Colin Firth e il suo legame con Firenze
L'amato attore ci racconta l’esperienza di due pellicole girate ‘virtualmente’ a Firenze, parlando di cinema e di futuro
È uno degli attori più amati e stimati di oggi, perché Colin Firth incarna simultaneamente l’idea dell’artista allo stato puro, continuamente alla ricerca dell’assoluto, e quella dell’impeccabile gentleman più interessato a essere che ad apparire. La sua carriera di attore e il suo impegno civile nutrito di interessi che vanno dall’antropologia alla scienza ne sono il segno più tangibile. Il diario di Bridget Jones (2001), A single man di Tom Ford (2009), Il discorso del re (2010) che gli valse l’Oscar come miglior attore, sono pellicole che tutti conosciamo a memoria.
In Italia, alla sua popolarità si è aggiunta anche la simpatia confidenziale suscitata dal suo matrimonio con Livia Giuggioli vissuto in parte sul confine tra Umbria e Toscana, a Città della Pieve. L’ultimo frutto della loro intesa esemplare, inossidabile anche dopo la separazione, sono due pellicole uscite nel 2021 che hanno in comune lo sfondo di Firenze e un geniale regista italiano che vive a Londra, Giorgio Testi esperto di tecnologie digitali. Parliamo del cortometraggio Chiusi Fuori che racconta le ferite provocate dal lockdown al mondo della cultura e del teatro, nel quale Firth grazie alla realtà aumentata compare al fianco di Stefano Accorsi al Teatro della Pergola. L’altro, è il film The Renaissance Awards girato con una tecnica analoga sullo sfondo della Galleria degli Uffizi e di Palazzo Vecchio, nel quale l’attore originario degli Hampshire, insieme a Gisele Bundchen e Nile Rodgers, consegnano ai giovani leader mondiali nel campo della sostenibilità il premio omonimo indetto per la prima volta da Eco-Age, la società di consulenza sulla sostenibilità fondata e diretta da Livia. Entrambe le pellicole sono state prodotte dalla Pulse Films Italia.
Firenze è stata molto presente nella sua vita quest’anno. Che impatto ha questa città su di lei ogni volta che la vive di persona?
Amo Firenze, la parte italiana della famiglia è tutta toscana e negli anni l’ho visitata molte volte. Sarò sempre grato al sindaco Nardella per la bellissima esperienza che ci ha regalato quando abbiamo fatto un tour privato di Palazzo Vecchio e degli Uffizi. E’ stato indimenticabile. I due progetti di cui stiamo parlando sono stati girati virtualmente, dato che non ero realmente alla Pergola o agli Uffizi, ma grazie a Giorgio Testi che mi ha catapultato virtualmente lì, l’esperienza è stata comunque magica. Mi ha aiutato anche il fatto che conoscevo entrambe le location abbastanza bene, così ho potuto respirarne l’aria, diciamo.
Come vede il futuro del cinema dopo la pandemia?
La pandemia è stata deleteria per il mondo artistico e culturale. Ha costretto migliaia di persone a lasciare il lavoro, con ovvie conseguenze negative su stipendi e produzioni. Ma ha anche aperto la creatività in modo totalmente inaspettato, dandoci l’opportunità di pensare fuori dagli schemi e di usare la tecnologia al servizio della narrazione. Questi due progetti sono la prova di quello che si può fare e della possibilità di lavorare con metodi che aiutino anche noi attori, per esempio, a non dover volare costantemente da un capo all’altro del mondo. Possiamo partecipare agli eventi da qualunque posto ci troviamo. Sono stato in grado di essere presente nel film The Renaissance Awards indipendentemente dal fatto che in quel momento stessi girando ad Atlanta (per la serie HBO The Staircase, ndr.). Se ciò fosse accaduto prima della pandemia forse avrei dovuto dire di no.
È stata dura affrontare le nuove tecnologie messe in campo da Giorgio Testi?
Adoro lavorare con Giorgio, ha un modo formidabile di usare la tecnologia al servizio della narrazione in modo molto naturale.
E com’è stato lavorare con Stefano Accorsi?
Il ponte con Stefano è stato un po’ Giorgio. Abbiamo parlato insieme di fare qualcosa per il Teatro della Pergola e tutto è stato incredibilmente facile. Io e Stefano potevamo parlare per ore (mai mettere due attori insieme!) ma grazie a Dio avevamo Giorgio a tenerci sotto controllo.
The Renaissance Awards ha riunito artisti, tecnologie digitali e giovani attivisti impegnati nella sostenibilità inviando un forte messaggio da Firenze nel mondo. Come vede questo nuovo Rinascimento?
Dare il microfono ai giovani attivisti è una delle cose più importanti che possiamo fare in questo momento, e farlo dalla culla del primo Rinascimento è particolarmente simbolico. Questo non significa dare loro la nostra benedizione, ma riconoscere che i giovani attivisti sono la forza trainante dell’empowerment. Abbiamo un debito e un pesante riconoscimento nei loro confronti.