Dedicato a te. Un intenso ricordo di Giovanni Gastel, scritto da chi lo conosceva bene
Giovanni Gastel, il grande fotografo della moda che ci ha lasciato il 13 marzo
Salivo lo stradello che collega il porto alla chiesa di Filicudi. Una piccolissima strada in mezzo ai campi, se campi si possono chiamare quelli d’estate cotti dal sole di agosto. Lui scendeva.
Ci conoscevamo per il nostro lavoro, ma in vacanza vige il divieto di parlarne. “Ciao che fai, che pietra hai trovato? – Quello che tutti gli anni l’isola mi regala: un cuore. Ne ho una collezione ormai, tanti, grandi e piccini, questo te lo regalo Giovanni, l’isola è generosa con me, ne troverò un altro”. Ci salutiamo lui con il mio cuore di pietra. A settembre, una mattina il postino mi consegna un tubo grande, come quelli che i ragazzi di architettura portano sulle spalle. Non capisco, lo apro quasi strappando il cartone. Estraggo una foto grandissima: su un fondo bianco ottico spicca il cuore di pietra.
Mi sembra di poter toccare la granulosità della pietra, il grigio ferrigno interrotto da piccoli-piccolissimi punti rossi su un cuore gonfio e scolpito dall’acqua; uno scultore avrebbe faticato a realizzarlo. Da allora la foto è sempre stata lì, appesa alla parete. E’ la prima cosa che si nota entrando in casa mia. Durante quell’estate mi mostrò in anteprima anche alcune foto di quella che sarebbe stata la sua nuova mostra Maschere e spettri a Milano a Palazzo Reale (ottobre del 2009). Quelle foto mozzavano il fiato.
Giovanni Gastel è uno dei più grandi fotografi di moda del nostro tempo. Uomo garbato, gentlemen della fotografia come lo avevano ribattezzato, faceva il baciamano con la naturalezza con cui ci si piega per raccogliere un fiore, sapeva parlare con tutti esaltando la sensibilità, attenuando le ruvidezze.
Grande e imponente, dal suo metro e novanta di altezza, coglieva la bellezza su qualsiasi cosa poggiasse lo sguardo. Un uomo che cercava di raccontare la vita attraverso il suo punto di vista di osservazione, un poeta della fotografia. Già negli anni Ottanta aveva il suo stile, stravolgendo l’immagine degli still life: da foto con tanti accessori impilati in bilico uno sull’altro, a foto su fondo bianco dove campeggiava l’oggetto protagonista.
Fondi bianchi, nivei, abbaglianti con assenza di ombre sono stati la sua carta d’identità su mensili come Donna, magazine del quale ci sfamavamo noi della moda. La Polaroid di grande formato con il banco ottico 20x25. Uno scatto. Solo uno. Poi vennero le campagne pubblicitarie dei grandi della moda italiana e poi dei grandi della moda francese. Le mostre, ultima al Maxxi di Roma The People I Like e i ritratti in bianco e nero, ai quali si è dedicato negli ultimi tempi.
Ciao Giovanni, te ne sei andato così senza avvisarci lasciandoci un silenzio assordante che ci parlerà di te tutte le volte che guarderemo una tua foto o leggeremo le tue poesie appassionate come onde di emozioni.