Tutto quello che devi sapere sulla Cappella Brancacci
La storia del capolavoro di Masaccio, completato da Lippi, all'interno di Santa Maria del Carmine
La Basilica di Santa Maria del Carmine custodisce un vero tesoro del Rinascimento, la celebre cappella Brancacci. Volontà testamentaria di Pietro Brancacci, ricco mercante di panni di lana, verrà iniziata dal nipote Felice con le storie di San Pietro, in onore del nonno.
Gli affreschi, affidati a Masolino e Masaccio, furono interrotti nel 1428 quando Masaccio li sospende per andare a Roma dove però morirà. Così si dovrà attendere una sessantina di anni per vederla completata stavolta da Filippino Lippi incaricato probabilmente dal suo mecenate Pietro del Pugliese che verrà anche ritratto nella Storia del martirio di San Pietro. E’ così che la cappella si offre in tutta la sua varietà di stili. Gotico cortese Masolino e rinascimentale Masaccio. Alla Tentazione di Adamo ed Eva sulla parete destra si contrappone la Cacciata dall’Eden di Masaccio, l’artista che apre al Rinascimento e applica la prospettiva matematica. Filippino Lippi non si discosta molto da Masaccio. Le due diverse mani si vedono nella Resurrezione del figlio di Teofilo lasciato a metà da Masaccio, che ritrae Masolino, Brunelleschi e se medesimo; mentre l’autoritratto di Filippino e l’effigie di Del Pugliese si ritrovano nel Martirio di Pietro.