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stazione santa maria novella helene vallet

text: Marta Innocenti Ciulli
photo: Helene Vallet

4 Maggio 2020

Firenze e l'emergenza Coronavirus. Pronti a ripartire

La stazione Santa Maria Novella raccontata dall’obiettivo di Helene Vallet. Un intenso vuoto che presto rinizieremo a colmare

Le vie di comunicazione sono le arterie lungo le quali scorre la linfa vitale di un Paese. In queste settimane sono state come sospese nel tempo, ma sarà anche da qui che inizierà la ripartenza inaugurata oggi con la Fase 2.

Ecco la nostra stazione centrale, Santa Maria Novella, uno sguardo a come è stata durante l'emergenza Coronavirus, prima che il cartellone delle partenze e degli arrivi torni a essere osservato come un tempo.

Stazione Santa Maria Novella, inaugurata nel 1848, fu riprogettata da Giovanni Michelucci negli anni '30

Sono le foto di Helene Vallet giovane fotografa francese, di Parigi, che vive a Firenze da venti anni. Helene collabora con fotografi professionisti, i suoi video ripresi durante la lavorazione dei nostri shooting di moda, sono stati presentati agli eventi di Firenze Made in Tuscany. “ E’ stata una esperienza molto particolare, anche molto dolorosa. Mi sono trovata alla stazione di Firenze, un luogo che conosco molto bene, è vicino alla mia casa, la attraverso spesso, centinaia e centinaia di volte ho preso il treno, eppure non riuscivo a riconoscere il luogo. Sembrava uno strano sogno, un luogo evanescente che se lo tocchi svanisce come polvere al vento. Per questo ho scelto un ritocco fotografico un po’ “sbiadito”, con poca saturazione dei colori e soprattutto poco contrasto. Dopo alcuni giorni ho sentito il bisogno di tornare lì per fare delle polaroid. E attraverso queste immagini istantanee e stampate al momento, volevo come accertarmi che fosse tutto vero…”

Innovativo fu anche l'uso dei materiali

Si è tutto vero, mai in anni recenti, abbiamo visto la nostra stazione ferroviaria, il centro della Firenze pulsante, così sola e abbandonata. Forse solitaria come il giorno prima dell’inaugurazione, quando l’architetto Giovanni Michelucci, l’avrà guardata sgombra e deserta, soddisfatto del proprio lavoro rivoluzionario che tanto aveva incontrato violente polemiche, confrontandolo poi con la stazione di Milano di poco anteriore, faraonico edificio fra liberty e impero. Ma stupenda.

Fra le caratteristiche architettoniche emerge la scelta inedita dei materiali: l’uso della pietra forte, fotografie pubblicitarie al posto dei marmi e delle statue neoclassiche, la segnaletica intelligente, l’illuminazione delle pensiline che anticipa il neon, la grande vetrata - vista dall’esterno somigliante a una cascata di acqua - che prosegue come copertura - lucernario, il pavimento e i pilastri in serpentino delle Alpi, le finiture in bronzo.

la grande vetrata che dall'esterno ricorda una cascata

Un’opera architettonica che l’Unesco ha inserito come “di preminente importanza artistica mondiale” e ciò non impedisce che oggi vi circolino più di cinquecento treni ogni giorno. Presto, molto presto la stazione riprenderà il suo solito viavai. Non ci dimenticheremo però di questo anomalo e doloroso intervallo, giusto per riconoscere che ancora una volta siamo su una nuova linea di partenza.

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