Creatività italiana
In Italia il su misura è l’arte che regala immortalità agli oggetti
L’artigianato è un vero e proprio marchio di fabbrica che contraddistingue la storia dell’Italia dove l’arte del fatto a mano regna sovrana da secoli. Per intraprendere l’attività di artigiano si entrava nelle ‘botteghe’ da bambini, si iniziava osservando e solo molto più tardi si veniva assegnati a un artigiano esperto che tramandava i segreti del mestiere.
La tradizione dell’artigianato in Italia è figlia diretta dell’arte e dell’architettura, esplose con il fiorire delle civiltà comunali quando nacquero le corporazioni di Mestieri (parliamo del XIII secolo) per raggiungere il culmine tra il Cinque e il Seicento, all’ombra delle grandi corti del Rinascimento a Venezia, Milano, Mantova, Ferrara, Firenze, Urbino e Roma. Dovete immaginare che in quei secoli ognuna di queste città, che non a caso oggi chiamiamo abitualmente ‘città d’arte’, erano come delle nuove Atene o delle future Parigi, Versailles, e poi Londra, New York, Seattle, Shanghai. Un concentrato di ricchezze sconcertanti, centri universali di produzione del sapere, culle di civiltà sofisticate, innamorate della bellezza sotto ogni forma e manifestazione. Sono questi i semi nascosti nel Dna dell’alto artigianato italiano che si sono intrecciati zona per zona, di corte in corte, con il genius loci vale a dire con le attitudini, le affordance, le proprietà tipiche solo ed esclusivamente del contesto e del gusto locale. In tempi più recenti la storia artistica e culturale italiana si è rispecchiata proprio nell’altissima qualità del suo artigianato e insieme a pionieri visionari ha dato vita all’avventura straordinaria che oggi detta legge nel mondo. Per risorgere dalle ceneri della guerra, poverissimo ma determinato, il nostro Paese si armò di volontà di ferro per affrontare la ricostruzione. L’eccellenza italiana era saper lavorare ad arte il legno, il vetro, la ceramica, i tessuti, la biancheria per la casa con tovagliati e sottovesti, nel fare merletti e ricami, nel lavorare la paglia, la pelletteria, maestri nella sartoria. Era necessario trovare un prodotto immagine che doveva funzionare da locomotiva. Fu la moda, anche con il suo indotto, da inventare da zero e l’intuizione di far conoscere la nostra manualità a quei paesi ricchi e desiderosi di novità e cose belle da avere. Questa è la stessa ragione per cui oggi molte grandi aziende di prodotti di lusso producono in Italia i loro articoli. Per la qualità tattile delle materie prime che i maestri artigiani sanno scegliere, per la durevolezza degli oggetti che supera la prova del tempo, per la versatilità, la bravura, la sacralità e l’intelligenza di tutte quelle mani che fanno concorrenza alle macchine o che hanno imparato a curvarle alle loro esigenze.
È l’eccellenza italiana fatta di perfezione gestuale, di passione, arte, tradizione e innovazione: un incredibile universo del savoir-faire. È questo che il pubblico torna a chiedere contro il consumo effimero della serialità, frutto di standard. Ci sono in Italia delle zone considerate veri e propri distretti, dove si concentra la lavorazione artigiana di un determinato settore merceologico. Le sartorie di Napoli producono essenzialmente abbigliamento da uomo, non invidiabile allo storico tailoring londinese, gli atelier milanesi per tutta la moda racchiusa sotto il nome di prêt-à-porter e quelli romani dove si concentrano invece le case di lavorazione di alta moda. Una alta concentrazione di produzioni pellettiere, dedicata alle calzature, si trova nel Veneto dove la tradizione calzaturiera risale al XIII secolo e dove l’aristocrazia veneziana aveva i suoi calzolai. Anche le Marche si aggiudicano una posizione di rilievo per la produzione artigianale di borse e scarpe. Il distretto fiorentino della pelle con borse, calzature, accessori e minuteria metallica con il cuore a Scandicci, ma comprende anche la Valdisieve, il Valdarno e Bagno a Ripoli, raggruppa una grande quantità di brand del grande lusso italiano e internazionale - Gucci, Ferragamo, Celine, Prada, Valentino, Fendi, Dior, Louis Vuitton, Balenciaga, Leo France, per citarne alcune - che preferiscono produrre qui per la alta qualità che ne sta alla base.
Una ‘università’ della lavorazione dove non ci sono libri ma solo memoria storica delle persone che hanno fame di imparare e che a loro volta hanno imparato dai loro padri, fino ad arrivare ai nostri giorni, perfezionando procedure e tecniche in un continuo fare, con quelle splendide macchine che sono le mani. Ma davvero uniche sono quelle mani che si occupano da più di 700 anni della conservazione e del restauro di Santa Maria del Fiore a Firenze. Sono quelle della squadra della Bottega dell’Opera del Duomo, ubicata nello stesso luogo, nel cuore della città. Usano gli strumenti da lavoro uguali a quelli usati nel Rinascimento e intervengono su opere di grandissimo valore, sostituendo dove danneggiati con elementi identici fatti interamente a mano.
La nostra casa editrice, da sempre interessata al mondo dell’alto artigianato, insieme alla due istituzioni più importanti del settore Associazione OMA - Osservatorio Mestieri d’Arte e Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, pubblica da anni su italia-sumisura.it i migliori maestri artigiani del nostro Paese.