Elettra Marconi e il suo legame speciale con Forte dei Marmi
La nostra intervista alla figlia del grande scienziato Guglielmo Marconi
Amava molto Forte dei Marmi e la Versilia, dove, a bordo del suo transatlantico Elettra, incontrò Maria Cristina Bezzi-Scali, sua futura moglie. Stiamo parlando di Guglielmo Marconi, ‘il padre della radio’, ma non solo. Uno dei più importanti scienziati italiani di tutti i tempi. Dal loro amore nacque Elettra, chiamata così proprio dal nome di quello yacht, dove Marconi viveva e lavorava insieme alla moglie e alla figlia, due delle figure femminili cruciali nella sua vita, insieme alla madre, la prima a credere in lui e a spronarlo nel suo lavoro di ricerca. Con Maria Cristina - o solo ‘Cristina’, come di solito la chiamava Marconi - e Elettra, frequentava spesso Forte dei Marmi. A raccontarci di questi dolci ricordi, nell’anno in cui si celebrano i 150 anni dalla nascita del grande inventore, è proprio lei, Elettra Marconi, la principessa Elettra, dalle nozze col principe Carlo Giovanelli, scomparso nel 2016. Era il 1937 quando il padre morì improvvisamente a Roma, poche ore dopo aver accompagnato Cristina a prendere il treno per la Versilia, dove avrebbero festeggiato il settimo compleanno di Elettra, che ancora oggi ama tornare al Forte dei Marmi, lì dove tutto è cominciato.
Ci racconta dell’incontro tra suo padre e sua madre?
Si sono incontrati per la prima volta in Versilia. Lei e una sua amica erano state invitate a una serata a bordo dello yacht Elettra. Mia madre aveva 25 anni, portava lunghi capelli biondi che incorniciavano grandi occhi azzurri, quella sera indossava un abito rosso, era bellissima. Mio padre mandò un motoscafo a prenderle a riva. Accoglieva lui tutti gli ospiti e l’attimo in cui i loro sguardi si incrociarono mentre mia madre saliva le scalette si trasformò in un incontro durato tutta la vita.
Lei ha vissuto i primi anni della sua vita a bordo dell’Elettra. Le capitava di partecipare a qualche esperimento di suo padre?
A volte chiamava me e mia madre mentre comunicava via radio con i paesi più lontani, Australia, Africa, Cina... per farci sentire quando il suono fosse nitido e chiaro, era strabiliante. Poi ci fu il periodo in cui lavorò all’invenzione del radar. Faceva posizionare due boe a prua, poi lo aiutavamo a mettere delle lenzuola bianche in modo tale che non riuscisse a vedere niente e, guardando il radar, dava al timoniere le indicazioni per passare esattamente nel mezzo. La chiamava la ‘navigazione cieca’. Voleva permettere a chi navigava di farlo senza rischiare scontri con altre navi, scogli o iceberg. Voleva proteggere le vite della gente di mare (purtroppo l’invenzione del radar non arrivò in tempo per evitare del tutto la tragedia del Titanic, ma fu grazie alla radio di Marconi che riuscirono a chiamare i soccorsi e a salvare i sopravvissuti, ndr). Poi ci sono anche altre invenzioni a cui stava lavorando e che sicuramente avrebbe portato a termine, se la morte non l’avesse colto così presto.
Tra queste poteva esserci anche il cellulare...
Non è da escludere. Nel 1931 inventò il primo radiotelefono per Papa Pio XI, era una sorta di antesignano del cellulare e già immaginava un mondo in cui potersi parlare a distanza con “una scatoletta in tasca”.
Che rapporto aveva suo padre con Forte dei Marmi?
So che ci sono memorie dell’Elettra ormeggiata alla Capannina di Franceschi, anche se, in realtà, fece in tempo a vedere poco più della nascita di quella fu una delle grandi novità in Versilia, per cui vi trascorse solo un paio di serate insieme a mia madre. Amava però Forte dei Marmi profondamente, perché è lì che mia madre era cresciuta, per questo tornavamo spesso. È così che anche per me è diventato un luogo speciale, c