Towards another dimension
Benedetta Porcaroli, promessa già mantenuta del cinema italiano
Ha appena ventun anni, ed è già conosciuta in tutto il mondo. Merito di una serie televisiva italiana, Baby, che racconta di adolescenti inquiete, teenager della Roma-bene che vivono tutto a cento all’ora: il sesso, le droghe, i desideri, le delusioni, la rabbia, le illusioni, i sogni, l’alcol. Una serie - prodotta da Netflix - che tratta il tema della prostituzione minorile, sull’eco dello scandalo delle baby prostitute dei Parioli, la zona ricca di Roma. Lei si chiama Benedetta Porcaroli, ha un volto contemporaneo e malinconico, bello e sentimentale, luminoso ma che d’improvviso può farsi scuro.
È nata a Roma, Benedetta. L’arte la ha sempre sedotta: era la canzone il primo amore. Cantava in un gruppo, come tanti adolescenti, certo. Ma con una passione unica. Ogni tanto, qualche foto di moda, addicted com’è, in particolare della maison Gucci, che indossa sempre sui red carpet e in tutte le occasioni ufficiali, come quella che l’ha vista madrina d’eccezione dell’ultimo France Odeon Festival di Firenze, dove si è presentata con una creazione di Alessandro Michele. Poi il lavoro vero: in televisione, con la fiction Tutto può succedere. Ogni pomeriggio, dopo il liceo, sul set. Era il 2016; da allora non ha più smesso. Al cinema, ha esordito con Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese. E adesso, con Baby, una riconoscibilità internazionale. “Due settimane fa eravamo a Miami, e dei ragazzi portoricani mi hanno fermata per la strada: non ci potevo credere!”. Sembra ancora non capacitarsi di un successo invece molto reale.
Benedetta, sei protagonista di una serie in cui gli adolescenti non sono sullo sfondo, ma sono il centro del film. E questa serie è stata venduta in 150 paesi. Che effetto fa?
Devo tenermi forte, altrimenti mi prende un colpo! È un’opportunità enorme per me, per il mio lavoro, per la mia crescita. Devo tenermela stretta.
Sei stata cercata anche dal cinema internazionale, e in particolar modo da quello americano?
Mi è capitato, sì, di essere considerata oltreoceano per alcuni ruoli. Ho fatto provini che per me erano cose da fantascienza, fino a poco tempo prima. Ma adesso vorrei perfezionare l’inglese, che parlo benino ma che non padroneggio ancora del tutto. Vorrei andare a vivere negli Stati Uniti.
Baby ha avuto un grande successo. Perché, secondo te?
Perché tocca temi comuni a tutti: il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Adesso stiamo girando la terza stagione, sempre con la regia di Andrea De Sica, che è diventato un amico.
Parliamo un attimo di Firenze e della Toscana. Con un regista fiorentino hai fatto il primo film da protagonista…
Sì: Tutte le mie notti, di Manfredi Lucibello, un regista giovane che ha però le idee molto chiare. Un film con un cast importante, Barbora Bobulova e Alessio Boni. Ho imparato molto da tutti e due. E grazie a Manfredi ho imparato ad amare molto Firenze.
Hai passato del tempo a Firenze?
Come no! Sono andata anche a casa sua, e sono stata nel Chianti. Amo moltissimo la Toscana, il senso di armonia, di misura, di bellezza che respiri dappertutto. A Firenze grazie all’arte, ma anche nella campagna, grazie alla bellezza del disegno delle colline; e alla accortezza di chi ha costruito cittadine a misura d’uomo.
Da poco sei di nuovo nelle sale italiane con un film…
Sì: si chiama 18 regali. È il primo film davvero drammatico che interpreto. La protagonista è Vittoria Puccini, che interpreta una donna che ha scoperto di avere una malattia. E ha deciso di lasciare alla figlia diciotto regali, uno per anno, fino al diciottesimo compleanno. La storia è raccontata dal punto di vista della ragazza, che sono io. È una storia d’amore fra due donne: due donne che non si conoscono.
A ventun anni sei celebre, lavori tanto, ti riconoscono anche a Miami. Hai qualche paura?
Ho molta paura che tutto possa finire in un attimo. La cosa difficile è rimanere con i piedi per terra, quando tutti ti danno l’illusione di essere arrivata.
Che cosa piace di te ai registi: te lo sei mai chiesta?
Sì. Forse qualcosa di profondamente malinconico che c’è anche malgrado me. Anche quando sono allegra, sembra che stia aspettando una brutta notizia!
Lo dice ridendo, ma con quel modo malinconico che ha sedotto tanti registi, e milioni di spettatori.