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text Alessandro Bruni

11 Settembre 2020

Ferrari. Nascita di un mito

Dal debutto della mille miglia del 1930 alla prima gara in Formula 1 del 1950. La storia di un successo che festeggia al Mugello i 1000 Gran Premi

Nel 1929, Enzo Ferrari è un pilota di automobili già affermato. Ha debuttato dieci anni prima alla guida di una piccola CMN (Costruzioni Meccaniche Nazionali), che ha condotto all’undicesimo posto assoluto alla corsa in salita Parma - Poggio di Berceto: un buon risultato per un esordiente. Poi l’affermazione al fianco di grandi piloti come Alberto Ascari, Ugo Sivocci, Giuseppe Campari, stringendo con determinazione, il grande volante delle Alfa Romeo ufficiali che dominano su tutti i circuiti. Dicono di lui che è “uno che va forte”, uno che ha una buona conoscenza tecnica ed una forte capacità nel campo commerciale. 

GP Silverstone 1951 Froilan Gonzalez drives the Ferrari 375 F1 towards the first victory

Il 1929 è anche l’anno in cui ha inizio la  grande crisi e la successiva depressione americana, dovuta alla precipitazione dei titoli alla Borsa di New York. Enzo Ferrari alterna il suo ruolo di pilota a quello di agente della casa del biscione  per l’Emilia Romagna e le Marche. Come la storia ci ha spesso narrato, le grandi idee nascono intorno ad un tavolo imbandito. 12 Ottobre 1929, una cena a Bologna per festeggiare Baconin Borzacchini che con la Maserati 16 cilindri ha stabilito il nuovo record di velocità. Sono seduti accanto a Ferrari, due suoi clienti: Alfredo Caniato di Ferrara e Mario Tadini di Bergamo. A quel tavolo Ferrari propone di costituire una scuderia automobilistica. I due accettano con grande entusiasmo ed il 1 dicembre si ritrovano allo studio dell’Avvocato Enzo Levi di Modena: nasce la Società Anonima Scuderia Ferrari. Caniato e Tadini mettono il capitale, Ferrari l’esperienza oltre al proprio nome. Tutti e tre intraprendono un viaggio a Milano all’Alfa Romeo, ottenendo assistenza tecnica, vantaggi nell’acquisto delle auto e dei ricambi.

Alberto Ascari on Ferrari 175 F1 (photo courtesy Ferrari)

Ferrari si reca anche dai rappresentanti della Bosch, Shell e Pirelli dove con il suo irresistibile ascendente, firma degli ottimi contratti di fornitura. A Milano si reca da Campari, forte pilota, che gli assicura la sua adesione come pilota nelle gare non ufficialmente corse dall’Alfa Romeo. Due azioni della Società anche al modeneseFerruccio Testi, eccellente fotografo che avrebbe scattato le più belle immagini delle auto della Scuderia Ferrari da consegnare alle testate sportive. Ferrari ha pensato anche all’aspetto marketing ed alla cura dell’immagine dei suoi piloti e le loro auto.

Il debutto alla Mille Miglia del 1930 che si disputa il 12 e 13 aprile. Non c’è stato molto tempo da dedicare alla preparazione di quella terribile maratona stradale. Si schierano tre equipaggi formati da piloti dilettanti e con poca esperienza: Scarfiotti/Carraroli, Tadini/Siena e Caniato/Sozzi. Tutti si devono ritirare per problemi meccanici. 

21 maggio 1950, sono trascorsi venti anni, nel corso dei quali Ferrari ha creato la sua leggenda, realizzato il suo sogno giovanile. Oggi costruisce le automobili più veloci e desiderate al mondo, bolidi che portano il suo nome. Maranello, un piccolo paese della campagna modenese, è la capitale del suo sconfinato regno. 

1919, Enzo Ferrari and Nino Berretta on CMN (Costruzioni Meccaniche Nazionali) (photo courtesy Ferrari)

Quel 21 maggio si disputa l’ XI Gran Premio di Monaco. L’ Alfa Romeo con i piloti chiamati “il trio delle tre F”,  Farina, Fangio, Fagioli, ha una vettura imbattibile, la mitica 158 “Alfetta”. Ferrari debutta nella massima categoria. Ha atteso prima di mostrare le sue carte, ha studiato le auto avversarie, le loro caratteristiche tecniche e le loro criticità. Monte Carlo è perfetto per il debutto. Le sue 1500 cmc si addicono a quel tracciato, “Ciccio” Ascari, Sommer e Villoresi sono piloti che non si fanno intimidire dai veloci condottieri della casa del biscione. Si parte ed inizia la battaglia tra Fangio, Villoresi ed Ascari: le Ferrari rispondono al campione argentino. Al termine di una gara rocambolesca, segnata da molti incidenti, Fangio vince il suo primo gran premio di una lunga serie e la Ferrari di Villoresi si piazza al 6°posto. Un buon debutto, che non passa certo inosservato. Le Alfa Romeo sono al vertice di una lunga parabola, le Ferrari sono all’inizio.

