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Drusilla Foer (ph. Officine Fotografiche Firenze)

text Teresa Favi
photo cover Officine Fotografiche Firenze

30 Settembre 2024

Drusilla e il suo amore per la Toscana

La nostra intervista alla grande artista capace di conquistare tutti

Ha la grazia di Marlene Dietrich, i motti di spirito di Marta Marzotto, l’intelligenza snob di Franca Valeri. Attrice, cantante, autrice, icona di stile Drusilla Foer è una grande signora, irriverente e antiborghese. Toscana, un’età che va dai quaranta ai settanta, ha vissuto a New York e a Bruxelles, per poi fermarsi a Firenze. Artisticamente ha esordito tardi. Prima su YouTube, nel 2011; poi la tv, il cinema di Ferzan Özpetek e di Roberta Torre, i libri, il teatro, la musica con l’album DRU, la moda e di nuovo la tv del Festival di Sanremo e dell’Almanacco. Ora, dopo una brusca fermata per motivi di salute, riparte più in forma che mai con la tournée teatrale di Venere Nemica per la regia di Dimitri Milopulos, mentre su Netflix esce la seconda stagione di Tutto chiede salvezza di cui è protagonista, diretta da Francesco Bruni.

Prima di leggere l'intervista, sfoglia tutto il numero di Firenze made in Tuscany, che ha come cover story proprio Drusilla.

Drusilla (ph. Officine Fotografiche Firenze)

Oltre 80 date di Venere Nemica nei teatri italiani. Mai successo prima d’ora. E’ spaventata, almeno un po’?

Spaventata no, anche se è un testo difficile che avrà bisogno di essere rodato. Ci vorranno un bel po’ di rappresentazioni, ma io mi divertirò sempre. E poi contenta di avere molte repliche, perché sono sicura che ogni volta verrà fuori una cosa diversa. Questo nuovo spettacolo è una specie di labirinto emotivo dentro cui si può entrare con un sorriso o anche con amarezza, con cattiveria o con levità; insomma è un testo che permette di essere fatto molte volte, senza annoiarsi.

Si è mai annoiata facendo teatro, prima d’ora?

Annoiarmi sul palco? Mai successo. Ma va pur detto che questo spettacolo è un po› diverso dai precedenti. Finora ho raccontato molto di me, questa volta invece porto in scena una storia.

Che storia è quella di Venere Nemica?

E’ una storia ispirata alla favola di amore psiche di Apuleio, infarcita dei grandi temi che ci riguardano come la vita, la mortalità, l›immortalità, la bellezza, la fine della bellezza, l'amore; quindi ce n›è da divertirsi.

Drusilla Foer (ph. SerenaGallorini)

Quanto tempo impiega ogni sera per essere Venere?

Non mi metto la parrucca lunga, né indosso una tuta nude look infilandomi dentro una conchiglia, se è quello che intende (ride), impiego due ore o poco più fra trucco e capelli come sempre.

Moltissime date in Toscana: a Firenze, sarà in scena dal 28 novembre al 4 dicembre al Teatro Puccini. Che rapporto ha con il pubblico fiorentino?

Non è un pubblico facile, neanche se sei uno di loro. A proposito di questa proverbiale severità, ricordo quando negli anni Settanta persino registi stellari come Strehler debuttavano con le loro pièce interpretate da cast incredibili in anteprima nazionale al Teatro Niccolini o alla Pergola! Firenze era temuta, e lo è ancora oggi.

Qual è il luogo fiorentino più adatto a una dea?

Su tutti direi i Giardini di Boboli. Sono stati l’archetipo dei grandi giardini di corte europei, a partire dai più importanti e fastosi come Versailles o quelli della Reggia di Caserta. Alcuni angoli di Boboli sono davvero magici, dove è facile immaginare che dietro una siepe si nasconda un fauno divertente o una ninfa leggiadra. Altro luogo perfetto per Venere è il Giardino Corsini, posto ameno dove, peraltro, il mio amico fraterno Neri Torrigiani, Giorgiana e Sabina hanno inventato trent’anni fa un evento bellissimo, Artigianato&Palazzo, per raccontare gli artigiani e l’artigianato.

Il più ‘eleganzissimo’?

Ce ne sono molti, ma per non far torto ai più noti, citerò un museo che mi piace molto, il Marino Marini. Lì davanti, all’angolo, c’è il barettino San Pancrazio, che fa i panini e i crostini di fegato più buoni di Firenze, in un allestimento immutato dagli anni Settanta.

Lei è una grande conoscitrice e amante dell’arte, Firenze ha avuto una qualche influenza su questa sua grande passione?

Firenze è una città capace di restituire bellezza all’arte. Ma la bellezza arriva in molti modi, a volte non arriva nemmeno, semplicemente ti illumini per uno sguardo, per un’attitudine alle proporzioni e alle cose belle. Le case dei contadini in Toscana hanno proporzioni meravigliose non perché quei contadini avessero studiato, ma perché facevano le loro case con un’armonia interiorizzata. Quanto a me, Firenze mi ha educata soprattutto alla sagacia, all’umorismo pungente, e... Si può dire? Alla merdaggine.

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