Buon compleanno Roberto Benigni!
In occasione dei 70 anni del grande attore e regista vi portiamo alla scoperta della sua Vergaio
Attore, regista, sceneggiatore, comico, Roberto Benigni - nato come artista ribelle - ha conosciuto il successo prima in teatro, poi in tv e al cinema con film che hanno conquistato grandi e piccini. Nel 2021 ha conquistato anche il Leone d'oro alla carriera della 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Oggi festeggia un traguardo importante, quello dei 70 anni, che noi abbiamo deciso di celebrare nei suoi luoghi d'origine a Prato, più precisamente a Vergaio, dove ha girato molte scene cult di due film iconici Berlinguer ti voglio bene, e Tuttobenigni. Partiamo!
Scendiamo dalla macchina infastiditi ormai dalla visione del moscone. Vergaio sono quattro strade e una chiesa che nel tempo si sono fatte paese, nel 1840 ‘Vergaja’ aveva 363 abitanti, nel dopoguerra partecipa al boom economico dell’Italia, con nuove costruzioni ed esponenziale incremento demografico, anche negli negli ultimi anni le abitazioni sono continuate ad aumentare a ritmo vertiginoso.
È il “progresso del muramento” come lo chiama Giuseppe Nenciarini dell’omonimo alimentari, definizione che avrebbe fatto contenti Leopardi, Nietsche ed Heidegger insieme. La storia è quella di campi che, nel dopoguerra, lasciano il posto alle case e ai telai, contadini che, abituati alla fatica, sono i lavoratori ideali per stare dodici ore alle sfilacciatrici al carbonizzo al lavaggio, i processi necessari alla preparazione delle balle da mandare alle tessiture, durante i quali l’aria che si respira, s’impasta di acidi, polvere e laniccio.
C’è sempre qualche contadino, etrusco, longobardo, pratese, che inciampa in una spola di telaio; c’è sempre Castracani o i suoi soldatacci che bruciano e saccheggiano. Anche a Vergaio, come scrive Alfio Bonetti in Mille anni di storia di una chiesa della piana pratese. “San Martino a Vergaio”, ricordando l’antica chiesa romanica, distrutta durante una delle numerose incursioni del Castracani.
Don Alfio Bonetti è stato il parroco del paese dal 1945 fino a pochi anni fa, il suo nome ricorre sulla bocca di tutti quelli con cui parliamo, frequente come quello di Benigni. Parlano di un uomo di cultura, ma anche del fare, sempre presente e punto di riferimento per il paese. Naturalmente in questo periodo è via e, con mio grande dispiacere, non possiamo incontrarlo. Di nuovo nella mia testa si palesa il ronzare del moscone che sbatte contro il vetro.
Il tempo di Vergaio si spende tra il circolo mcl e la casa del popolo, indifferente al credo politico e religioso, si discute e ci si organizza per la festa del Cioccolato e della castagna che viene fatta la seconda domenica di Ottobre. Fino al 2000 c’era la festa dell’uva che tra tiro alla fune, torneo di calcetto, corsa dei carretti e dei ciuchi, durava quasi un mese. Adesso ha anche una sua Proloco, non dipendendo più Galciana.
È un paese tranquillo fatto di gente tranquilla, dichiara Francesco Di Fiore, ortolano, ma sopratutto pugile che ha conquistato il titolo italiano dei Superwelter. Mi sono trasferito qui da ragazzino e di scorribande per il Vergaio ne ho fatte tante, ma meglio non entrare in particolari, diciamo che eravamo ragazzi un po’ vispi che si divertivano e, ai tempi, ogni baruffa finiva con una stretta di mano. Lo sguardo di Francesco è limpido, sorride e, all’arrivo di una cliente, la saluta con un “cosa le do signora?”, mentre imbusta meloni gialli, non ti verrebbe da pensare che con quelle mani ha lasciato il segno perenne del suo passaggio sul volto di molti avversari.
Ci trasciniamo lungo la via di Vergaio fino alla piazza della chiesa di San Martino dove, con nostro grande stupore di atei miscredenti, ci appare una figura quasi angelica. Non siamo davanti ad un tabernacolo, ma alla vetrina della macelleria e questa madonna celestiale, dotata di mannaia, sta disossando una bistecca. È Sue Ellen Mannori, che ha deciso di rimanere a lavorare nell’attività di famiglia, la macelleria che esporta in tutt’Italia la mortadella di Prato. Sue Ellen si occupa della parte commerciale dell’azienda, ma vederla lavorare la carne è qualcosa di affascinante.
Non può mancare una visita al magazzino dei fratelli Masi storici cenciaioli, diventato luogo di culto negli anni ‘90 per gli appassionati del vintage. Qui nel 2008, tra balle di cenci che arrivano al soffitto, è stato rappresentato Stracci, secondo capitolo della trilogia della fatica scritto da Tommaso Santi.
Questo spettacolo teatrale, in questo luogo, penso sia stato una delle prime elaborazioni del lutto pratese, mentre ancora oggi c’è chi si aggrappa con forza al cadavere del tessile mentre lo calano nella fossa dei bei anni andati, a me rimane solo quel velo di malinconia che calò da un anno a un altro sullo sguardo prima di mio nonno e poi di mio padre.