Nei giorni successivi  a Maranello, i tecnici ed i validi meccanici cercano di trovare nuove soluzioni per aumentare la potenza,  avere una migliore tenuta di strada, maggiore efficacia ed efficienza per quel motore sovralimentato. A Settembre al Gran Premio d’Italia, un indomito Ascari taglia il traguardo al secondo posto dietro al solito Fangio ma davanti ad altre quattro Alfa Romeo. Ma Enzo Ferrari ama ripetere che “il secondo, è il primo dei perdenti”. Ferrari vuole la vittoria della sua creatura. Da uomo dotato di grande intelligenza e da uomo realistico, sa che dovrà lottare per arrivare al successo.

A Maranello intanto sono approdati i migliori tecnici e progettisti: Gioacchino Colombo, uno dei padri dell’Alfetta è un uomo Ferrari. Al suo fianco Aurelio Lampredi, altro grande genio della tecnica. Le auto del cavallino rampante vincono nelle competizioni stradali, ma per Ferrari ciò che più conta adesso è battere l’ Alfa Romeo nella massima formula. Nel 1950, Ferrari ha 200 dipendenti, che vuole dire 200 famiglie a suo carico. Si sono vendute 26 automobili, 5 in più del 1949. Presto sbarcheranno negli Stati Uniti i primi esemplari che saranno subito l’oggetto del desiderio dei ricchi gentleman driver e degli attori di Hollywood.

Finalmente il grande giorno. 14 luglio 1951Gran Premio d’Inghilterrasul circuito di Silverstone. La Ferrari ha la sua arma vincente nella 375 F1, un bolide di 12 cilindri capace di 380 CV e 320 km/h di velocità. Juan Froilan Gonzalez, l’argentino, detto “El Cabezon” per l’imponente testa, è il pilota della scuderia che meglio sa interpretare e domare tutta quella potenza. 

Siamo al quinto appuntamento del Campionato del Mondo di Formula 1. Dopo le qualifiche, il tempo migliore è quello  dalla Ferrari di Gonzalez, segue Fangio e Farina con le rivali Alfa Romeo. Si parte e la gara entusiasma la folla per i continui sorpassi tra Gonzalez e Fangio: due grandi amici con due stili opposti di guida. El Cabezon sposta il suo pesante corpo a destra e sinistra, contrappesandolo alla forza di gravità, Fangio invece guida in posizione fissa centrale, facendo danzare le braccia con movimenti rapidi, netti e muovendo leggermente la testa.

Pochi secondi separano i due bolidi. I meccanici al box Ferrari, sono rapidi nel sostituire pneumatici e rifornire la benzina: 23” sono un record. Dopo 90 giri, la Ferrari di Gonzalez taglia il traguardo lasciando a 51” l’Alfa Romeo di Fangio. Ferrari è nel suo ufficio a Maranello, riceve la telefonata da Silverstone che gli comunica la vittoria. Nelle sue memorie scrive che dopo avere pianto dalla gioia, ha mescolato “alle lacrime d’entusiasmo anche lacrime di dolore: oggi ho ucciso mia madre”.

Fangio alla guida della Ferrari - Lancia nel 1956

L’ Ing. Francesco Quaroni direttore dell’Alfa Romeo, scrive un telegramma a Ferrari per congratularsi. In risposta Ferrari scrive: “ Ho ancora per la nostra Alfa, siatene certi, l’adolescente tenerezza del primo amore, l’affetto immacolato per la mamma”. Le stagioni successive 1952 e 1953 consacrano la Scuderia Ferrari che con Alberto Ascarisi aggiudica i due Campionati del Mondo. Poi Fangioed Hawthorn, rispettivamente nel 1956 e 1958, portano di nuovo il titolo a Maranello, dopo alcuni anni di difficoltà nella costruzione di un’auto vincente. Gli anni ‘60, dominati da quelli che Ferrari chiama con un certo distacco “i garagisti inglesi”, vedono vincere il titolo per la Ferrari, l’americano Phil Hill(1961) e l’inglese John Surtees(1964). Poi gli anni ‘70: Ferrari con la sua esperienza, intravede in Niki Lauda, l’uomo perfetto per vincere con le sue auto. Niki è l’esatto contrario dei piloti capelloni e con le lunghe basette alla moda che fanno parte del ‘circus’.

È meticoloso, quasi noioso, non è mai contento della messa a punto, ma è veloce e porta alla Ferrari due vittorie del campionato, nel 1975 e 1977, un anno dopo il terribile incidente al Nurburgring. Nel 1979 è il sudafricano Jody Schecktera trionfare e regalare l’ultimo successo prima di un lungo digiuno fino al 2000 che vede il primo trionfo di Michael Schumaker, vincitore dei cinque campionati consecutivi. È Kimi Raikkonena portare alla corte di Maranello nel 2008, l’ultimo titolo mondiale. 

Nel 1988, Enzo Ferrari se ne era andato, nel silenzio irreale di agosto, in una Modena deserta. Lo hanno chiamato in mille modi: Commendatore, Ingegnere, Grande Vecchio, Drake, Mago di Maranello, Saturno. Ancora oggi con  1000 gran premicorsi ed oltre 200 vittorie assolute, il suo spirito di innovatore, di ricercatore della perfezione, la sua grande determinazione, l’immensa passione, vivono ancora nell’azienda da lui costruita partendo da un’idea espressa in quella cena con amici a Bologna nel lontano 1929. Lui vive ancora nelle sue creature, quelle meravigliose automobili che fanno sognare gli appassionati di tutto il mondo. “La vittoria più bella, è quella che deve ancora arrivare”in queste parole di Ferrari, l’essenza del suo pensiero.

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