Il pilota della Ferrari Charles Leclerc si racconta prima del Gran Premio della Toscana - Ferrari 1000
Un'esclusiva intervista al giovane fuoriclasse dal 2019 in Ferrari
È il pilota più giovane ad aver vinto un Gran Premio di F1 al volante di una vettura del Cavallino Rampante. Quest’anno festeggia con la scuderia di Maranello i 1000 GP proprio al Mugello con il Gran Premio della Toscana - Ferrari 1000, circuito che ha all’attivo quasi cinquant’anni di storia e che debutta per la prima volta in Formula 1.
Ma Charles Leclerc, classe ’97, respira da sempre il mondo dei motori. “Sono nato a Monaco e sono stato circondato dai motori fin da piccolo” - ci racconta mentre lo raggiungiamo a poche ore dalla partenza del Gp della Toscana -. “ Avevo 4 anni quando ho visto il primo Gran Premio dal balcone di un mio amico mentre giocavamo con le macchinine. Guardavo le auto rosse correre sul tracciato e all’istante sono rimasto colpito dalla velocità e dal suono”.
Quando hai deciso di diventare un pilota e quando hai capito che saresti arrivato nell’olimpo in Formula 1?
Mio padre era un appassionato di corse. Il suo migliore amico, il padre di Jules Bianchi, aveva una pista di karting lì vicino dove passavamo i nostri weekend gareggiando con gli amici. Mentre correvo nelle categorie junior ero concentrato a fare il miglior lavoro possibile. Ma entrare in Formula 1 è stata una sorpresa, qualcosa a cui ogni pilota aspira ma che nessuno si aspetta. Quando diventa realtà è una sensazione indescrivibile, pensi solo a dare il massimo e a cogliere l’opportunità che ti viene data.
Sei giovanissimo ma non ti tiri mai indietro se ti devi mettere in discussione. È questo il segreto del tuo successo?
Credo sia importante essere realisti e concentrati qualunque cosa accada. Commettere errori è normale, l’importante è capirli e analizzarli per evolvere. A volte posso dare l’idea di essere troppo duro con me stesso, ma questo è il mio modo di gestire le situazioni difficili e la via per poter fare progressi.
Qual è il pilota che ti ha ispirato di più?
Ayrton Senna. Mio padre era un suo fan. Mi raccontava storie e mi regalava libri sulla carriera di Ayrton.
Un anno molto particolare anche per la F1, come hai passato il blocco? Ti sei tenuto in allenamento con i GP virtuali?
Con molti piloti, soprattutto i più giovani, abbiamo incominciato a gareggiare in eSports durante il lockdown. È stato un buon modo per restare concentrati sulle corse. Mi è piaciuta anche l’interazione online con i tifosi, spero sia stato un piacere reciproco. Il campionato virtuale che abbiamo corso è stato divertente, così come la 24 Ore di Le Mans virtuale in cui ho gareggiato. Sono contento di aver avuto l’opportunità di restare in contatto con gli altri piloti e con gli appassionati di automobilismo.
Quali sono le tue impressioni sulla pista del Mugello?
Ho corso per la prima volta al Mugello nel 2014, nel mio primo anno di corse in monoposto. La prima volta che ho guidato una monoposto di Formula 1 in pista, però, è stato a giugno di quest’anno, quando abbiamo completato una giornata di test con la squadra.
Era il 1950 quando la Ferrari debuttò proprio a Montecarlo, dove sei nato. Cosa vuol dire correre la gara 1.000 con i colori di Maranello?
La Ferrari è un marchio iconico e la Scuderia è la prima squadra a raggiungere il suo millesimo Gran Premio in questo sport. Si tratta di un traguardo straordinario. E’ un onore esserci e avere l’opportunità di guidare una Ferrari. Sarà un evento speciale che ricorderò per sempre.
Com’è stato vincere il Gran Premio D’Italia, la tua seconda vittoria consecutiva in Formula 1?
Vincere in Italia, con la Ferrari, con i nostri tifosi, è stata un’esperienza indimenticabile. Non avrei mai immaginato una cerimonia sul podio come quella che abbiamo visto l’anno scorso. Vedere le bandiere italiane, l’emblema della Ferrari, sentire i nostri tifosi cantare l’inno d’Italia con noi - è stato il momento più bello della mia carriera, finora.
La Formula 1 è una sfida individuale ma anche uno sport di squadra. Come bilanci questi due aspetti?
Come pilota, naturalmente, cerchi sempre di fare il miglior lavoro possibile. Tuttavia, le corse sono uno sport di squadra, soprattutto in Formula 1. Prima di tutto, hai un compagno di squadra con il quale lavori insieme condividendo le tue esperienze e cercando di ottenere i migliori risultati possibili per la squadra. In secondo luogo, si lavora con molte persone, sia in azienda per lo sviluppo dell’auto, sia in pista durante il weekend di gara. In ogni Gran Premio c’è un lavoro monumentale da parte di ogni meccanico, ingegnere, di tutta la squadra. Il pilota vuole dare il massimo per rendere tutti orgogliosi ed esaltare l’enorme sforzo del team. Alla fine si genera una spinta comune, un equilibrio naturale, perché tutti abbiamo lo stesso obiettivo.
Cosa hai provato quando sei entrato a Maranello e com’è lavorare con un top team come la Ferrari?
Correre per la Ferrari è sempre stato un sogno per me. Avere questo distintivo sul petto è incredibile e non ci si abitua mai. Credo che qui ci si senta più orgogliosi che in qualsiasi altro posto, e penso che sia lo stesso per tutti i membri del team. Mi sento molto fortunato. Ero già stato a Maranello in precedenza, perché facevo parte della Ferrari Driver Academy (FDA), il programma dedicato ai giovani talenti, ma arrivarci come pilota di Formula 1 è stato qualcosa di speciale. È la prima volta nella mia carriera che ho un contratto a lungo termine con la stessa squadra. È molto emozionante e non potrei desiderare una squadra migliore.
La pista del Mugello si trova immersa in uno dei territori più belli d’Italia. Cosa ami di questa terra e quali sono i tuoi luoghi preferiti in Toscana?
L’Italia è un paese bellissimo. Mi piace la mentalità della gente, ci si sente da subito a casa. Le persone qui hanno una grande passione, soprattutto i tifosi che sono unici. Anche il cibo è ottimo. Ho passato un po’ di tempo in Toscana durante la giornata di test a giugno e anche per la settimana della moda durante Pitti Uomo, un’altra esperienza nuova ed emozionante.
La macchina che guidi abitualmente e la quella che vorresti guidare per fare un Grand Tour in Italia.
A casa guido un’Alfa Romeo Stelvio. Per quanto riguarda un Grand Tour in Italia, probabilmente sceglierei una macchina come la Ferrari Roma.
Il Made in Italy vuol dire stile. Oltre alla Ferrari hai conquistato anche un altro grande simbolo dell’Italia nel mondo.
L’Italia è famosa per lo stile e la moda, due cose che mi piacciono molto. Recentemente ho avuto l’onore di diventare ambasciatore di Armani, un marchio che amo e che sono orgoglioso di sostenere.
Oltre alle auto le altre tue passioni.
Sono molto interessato all’architettura, al design e alla moda.