Curiosità e aneddoti sul Viola Park ideato da Marco Casamonti
L'architetto fiorentino ci svela la nuova casa della Fiorentina voluta dal presidente Rocco Commisso
La strada che da Firenze porta verso le colline toscane è uno dei percorsi obbligati per chi vuole conoscere a pieno questa terra. Se prendete viale Europa e procedete verso Bagno a Ripoli, nella piana dell’Arno verso sud, scorgerete un nuovissimo parco dove, perfettamente integrati nella natura, noterete delle esili strutture in acciaio corten che si biforcano a V e alcuni campi da calcio dove ragazze, ragazzi e ragazzini sono intenti a inseguire un pallone. è il nuovo Viola Park, voluto da Rocco Commisso e ideato dall’architetto Marco Casamonti che ci attende all’ingresso sulla sua golf card per svelarci questo incredibile luogo che si estende per ben 31 ettari.
Il Viola Park non è solo uno dei centri sportivi più all’avanguardia d’Europa ma è anche un campus e la nuova ‘casa’ della Fiorentina. Come è nata l’idea di realizzare un progetto così ambizioso per la città?
L’idea nasce dalla volontà della proprietà e dal desiderio immediato, appena arrivata a Firenze la famiglia Commisso, di realizzare il nuovo stadio e un nuovo centro sportivo. Per lo stadio, dopo molte proposte e interlocuzioni con l’amministrazione, ha prevalso l’idea che trattandosi di un impianto ritenuto monumento doveva occuparsene chi ha compiti di tutela e valorizzazione dei beni storici e non una società sportiva. Per il training center viceversa, concepito anche come sede e casa della Fiorentina, sono stati scelti i terreni più belli e il contesto più affascinante come la piana di Bagno a Ripoli, escludendo le aree di Campi Bisenzio opzionate dalla precedente proprietà. Da subito la richiesta è stata quella di realizzare uno dei luoghi per lo sport più innovativi e inclusivi, concepito anche per far incontrare gli atleti con i tifosi, i sostenitori e gli sponsor con la squadra. Che si tratti di un progetto ambizioso e importante per Firenze lo dimostrano anche solo i dati dimensionali visto che l’intera area del Campo di Marte incluso lo stadio, il Mandela Forum, lo stadio di Atletica Ridolfi ed il complesso dell’Affrico si estendono quasi sulla stessa superficie: 32 ettari per Firenze, 31 con le ultime acquisizioni a Bagno a Ripoli.
Rocco Commisso ha voluto fortemente questo progetto. Come è stato lavorare con lui e il suo staff in questi anni e che soddisfazione provi quando lo vedi fermarsi a bordo campo per vedere allenarsi i giovani viola?
Lavorare con la Fiorentina è stata un’esperienza molto bella, intensa e appassionante, subito iniziata con un tour de force, in compagnia di Joe Barone e Joseph Commisso, per visitare i progetti più all’avanguardia in Italia e in Europa, con l’ambizione e la speranza di creare un modello Fiorentina ripetibile ma anche scalabile, utile perfino per altre società. In effetti, come ho sempre detto, si tratta di un modello totalmente nuovo di centro sportivo dove si incontrano generi e generazioni, un progetto il cui obiettivo principale non era costruire un semplice luogo di allenamento per la prima squadra ma un vero e proprio campus di apprendimento dei valori che lo sport trasmette, come il rispetto per la natura e l’ambiente. Uno degli aspetti più belli dell’intero progetto è quello di veder allenare, correre e studiare centinaia di giovani ‘speranze’ sui prati del Viola Park. Una grande emozione che credo di condividere sia con il presidente che con Joe Barone, nel momento in cui vedi i loro sguardi soddisfatti quando sono immersi in mezzo alle maglie viola all’interno del centro.
Prima squadra, giovane promesse e anche un’area tutta dedicate alle atlete. Un progetto ‘inclusivo’ che ospiterà non solo tantissime attività ma anche migliaia tifosi e di ospiti. Come sei riuscito a coniugare così tanti aspetti?
