Falstaff al Maggio Musicale dal 19 novembre al 5 dicembre 2021
Il nuovo attesissimo allestimento dell'ultima opera di Giuseppe Verdi
Venerdì 19 novembre (con repliche il 21, 23, 30 novembre e il 3 e 5 dicembre), il Maggio Musicale mette in scena la sua quarta opera in cartellone: l’atteso e nuovissimo allestimento di Falstaff di Giuseppe Verdi con la regia affidata a Sven-Erich Bechtolf (con il suo rodato staff: Julian Crouch alle scene e Kevin Pollard ai costumi, Alex Brok alle luci e Josh Higgason ai video) e la direzione di uno dei massimi direttori dei nostri tempi, il maestro John Eliot Gardiner.
Nel ruolo del titolo Nicola Alaimo con il quale ha debuttato a Pisa nel 2006 e poi consacrato nel 2013 a New York con la direzione di James Levine, da allora è una delle sue interpretazioni più acclamate che gli è valsa anche un Premio Abbiati nel 2016. Alaimo torna al Maggio dopo i suoi personali successi come Michonnet nell’Adriana Lecouvreur che ha inaugurato la scorsa edizione del 83esimo Festival del Maggio e di fra Melitone in La forza del destino, diretto da Zubin Mehta con la regia di Carlus Padrissa dello scorso giugno 2021. Con lui nel ruolo di Ford Simone Piazzola, Xabier Anduaga (Fenton), Paolo Antognetti (dottor Cajus), Antiono Garès (Bardolfo), Alessandro Spina (Pistola). Ailyn Pérez che torna al Maggio dopo La rondine di Giacomo Puccini dello scorso settembre 2020, è Alice Ford, Sara Mingardo sarà Mrs. Quickly, e Meg Page sarà Vasilisa Berzhanskaya; Francesca Aspromonte sarà Nannetta.
DUE PAROLE SUL FALSTAFF
Falstaff è l’unica opera comica, e ultima opera, della produzione verdiana. Per tutta la vita Verdi aveva inseguito il sogno di scrivere un’opera comica senza però mai trovare il soggetto appropriato. Ma sulla soglia degli 80 anni ecco avverarsi quel sogno con Falstaff, nato dalla ennesima collaborazione con Arrigo Boito. Il 9 febbraio 1893 Falstaff debutta al Teatro alla Scala accompagnato da un grandioso successo. Dopo oltre cinquant’anni spesi nel trasferire in musica drammi e tormenti dell’animo umano, Verdi salutava il mondo dell’opera con il sorriso sornione di chi ha sperimentato tutto al massimo grado e continua ancora a farlo. E di sperimentazioni musicali la partitura di Falstaff abbonda. Basti pensare alla forma-sonata pseudo sinfonica che apre il primo atto, alla fuga buffa che chiude l’opera, pagina giocosa di mirabile virtuosismo collettivo, ai declamati duttili e scorrevoli che di colpo si aprono a momenti di ampia e inaspettata cantabilità. Falstaff è opera di un Verdi divertente e divertito. Del resto, come recita la sigla finale: “Tutto nel mondo è burla. L’uom è nato burlone”.