porta la firma di Michelangelo Buonarroti, ma non si sa con precisione a chi appartenga quel volto: c’è chi ritiene sia di uno scocciatore che, tutte le volte che incontrava Michelangelo, gli faceva una testa così, e chi pensa invece sia il volto di un condannato alla gogna.
La finestra sempre aperta
In Piazza della Santissima Annunziata troviamo Palazzo Grifoni, che pare sia infestato dal fantasma di una giovane donna. Secondo la leggenda, la donna viveva nell’edificio con il suo amato marito, ma un giorno lui fu chiamato alle armi insieme agli altri nobili fiorentini. Al momento della partenza, lei si affacciò alla finestra della casa per salutarlo e lo guardò partire finché non sparì tra i palazzi. Da allora, la donna non si spostò mai dalla finestra, sempre aperta, e per mesi osservò la piazza giorno e notte con la speranza di veder tornare suo amato. L’attesa e la disperazione la portarono alla morte. Quando, dopo il funerale della giovane, i suoi parenti si recarono in casa per sistemare l’abitazione, chiusero anche la famosa finestra, ma il gesto diede vita a strani fenomeni come oggetti che volavano e mobili che si muovevano. Per questo, i parenti decisero di riaprire la finestra, che ancora oggi rimane sempre aperta. Si tratta di quella del primo piano, verso l’angolo che unisce il palazzo alla Loggia dei Servi di Maria.
Le api che non si possono contare
Sul retro del piedistallo della statua equestre di Ferdinando I de’ Medici, al centro di piazza Santissima Annunziata, troviamo uno sciame d’api disposte in cerchi concentrici intorno all’ape regina. Secondo la tradizione, l’ape rappresenterebbe il Granducato di Toscana (a capo del quale c’era lo stesso Ferdinando I), mentre le api sarebbero i fiorentini, fedeli e laboriosi. L’aspetto curioso è che sembra impossibile contare le api senza toccarle o indicarle, a causa dei cerchi concentrici e delle figure molto simili che fanno perdere il conto. Chi ci riesce, secondo la leggenda, sarà travolto dalla fortuna.
La pietra sbagliata
Guardando Palazzo Pitti, spostatevi sulla sinistra del portone d’ingresso, subito dopo la seconda finestra nella parte bassa vedrete una pietra molto lunga (si dice circa una decina di metri) affiancata ad una molto più corte delle altre. Non sono qui per caso, a quanto pare è stato Luca Pitti in persona a volerle. La pietra più lunga di tutte infatti, simboleggia proprio lui, gaudioso e potente. L’altra invece, la più corta rappresenta i suoi rivali, piccoli e insignificanti, invidiosi che Luca Pitti fosse stato in grado di accumulare ricchezze e successo tali da costruire un palazzo così principesco. Quello che non sapeva è che i suoi rivali erano proprio i Medici, poi diventati i padroni del Palazzo!
Il balcone rovesciato
In Borgo Ognissanti, al civico 12, si nota un balcone decisamente particolare, con tutti gli elementi architettonici al contrario. Il motivo di tale stranezza sembra essere un testa a testa tra il padrone di casa, tale Baldovinetti, che voleva un balcone bello e imponente e Alessandro de’ Medici che con un’ordinanza del 1530 vietò elementi architettonici troppo vistosi e ingombranti dal momento che le strade della città erano piuttosto strette. Baldovinetti non ne voleva sapere di rinunciare al suo balcone, e alla fine Alessandro de’ Medici gli concesse il nulla osta per la costruzione del balcone, ma a una condizione: che fosse costruito al contrario.