Dal punto di vista progettuale ci hanno aiutato la storia e le antiche tracce dell’originaria centuriazione romana ancora ben visibili nel tessuto agrario, un disegno antropico da cui abbiamo individuato due direzioni divergenti che disegnano una grande ‘V’ nel vertice della quale abbiamo incastonato una collina artificiale che copre il vero e proprio cuore del centro sportivo: il padiglione eventi e la cappella intitolata a Santa Caterina disegnata da Gianpiero Pugliese. Tutti i padiglioni dedicati ai giocatori e allo sport sono collocati in prossimità delle preesistenze costruite e si adagiano sui confini dell’area in modo tale che il centro rimanga a verde, o dedicato ai campi da gioco, ma comunque privo di costruzioni. Lo stadio, con le sue gradinate abitate da ristoranti e bar, realizza una naturale suddivisone tra la parte privata e quella pubblica in cui è ospitato il numeroso pubblico che viene a vedere le partite o assistere a eventi come gli allenamenti della prima squadra.
Siamo a Bagno a Ripoli, alle porte di Firenze, in una zona che unisce la città alle colline toscane. Come siete riusciti a integrare in maniera così armoniosa 12 campi sportivi, 2 stadi e 12 padiglioni?
Il tema del paesaggio costituisce l’orizzonte verso cui si orienta l’intero progetto, in particolare la ricerca di integrazione tra natura e architettura che costituisce il centro del nostro operare e di molti nostri lavori. In questa occasione c’è stato un dialogo assiduo e costruttivo anche con la Sovrintendenza incentrato su tre aspetti principali: l’altezza degli edifici, che rimane sempre al di sotto di quella della torre della preesistente villa grazie all’inserimento di un livello di ogni padiglione nel terreno, così da realizzare un piano interrato comunque sempre illuminato da una scarpata a prato; la trasparenza delle facciate in vetro con struttura in legno; un lungo e importante lavoro sui cromatismi in modo che le tonalità degli edifici appartenessero alle nuance delle terre, dei bruni e dei verdi secondo una studiata palette cromatica.
La ‘V’ è uno degli elementi ricorrenti nelle imponenti architetture del Park. Oltre alla passione per la Viola, quali sono state le tue fonti di ispirazione?
Sul tema ricorrente della ‘V’, dalla scala territoriale a quella della forma dei pilastri di sostegno delle coperture volanti fino alla sagoma del tetto, si è detto e scritto poiché la Fiorentina è da tutti conosciuta e apostrofata per il colore viola delle maglie; tuttavia va sottolineato che è stato un processo progettuale e creativo che si è generato con assoluta naturalezza poiché da sempre disegniamo colonne e pilastri che si biforcano come rami di alberi, mentre per quanto riguarda le coperture l’obiettivo era trasformare le superfici dei tetti in compluvi di raccolta dell’acqua da far confluire nel lago per l’irrigazione dei campi.
Tutto nel segno dell’ecologia, a partire dai materiali che avete utilizzato per le strutture, al ridotto impatto luminoso degli impianti sportivi, fino ad arrivare ai mille alberi piantati nei 26 ettari del parco…
Il rapporto con l’ambiente - ma più in generale l’attenzione ai temi della sostenibilità ambientale - non costituisce una nota di merito ma un obbligo per qualsiasi progetto di qualità. In particolare l’uso di materiali riciclabili, come l’acciaio per tutte le strutture verticali (ad eccezione del calcestruzzo per fondazioni e vani ascensori), il legno per le strutture delle facciate e tutti i controsoffitti acustici. Non è una questione di singole tecnologie quanto piuttosto di un approccio generale che richiede, come per altro facciamo sempre, di studiare e disegnare ogni dettaglio, dai particolari portali per l’illuminazione fino al disegno del parco.