Firenze festeggia il 25 aprile. Il volto della storia che forse non conoscete
Città d'arte per eccellenza, qui la liberazione arrivò per l'esattezza l'11 agosto del 1944 e a "salvarla" furono proprio i suoi magnifici monumenti
La storia è nota, il Ponte Vecchio con le sue meravigliose botteghe e i suoi archi secolari, fu l’unico a non essere minato dai tedeschi e a rimanere integro, anche se le strade e i palazzi che lo circondavano vennero sventrati senza alcuna pietà. Secondo alcune recenti testimonianze a evitare l’ulteriore sfregio alla città fu il coraggio di un uomo, per tutti Burgasso, che aveva il compito di aprire e chiudere le botteghe dei gioiellieri: fu lui la notte tra il 3 e il 4 agosto del 1944 a tagliare i fili delle mine in via de’ Ramaglianti dietro Borgo San Jacopo.
I ponti fatti saltare cambiarono in una notte il volto della città e stravolsero la sua geografia, perché migliaia di famiglie furono forzate a evacuare e molto cercarono rifugio in Oltrarno, nelle sale di Palazzo Pitti e nel giardino di Boboli. Anche il Corridoio Vasariano - come tutto l’Oltrarno fatto oggetto dei bombardamenti da Monte Morello e da Fiesole, oltre che dai colpi dei cecchini fascisti rimasti a tenere sotto tiro la città - diventa uno strumento per liberare la città. Due giovani partigiani capiscono che è ancora praticabile e, complici i vigili urbani, il Corridoio nasconde ai nazisti una linea telefonica attraverso la quale viene concordato il piano dell’insurrezione: comincerà alle 6.45 dell’11 agosto ai rintocchi nitidi della Martinella di Palazzo Vecchio. A farle eco la campana del Bargello, mentre i partigiani raccolti in Oltrarno riconoscendo il segnale d’attacco guaderanno l’Arno alla Pescaia di Santa Rosa.
Da giorni Firenze non ha acqua né elettricità, ma la guerriglia urbana fatta anche di giovani staffette e che si muovono avanti ai partigiani strada per strada, palazzo per palazzo, continua fino alla fine di agosto quando finalmente viene rotta la “Linea del Mugnone” che divideva in due la città - dalle Cascine all’Affrico. E soltanto allora si poté cominciare a pensare che le cappelle murate per salvarle dai bombardamenti potevano essere riaperte e che le vetrate della Biblioteca Laurenziana, quelle della Basilica di Santa Maria Novella e di Santa Maria del Fiore, come quelle della Chiesa di Santo Spirito, avrebbero potuto tornare al loro posto, uscendo da magazzini reconditi. Sotto gli occhi dei fiorentini che avevano combattuto anche per loro.
L’Archivio storico Foto Locchi, posto sotto la tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC), è considerato per il suo alto valore storico ed artistico uno tra i più importanti a livello internazionale. Un corpus di immagini in costante divenire, che a seguito delle recenti acquisizioni conta oggi oltre 5 milioni di fotografie sulla storia di Firenze e della Toscana, dagli anni Trenta ad oggi, conservate sotto forma di negativi originali. Immagini dal mondo dello sport e dello spettacolo, della moda e della grande Storia, ma anche frammenti pittoreschi che raccontano consuetudini e quotidianità della vita di ieri e di oggi.